Quali sono i soggetti particolarmente sensibili al rischio rumore?
L’art. 190 del D.Lgs. 81/08 prescrive che la valutazione del rischio prenda in esame tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore, con particolare riferimento alle donne in gravidanza ed ai minori.
Donne in gravidanza
La normativa per la tutela delle lavoratrici madri (D.Lgs. 151/2001) prescrive che, durante il periodo di gravidanza e per un determinato periodo dopo il parto di sette mesi, il datore di lavoro non adibisca le lavoratrici a lavori pericolosi, faticosi ed insalubri, inserendo nell’elenco di tali lavori “lavori con obbligo di sorveglianza sanitaria (es. rumore, agenti chimici, ecc.)”.
Pertanto ai sensi della vigente normativa di tutela delle lavoratrici madri è vietata l’esposizione delle donne in gravidanza a livelli LEX superiori a 85 dB(A).
Si fa presente che tale livello si riferisce all’esposizione all’orecchio della lavoratrice in assenza di otoprotettori indossati.
Si rileva in merito che effetti avversi sul feto e sull'esito della gravidanza sono riportati in letteratura a partire da livelli espositivi LEX a partire da 80 dB(A).
Minori
Per minori si intendono lavoratrici e lavoratori che non abbiano compiuto il diciottesimo anno di età.
Ai sensi dell’art. 6 della legge n. 977/1967 è vietato “adibire gli adolescenti alle lavorazioni, ai processi ed ai lavori indicati nell’Allegato I della legge”, che “elenca tutte le lavorazioni, i processi ed i lavori distinguendo tra esposizioni ad agenti chimici, fisici e biologici”.
In particolare, riguardo ai singoli agenti di rischio il Ministero del Lavoro ha fatto alcune precisazioni e per quanto riguarda il rumore scatta a partire da un livello LEX di 80 dB(A).
Altre condizioni di suscettibilità individuale a rumore
In genere la valutazione del rischio per i soggetti sensibili è da effettuarsi caso per caso, tenendo conto che i valori di riferimento fissati dalla normativa potrebbero non essere sufficientemente protettivi per tali soggetti.
Taluni individui possono essere più suscettibili di altri per predisposizione individuale, familiare o altro (vedasi elenco) all’insorgenza di disturbi dell’apparato uditivo.
Ciò significa che a parità di esposizione al rumore la risposta degli individui in relazione all’entità del danno uditivo può essere differente.
Si fa presente che in genere il rispetto dei valori di azione fissati dalla normativa non è da considerarsi sempre sufficiente a tutelare i soggetti suscettibili.
I principali fattori che possono incrementare il rischio individuale di danno uditivo sono:
Predisposizione individuale o familiare
Età
Patologie croniche del tipo diabete ed ipertensione
Fumo
Patologie pregresse a carico dell’organo dell’udito
Uso di farmaci ototossici (di seguito trattati)
Esposizione a sostanze ototossiche (di seguito trattate)
Esposizione a vibrazioni (di seguito trattate)
Sostanze ototossiche
Le sostanze chimiche, i solventi e i medicinali che possono causare danni all’udito permanenti o temporanei sono chiamate ototossine. Molti solventi industriali sono ototossici.
Le sostanze chimiche solitamente inalate o assorbite attraverso la pelle possono raggiungere l’orecchio interno attraverso la circolazione sanguigna.
Le sostanze chimiche e i solventi di cui è noto l’effetto di danneggiare l’udito comprendono: tricloroetilene, xilene, stirene, toluene, esano e disolfuro di carbonio.
Danni all’orecchio interno possono venire anche dall’ossido di carbonio, che causa un’ipossia generale dell’organismo.
Farmaci ototossici
L’uso di alcuni medicinali può anch’esso avere effetti ototossici.
Chi assume farmaci di cui è noto l’effetto nocivo per l’udito non dovrebbe essere esposto al rumore. Fra i medicinali che hanno un’influenza sull’udito si trovano alcuni antibiotici, i farmaci per il trattamento del cancro, diuretici e chinine. Non è stato provato un effetto combinato di medicinali e rumore sull’udito nonostante gli effetti individuali di molti farmaci sull’udito siano ben documentati.
In tabella A.1 si riportano gli agenti chimici che agiscono in combinazione col rumore causando perdita dell’udito ed elenco non esaustivo delle industrie maggiormente interessate.
Non sono note, per la maggior parte delle sostanze ototossiche, curve dose risposta che consentano di quantificare l’incremento del rischio di esposizione al rumore in presenza di dette sostanze.
Pertanto, in presenza di tali cofattori di rischio, è raccomandato di attuare le misure di tutela e la sorveglianza sanitaria a valori espositivi inferiori ai livelli che fanno scattare l’azione.
Interazione fra rumore e vibrazioni
Esistono evidenze scientifiche relative ad effetti sinergici tra esposizione a rumore ed esposizione a vibrazioni mano braccio o corpo intero. Non sono però disponibili relazioni dose risposta relative a tali interazioni. Al fine di garantire misure preventive, si assume che esposizioni a vibrazioni superiori a valori di azione debbano essere sempre considerate come in grado di incrementare il rischio espositivo a rumore.
Pertanto, in presenza di esposizione a vibrazioni, è raccomandato di attuare le misure di tutela e a sorveglianza sanitaria anche per valori espositivi inferiori ai valori di azione.
Infine, occorre considerare la possibilità di insorgenza di effetti extra-uditivi in soggetti suscettibili: posto che tali effetti possono insorgere a livelli ben inferiori alle soglie di insorgenza degli effetti uditivi, le reazioni individuali in relazione all’insorgenza dei differenti effetti variano notevolmente da individuo a individuo.
I possibili gruppi vulnerabili possono essere individuati sulla base dei possibili differenti effetti extra-uditivi da prevenire, in relazione a:
effetti sul sistema cardiovascolare: individui con patologie cardiovascolari in atto o con fattori predisponenti alle stesse.
effetti neurologici e comportamentali: soggetti iperacusici; soggetti con disturbi psichici.
Per iperacusia si intende un aumento aberrante della sensibilità uditiva dovuto a un’alterazione del sistema di elaborazione dei suoni a livello corticale.
L’iperacusia è un sintomo: si tratta di un effetto uditivo che riconosce varie cause (sindrome di Lyme, acufene, otite cronica, sindrome di Ménière, disturbi psichici, utilizzo di taluni farmaci), tra cui, quella che ci riguarda di più ovvero il TAC, trauma acustico cronico, ma anche il TAA, trauma acustico acuto.
Alterazioni dello stato emozionale e stati ansiosi possono rendere l’individuo più sensibile al fastidio indotto dal rumore, incrementando la sensazione soggettiva di irritazione a seconda dello spettro dell’intensità del rumore cui si risulta esposti. Gli individui iperacusici possono soffrire anche di fonofobia ovvero la paura a esporsi a suoni particolari, e ciò può portare ad isolamento e depressione.
L’iperacusia molto spesso è associata alla percezione di acufeni, che rientrano tra gli effetti uditivi del rumore.
Soggetti con disturbi dello spettro autistico o con Sindrome di Down, in presenza di un clima acustico sfavorevole, possono presentare reazioni avverse di tipo comportamentale o neurologico anche gravi.
Relativamente all’esposizione al rumore in ambienti di lavoro, i criteri valutativi e le misure di tutela da attuare in presenza di soggetti vulnerabili andranno individuati caso per caso, in collaborazione con il Medico Competente e con il Medico Specialista Audiologo/ORL.
In taluni casi, nel caso di soggetti iperacusici, un’appropriata protezione acustica può aiutare a filtrare e attenuare i rumori più fastidiosi e/o francamente dannosi.
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