Profili di Rischio di Comparto Tintorie
Profili di Rischio Tintorie Tessuti
1 - PREPARAZIONE TESSUTI
I tessuti, prima di essere sottoposti alle successive lavorazioni, devono essere opportunamente lavati per eliminare tutte le impurezze presenti (oli di tessitura, polvere tessitura) al fine di evitare successivi errori o imperfezione delle tinture eseguite.
Le operazioni di preparazione si suddividono in
1 - 1 Cucitura Testate
Prima di ogni lavorazione i tessuti, per tipologia di trattamento, sono cuciti sulle testate per consentire a più partite di stoffe di eseguire la medesima lavorazione in continuo questa lavorazione è presente soprattutto nel settore cotoniero.
A seconda del tipo di tessuto lavorato, sotto la denominazione di preparazione, possono essere individuate le seguenti lavorazioni:
1 – 2 Candeggio e purga
La purga può essere eseguita anche su tessuti non sbozzimati con lo scopo di liberare le fibre dalle sostanze grasse, dal sudiciume e di ammorbidire le guscette per poterle poi decolorare nelle successive operazioni di candeggio. L’operazione è svolta utilizzando bagni caldi alcalini e/o contenenti opportuni tensioattivi. Gli impianti utilizzati sono di solito impianti in continuo, dove vengono aggiunti i reagenti (alcali saponi e acido acetico per neutralizzare l’alcalinità alla fine del ciclo) a mano o in automatico. Per piccole metratura la purga può essere eseguita in discontinuo e in corda anche sulle macchine utilizzate in tintoria.
Scopo del candeggio è quello di eliminare il colore naturale delle fibre o di modificare il grado di bianco già esistente. I due procedimenti differiscono in quanto per il primo trattamento si tratta di vere e proprie reazioni chimiche, mentre per il secondo si tratta di una tintura vera e propria con l’impiego di “coloranti” particolari” detti Azzurranti o Candeggianti ottici.
Le lavorazioni possono essere svolte in “largo” o in corda; in entrambi i casi, la lavorazione può essere svolta in continuo o in discontinuo.
La lavorazione in corda non è applicabile ai tessuti che hanno la tendenza a fissare pieghe; in tale situazione si preferisce eseguire la lavorazione in largo, specialmente se la merce è destinata alla tintura.
I tessuti, se devono essere tinti con colori chiari o se devono essere lavorati bianchi, anche prima della stampa, devono essere candeggiati.
In base al tipo di fibra esistono diversi tipi di candeggio:
Tessuti di cotone Trattamento ossidante con acqua
ossigenata, ipoclorito di sodio, il trattamento con clorito di sodio (applicabile ai filati) Trattamento riducente con idrosolfito Azzurraggio
Trattamento ottico
Tessuti di lana Trattamento ossidante con acqua ossigenata
Trattamento riducente con idrosolfito
Tessuti di seta Trattamento ossidante con acqua ossigenata
Trattamento riducente con idrosolfito di sodio
Tessuti di Fibre artificiali Trattamento ossidante con acqua ossigenata
Tessuti di fibre sintetiche Trattamento ossidante
Trattamento riducente con idrosolfito
AzzurraggioTrattamento ottico
1 - 3 Purga a stella
E’ l’operazione che prepara tessuti pregiati, come la seta, alle operazioni di tintura; consiste nell’eliminazione completa (seta sgommata) o parziale della sericina (seta raddolcita o supplè) e che conferisce una mano rigida alla fibra. Le stelle sono vasche cilindriche in cui il tessuto e agganciato ad una “stella” che viene sollevata e abbassata ripetutamente durante la lavorazione. Si utilizzano saponi “naturali” in ambiente alcalino. Dopo opportuno risciacquo, il tessuto viene lasciato a sgocciolare a lato dell’impianto per poi essere tinto sullo stesso impianto o inviato ad altri macchinari di tintura in discontinuo.
1 – 4 Mercerizzo
E’ una lavorazione che viene eseguita solo su filati, o maglie, o tessuti di cotone: permette di ottenere una fibra con una maggiore:
- resa del colore,
- resistenza meccanica,
- stabilita dimensionale
- aumento di brillantezza.
A tale scopo il tessuto in largo viene impregnato a freddo con concentrazioni elevate di soda caustica: la reazione è esotermica e gli impianti di mercerizzo richiedono necessariamente un impianto di raffreddamento della soda caustica solitamente con ammoniaca liquida.
1 - 1 CUCITURA TESTATE
Trattasi di impianti in automatico che hanno lo scopo di creare grandi rotoli per le successive lavorazioni di continuo. E’ un impianto utilizzato solo per grandi metrature in lavorazione. Nel caso specifico, “l’apparecchiatura automatica” è costituita dalla presenza dell’unità di cucitura (macchina da cucire) che si muove automaticamente seguendo un percorso longitudinale. Per piccole partite, si esegue una cucitura presso l’impianto, con vere e proprie macchine da cucire portatili, che eseguono il punto “catenella”, facilmente eliminabile alla fine lavorazione con separazione veloce dei singoli tessuti.
Rischi lavorativi
A – Urti e/o perforazione da parte della macchina per cucire in movimento continuo
B – Cattura da parte di rulli accoppiati
C – Caduta dall’alto per la presenza di postazioni di lavoro su passerelle
D – Cattura da parte di organi di trasmissione quali cinghie e catene
Danno Atteso
A – Perforazione dovuta all’ago della macchina durante la preparazione della prima testata per l’incorsatura della macchina; infortuni dovuti a parti del corpo colpite durante il movimento automatico.
B - Infortuni dovuti a cattura da parte di cilindri accoppiati che possono afferrare e trascinare mani o altre parti.
C - Lesioni dovute a caduta dall’alto per mancanza di protezioni. D – Lesioni dovute a contatti con organi di trasmissione
Interventi prevenzionistici
A – Prevedere per le macchine mobili dispositivi di sicurezza o recinzioni. Devono parimenti essere previsti dispositivi di sicurezza o chiusure di protezione per i dispositivi in movimentazione o gli elementi operativi allo scopo di impedire l’accesso alle zone pericolose. Oppure impedire l’accesso di persone con protezioni secondarie quali pedane sensibili o fotocellule che circondano la zona di operazione. Installare nei pressi della zona di cattura un riparo a chiusura automatica, oppure installare ripari regolabili manualmente (la forma degli stessi deve consentire solo il passaggio del pezzo da lavorare)
1 – 2 CANDEGGIO E/O PURGA
Su questi impianti vengono svolte lavorazioni in continuo di tessuti lavorati in largo
Rischi lavorativi:
A – cattura da parte di cilindri accoppiati. I sistemi di rulli per lo scorrimento del tessuto presenti nelle macchine sopra descritte, possono essere causa di presa e trascinamento degli arti superiori degli addetti. Il rischio è maggiore dove i rulli sono motorizzati, contrapposti, o posti ad una distanza da parti fisse, tale che possa avvenire la presa e il trascinamento, con conseguente schiacciamento tra i rulli o tra la parte fissa e quella mobile.
B – caduta durante l’incorsatura del tessuto o attività di controllo.
C – esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli sui piani sopraelevati a causa della mancanza di aspirazioni sulle parti di maggior diffusione dei vapori ed ad una carente ventilazione.
D – contatti con superfici ustionanti, in particolare tubazioni del vapore che vanno a riscaldare i bagni.
E – contatti durante la manipolazione di sostanze caustiche e/o irritanti. F – contatti con organi di trasmissione.
G – Presenza del movimento “d’andirivieni” del faldatore con possibilità di urto, schiacciamento o cesoiamento (in particolare se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
H – Rumore dovuto alla fase di riscaldamento dei bagni con vapore diretto.
Danno atteso:
A – Lesioni traumatiche quali contusioni, ferite lacero contuse, fratture.
B – Caduta dall’alto e scivolamenti sui piani sopraelevati presenti su questi impianti anche perché alcune volte sono scivolose per la presenza di saponi.
C – Colpi di calore. D – Ustioni.
E – Lesioni cutanee/oculari.
F – Amputazioni di dita o lesioni traumatiche quali contusioni, ferite lacero contuse, fratture.
G – Danni uditivi ed extrauditivi da rumore.
Interventi prevenzionistici:
A – sostituzione delle protezioni cilindriche con barre quadrate in quanto le protezioni da adottare sono in funzione dell’angolo incidente del tessuto in entrata;
Ripari fissi o mobili interbloccati
- Distanziamento fra cilindri controrotanti e/o fra cilindri e parti fisse compreso fra 120 – 150 mm o maggiore di 500 mm
- Dispositivi di protezione fotoelettrici (“fotocellule”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
- Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
B – Installazione di parapetto di altezza minimo 1000 mm, elementi intermedi distanziati fra loro massimo 500 mm e bordi di contenimento minimo 100 mm (arresto al piede con altezza dal piano di calpestio minimo 15 cm);
Larghezza della postazione di lavoro minimo 500 mm; Passerella e scala di accesso antiscivolo;
Se vi è possibilità di caduta dentro le strutture dell’impianto: recinzione/barriera costituita da lastra chiusa con altezza minimo 1000 mm, oppure
- recinzione/barriera altezza minimo 1000 mm e barre intermedie distanziate fra loro minimo 180 mm (arresto al piede con altezza dal piano di calpestio minimo 15 cm)
- Completamento delle protezioni dei parapetti.
C – adeguate aspirazioni da installare sulle zone di emissione dei vapori e ricambi d’aria per migliorare le condizioni microclimatiche del reparto, spesso interamente coinvolto dalle emissioni di questi impianti.
D – coibentazione delle tubazioni del vapore delle Superfici della macchina accessibili all’operatore T > 65 °C.
Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione:
- apposizione di: colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico
E – pompe da utilizzare per i caricamenti nelle vasche di alimentazione dei prodotti sull’impianto, che prelevino direttamente le sostanze dai contenitori originali evitando travasi; devono essere messi a disposizione idonei mezzi di protezione personale.
F – installazione di ripari fissi o mobili interbloccati e/o segregazione completa delle parti della macchina interessate
G – Ripari fissi o mobili interbloccati se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio (pavimento o postazione sopraelevata) è inferiore a 2,7 metri.
1 – 3 PURGA A STELLA Rischi lavorativi:
A – ustione per contatti accidentali con le superfici laterali delle tine aventi temperatura maggiore di 65°C;
B – caduta dall’alto, (quando le tine non sono interrate, i piani di lavoro sono sopraelevati) per mancanza di parapetti e/o per scivolamenti dovuti a griglie sporche di sapone, presenti sia sulle scale di accesso, sia sui piani di lavoro sopraelevati e a terra;
C – esposizione a rumore durante le fasi di riscaldamento del bagno mediante vapore diretto;
D – esposizione a sostanze tossiche e/o irritanti per contatto e/o inalazione a causa della mancanza di chiusura delle tine durante la fase di lavorazione;
E – posture incongrue a causa della posizione assunta, durante la spillatura del tessuto sulla stella, dagli arti superiori, che rimangono più alti delle spalle;
F – punture con spilli durante la fase di preparazione del tessuto sulla stella.
Danno atteso
A – Ustioni
B – Lesioni da caduta dall’alto
D – Danni uditivi ed extrauditivi da rumore
E – Esposizione inalazione e contatto con sostante irritanti
F – Stress muscolotendineo arti superiori
G – Ferite alle mani
Interventi prevenzionistici:
A – Coibentazione della parte esterna delle tine a T > 65°C, con relativo risparmio energetico, oppure, nell’impossibilità di installare coibentazioni a causa dello spazio esiguo tra tina e tubazioni, installazione di una barra distanziatrice, termicamente isolata e posizionata sul bordo della vasca.In ogni caso deve essere riportato il rischio lavorativo mediante pittogramma indicante il pericolo termico
B – Completare i parapetti installati sulle parti prospicienti il vuoto, mentre negli spazi aperti tra tina e piano di lavoro e installare tavole fermapiedi. Nel caso in cui le griglie del soppalco siano scivolose, bisogna prevedere la loro sostituzione con griglie del tipo antiscivolo e programmare una periodica pulizia.
C – Si possono sostituire le valvole esterne di premiscelazione. Su questi impianti, soprattutto se dotati di un’efficace coibentazione e idonee coperture, è possibile utilizzare, quando la lavorazione non comporta un ricambio frequente del bagno, unicamente il riscaldamento indiretto.
D – Si possono adottare tre tipi di soluzione:
1 – coperture con lamiere leggere, opportunamente sagomate per consentire la
“lisatura” del tessuto e dotate di maniglie per agevolarne il sollevamento;
2 – posizionamento di “teli termici” sulle tine e sul braccio a cui è collegata la stella;
3 – coperchi idraulici, che si posizionano sulla tina solo attraverso comandi da una pulsantiera;
La soluzione n.3 consente una buona chiusura della tina e non rappresenta causa di affaticamento ed assunzione di posture disagevoli da parte dell’operatore che deve chiudere la tina, come avviene invece per le soluzioni 1 e 2.
E – Difficile trovare soluzioni tecniche; sicuramente utili pause frequenti, semplici da attuare in quanto il movimento della stella, manuale o semiautomatico, è comunque governato dall’operatore. E’ comunque consigliabile alternare alla operazione più operatori, ciascuno per brevi periodi. (
MERCERIZZO Rischi lavorativi
A – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
- cinghie / ingranaggi
- alberi e giunti.
B – Presenza di rulli girevoli contro rotanti a coppie e/o blocchi; presenza di cilindri spremitori in rotazione e/o movimento in zone accessibili dall’operatore con possibilità di trascinamento, intrappolamento e schiacciamento.
C – Presenza del movimento “d’andirivieni” del faldatore con possibilità di urto, schiacciamento o cesoiamento (in particolare se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
D – Presenza di postazione di lavorazione su passerelle con possibilità di caduta dalla passerella verso l’esterno della macchina o verso l’interno della stessa (con elevato rischio se in presenza di organi in movimento non carterizzati)
E – Presenza di oblò di ispezione collocati sui ripari o sulle strutture di copertura delle mercerizzatrici, con possibilità di proiezione di vapore o sostanze ad elevata temperatura in caso di rottura dello stesso e/o di non completa chiusura;
presenza di oblò danneggiati e/o che consentano l’accesso a zone pericolose della macchina, con possibilità di cattura, trascinamento, urto.
F – Contatti con superfici a temperature superiori a 65 °C con possibilità di ustioni da parte dell’operatore:
tubazioni di adduzione del calore / vapore superfici della macchina accessibili all’operatore
G – Diffusione di vapori / emissioni diffuse (denominate “nebbie alcaline”) nell’ambiente di lavoro per evaporazione dai bagni in seguito alle elevate temperature, con possibilità di inalazione da parte degli addetti
H – Contatto a freddo con sostanze corrosive (soda caustica), prevalentemente durante le fasi di preparazione dei bagni, o durante gli interventi sull’impianto in caso di rottura del tessuto (facile se è maglia)
Danno atteso
A – Lesioni di mani e arti superiori B – Lesioni di mani e arti superiori C– Lesioni di mani e arti superiori
D– Lesioni da precipitazione al suolo
E – Ustione
F – Ustione
G – Effetti tossici
H – Lesione cute e mucose e rischio di investimento di getti di caustico
Interventi prevenzionistici
A – Ripari fissi o mobili interbloccati;
Segregazione completa delle parti della macchina interessate; Per i ripari fissi:
- eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti.
- impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni.
B – Ripari fissi o mobili interbloccati
Distanziamento fra cilindri controrotanti e/o fra cilindri e parti fisse compreso fra 120 – 150 mm o maggiore di 500 mm
C – Ripari fissi o mobili interbloccati se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio (pavimento o postazione sopraelevata) è inferiore a 2,7 metri.
D – Parapetto di altezza minimo 1000 mm, elementi intermedi distanziati fra loro massimo 500 mm e bordi di contenimento minimo 100 mm (il D.P.R. 547/55, nel caso di “parapetto normale con arresto al piede, prevede la presenza di “una fascia continua poggiante sul piano di calpestio ed alta almeno 15 centimetri.”)
Larghezza minima della postazione di lavoro 500 mm
Passerella e scala di accesso antiscivolo Qualora vi sia possibilità di caduta all’interno delle linee di produzione:
- recinzione/barriera costituita da lastra chiusa con altezza min. 1000 mm, oppure
- recinzione/barriera altezza minimo
1000 mm e barre intermedie distanziate fra loro minimo 180 mm (arresto al piede con altezza dal piano di calpestio minimo 15 cm).
E – Gli oblò devono essere costruiti con materiale in grado di sopportare danni meccanici e, se necessario l’aggressione chimica (per esempio, foglio di policarbonato o vetro di sicurezza temprato).
Se gli oblò possono essere aperti e consentono l’accesso a zone pericolose della macchina, occorre:
- interbloccare l’oblò;
- rendere l’oblò non apribile (assimilandolo pertanto ad un “riparo fisso”).
F – Coibentazione e/o segregazione delle superfici calde con T > 65 °C. Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione; apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico.
G – Specifico impianto di aspirazione e espulsione in atmosfera dell’aeriforme;
Adeguato sistema di ventilazione
/climatizzazione dell’ambiente di lavoro.
H – Impiego di sistemi automatici per il travaso e il dosaggio della soda caustica sia nei miscelatori sia nelle vasche dell’impianto.
Impiego di miscelatori dotati di coperchi interbloccati.
Affissione specifici cartelli di identificazione della sostanza stoccata e della relativa pericolosità.
Informazione/formazione degli addetti aziendale preposti alla manipolazione dei prodotti chimici impiegati.
Distribuzione di dispositivi di protezione individuale specifici e calibrati sulla realtà aziendale e sugli specifici compiti degli addetti aziendali, garantendo la loro sostituzione in caso di deterioramento.
Installazione di dispositivi di emergenza (“lavaocchi”) in prossimità dei punti di “probabile” contatto dell’operatore con la sostanza.
2 - TINTURA
Scopo della tintura è quello di conferire al tessuto la colorazione richiesta dal cliente. Secondo l’uso finale della stoffa (per abbigliamento, per arredamento, per articoli sportivi, per tessuti da esterno ecc.) e del tipo di fibra da tingere, esistono una serie non trascurabile di tecniche tintoriali, che differiscono per chimica del colorante e tecnica applicativa.
E’ doveroso rilevare che la tintura non è limitata all’uso del semplice colorante, ma associata ad un numero elevato di prodotti chimici, tecnicamente definiti ausiliari, la maggior parte dei quali venduti con nomi di fantasia e di cui non si conosce la composizione.
La tintoria può essere organizzata in diversi modi:
- dalla vecchia tintoria, usata per piccole partite di seta, dove la manualità è massima, dove non esiste una vera cucina colori ma è il tintore che autonomamente e sulla base di un campione di tessuto, effettua manualmente le opportune aggiunte di colori e ausiliari direttamente sulle macchine di tintura;
- alla tintoria completamente automatizzata, con pesatura colori robotizzata, scioglimento del colorante e degli ausiliari e caricamento dei bagni in automatico, tipica delle mono tinture e con metraggi infiniti in lavorazione.
Nella realtà si possono trovare una combinazione delle due realtà estreme, tenendo presente che nel primo caso la professionalità del lavoratore è alta ed è direttamente proporzionale al rischio lavorativo.
La lavorazione delle pezze può essere eseguita in modo discontinuo, semicontinuo e continuo, con trattamenti in corda e in largo, seguendo diversi sistemi e quindi con diversi tipi di macchine che partecipano ai processi, a seconda delle grandezze delle partite e degli articoli da trattare.
Per piccole partite vengono usate lavorazioni discontinue con apparecchi come:
2 –1 Barca ad aspo
Questo apparecchio è costituito da una vasca che porta nella zona superiore un aspo, a sezione ellittica o circolare e dotate di doghe, azionato mediante motore e, al lato inferiore, un cilindro mobile.Le pezze, cucite tra loro alle estremità per formare un nastro lungo, vengono caricate nella vasca facendole passare sopra l’aspo ed il cilindro mobile; la rotazione dell’aspo dà il movimento alla pezza.
Questo apparecchio è usato da molto tempo per trattare in largo e in modo discontinuo quantità medie di tessuti trama-ordito. Il materiale è in movimento mentre il bagno è libero, salvo nelle macchine più moderne ove è tenuto in circolazione da una pompa.
2 - 2 Jiggers
Su questa macchina, a differenza di quanto avviene nelle barche, il tessuto viene lavorato in largo, mantenendolo in tensione durante il passaggio nel liquido tintoriale tra i due rulli sui quali è ripetutamente avvolto e svolto. I Jiggers vengono forniti in dimensioni e sistemi costruttivi diversi; sono muniti di cappa e portelloni, consentono di raggiungere temperature vicine a 100°C o superarla nel caso di apparecchi a pressione.
Il trattamento dei tessuti leggeri e di quelli costituiti da fibre molto delicate deve avvenire in modo da non sottoporli a sollecitazioni tali da modificare la stabilità dimensionale del tessuto. In effetti nei jiggers tradizionali con comando dei rulli avvolgitori tramite
differenziale ad ingranaggi e con tensione sul tessuto regolata a mano mediante freni (ormai non più costruiti), la velocità di passaggio e le tensioni a cui è sottoposto il tessuto variano sensibilmente fra l’inizio e la fine della pezza. Nei jiggers attuali la velocità di passaggio e le tensioni rimangono costanti grazie all’introduzione di un dispositivo a comando oleodinamico.
2 - 3 Overflow
Su questi impianti la pezza viene lavorata e tenuta in costante movimento, da un dispositivo a “cascata” d’acqua: non esiste intatti un bagno di tintura sottostante, ma il liquido tintoriale gira, mediante pompe, insieme al tessuto. Operando su overflow non esistono quindi attriti o sfregamento della pezza su ostacoli fissi e per questo motivo, questi apparecchi hanno incontrato il favore dei tintori, specialmente per trattare i tessuti più delicati, quali maglie di cotone, tessuti di lana, seta.
2 – 4 Impianti in continuo
Adatti per tingere partite di grande metraggio e tessuti non particolarmente delicati. La struttura degli impianti in continuo è simile agli impianti per il lavaggio e la purga in continuo. Il metodo tintoriale consiste nell’impregnare il tessuto, mediante un foulard, con il bagno di tintura. Avendo l’accortezza che l’impregnazione sia uniforme come anche la spremitura, rimane sul tessuto solo la quantità esatta di bagno di tintura (ovviamente più concentrato rispetto le macchine precedenti). Il fissaggio del colore avviene per successivi passaggi termici o per successivi passaggi in vasche con prodotti che consentono, in casi particolari, vere e proprie reazioni chimiche, come per la tintura con coloranti “vat”.
Nota
Per tutti gli impianti sopra descritti, il tessuto dopo tintura viene lavato, sullo stesso impianto di tintura per eliminare l’eccesso di colorante non fissato. Alla fine deve essere scaricato dalla macchina e centrifugato per eliminare l’eccesso di acqua e favorire le successive lavorazioni di asciugamento e nobilitazione.
2 - 1 BARCHE (VASCHE PER TINTURA A MULINELLO) Rischi lavorativi:
A – contatti accidentali con l’aspo in movimento quando questo non è segregato almeno ai lati;
A1 – Possibilità di cattura e trascinamento delle mani da parte dell’aspo in rotazione (in particolare negli spazi fra le doghe dell’aspo).
B – esposizione a rumore durante la fase di riscaldamento del bagno di purga e tintura mediante vapore diretto, in particolare quando viene utilizzata la “baionetta”;
C –contatti accidentali con bagni a temperatura maggiore di 65°C e/o contenenti sostanze tossiche e/o nocive, dovuti alla proiezione del bagno durante la movimentazione del tessuto, determinata dall’aspo, quando la barca è aperta o quando quest’ultima, pur essendo dotata di coperture, presenta rotture sui vetri; oppure durante il prelievo del campione tinto.
D – cattura da parte di organi di trasmissione, quali cinghie e catene, che spesso non sono interamente segregati, e di giunti accessibili; Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
- cinghie / ingranaggi
- alberi e giunti
E –contatti con bagni di tintura a temperatura superiore ai 65 °C, proiettati durante la lavorazione ad apparecchia aperto o per la diffusione sul pavimento, durante lo scarico, a causa di:
- cattivo collegamento degli scarichi sottostanti;
- sottodimensionamento del pozzetto di scarico;
- scarichi assenti sotto la barca ma presenti nel centro del reparto. Questa situazione, associata alla mancanza di coperture sulle barche, determina inoltre un peggioramento delle condizioni microclimatiche, la formazione di nebbie e di condense, con conseguente gocciolamento dal soffitto e dalle tubazioni che investono il personale sottostante
- traboccamento o sovrabollore del bagno di tintura o per contatto con la valvola di distribuzione del vapore diretto
F – Presenza di zone a temperature superiori a 65 °C con possibilità di contatti da parte dell’operatore con tubazioni di adduzione del vapore e superfici della macchina accessibili all’operatore.
Danno atteso
A – Lesioni alle mani /arti superiori
B – Effetti uditivi ed extrauditivi da rumore
C – Ustioni ed effetti tossici
D – Lesioni alle mani/arti superiori E – Ustioni disagio microclimatico F – Ustioni
Interventi prevenzionistici
A – Installazione di protezioni laterali sui bordi della vasca della barca, tali da segregare l’intera rotazione dell’aspo. Questa soluzione è adottabile solo a condizione che i bagni utilizzati siano a temperatura inferiore ai 65°C e che non vengano impiegate sostanze tossiche e/o irritanti. Infatti la maggior parte delle ditte, in ottemperanza anche a quanto espresso nel punto C, hanno preferito installare sulle barche coperture intere del tutto simili a quelle presenti sui jiggers. Questa soluzione permette un sicuro risparmio energetico ed un contenimento della diffusione di formazione di nebbie e condense; spesso però le barche vengono tenute aperte, a detta di alcune ditte, per problemi di formazione di condensa all’interno dell’apparecchio, la quale, ricadendo sul tessuto, potrebbe danneggiare la tinta; ciò è risolvibile installando un camino collegato all’esterno e dotato di gomito e tubetto di scarico per eventuali condense.
A 1 – Per le macchine dotate di copertura:
Rendere cieco lo spazio tra le doghe dell’aspo o installare interblocchi alle ante;
Garantire una distanza compresa fra 120 e 150 mm fra il bordo dell’aspo e le parti fisse.
Nelle barche aperte usate solo per il lavaggio, dove non vengono usanti sostanze chimiche ma solo acqua a temperatura inferiore ai 65°C, il problema principale è costituito dalla presenza dell’aspo in rotazione, generalmente non protetto.
In questi casi si possono installare ripari laterali fissi, allo scopo di evitare il rischio di cesoiamento fra l’aspo in rotazione e il sostegno verticale dell’aspo stesso.
B – Sostituzione della baionetta con iniettori, o rivestimento dei tubi del vapore del riscaldamento, con una calza metallica che è stata messa in commercio negli ultimi anni; oppure impiego di iniettori di vapore diretto a bassa rumorosità; meglio ancora l’uso di riscaldamento mediante vapore indiretto.
C – Una possibilità, oltre a quanto riportato ai precedenti punti, è quella di dare disposizioni scritte ai lavoratori addetti, sulla necessità di tenere chiusi gli apparecchi di tintura.
D – Tutte le catene, le cinghie e i giunti di trasmissione devono essere interamente segregate con ripari fissi o mobili interbloccati e segregazione completa delle parti della macchina interessate
Per i ripari fissi:
- Eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti, …
- Impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni.
E – Si deve installare sulla fossa di scarico una tavola fermapiedi di circa 15 cm, fissata sul bordo della fossa (si parla di fosse non presenti sul piano di passaggio ma presenti sotto le macchine), altre ditte hanno allungato lo scarico e installato una griglia sulla parte più accessibile.
Inoltre occorre prevedere mezzi per limitare la temperatura e il livello del bagno a valori prestabiliti prima dell’aggiunta di prodotti chimici (ad esempio dispositivi di controllo della temperatura e del livello di riempimento)
Il riavviamento del ciclo di lavoro da parte dell’operatore deve avvenire esclusivamente se: L’aggiunta di prodotti chimici è completa, oppure
Se è prevista una bacinella di raccolta, un deviatore o dispositivo simile per convogliare con sicurezza il bagno traboccato in modo da allontanarlo dall’operatore.
Ciascun recipiente deve essere provvisto di un tubo di scarico individuale di diametro appropriato.
Il manuale di istruzione deve fornire le informazioni necessarie relative al volume e alla velocità di scarico della macchina.
- Se si utilizza il vapore per il riscaldamento diretto del bagno, l’operatore deve essere protetto dalle scottature quando aziona il comando del vapore (per esempio posizionando le valvole di arresto a distanza appropriata dal recipiente).
F – Coibentazione e/o segregazione delle superfici calde con T > 65 °C. Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione; apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico.
2 - 2 JIGGER Rischi lavorativi
A – cattura di mani e altre parti del corpo durante l’avvolgimento e svolgimento del tessuto
dai due subbi della macchina durante la tintura, quando i subbi sono a contatto alternativamente con i sottostanti cilindri di avvolgimento;
A1
- Possibilità di cattura e trascinamento delle mani da parte del tessuto in avvolgimento/svolgimento, in concomitanza di:
o cilindri di tintura in movimento
o portellone in posizione aperta
- Possibilità di ribaltamento del cavalletto di alloggiamento dei subbi.
B – esposizione a rumore durante la fase di riscaldamento diretto del bagno di tintura;
C – cattura da parte di organi di trasmissione (alberi e giunti) non protetti e/o non segregati sufficientemente e comunque accessibili;
C1 – Presenza di una zona di cattura e trascinamento in seguito alla presenza dei cilindri di tintura in movimento in concomitanza delle calotte in posizione aperta.
Tale situazione può occorrere anche durante le fasi di carico / scarico della pezza.
C2 – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
cinghie / ingranaggi alberi e giunti bilanciere;
D – caduta in fosse di scarico non protette presenti sul pavimento in particolare tra le macchine di tintura;
E – ustione, per quanto successivamente riportato al punto F e per le fuoriuscite su pavimento, durante la fase di scarico, dei bagni di tintura a temperatura ustionante e conseguente diffusione nell’ambiente di lavoro di vapori, quando il collegamento dello scarico con le fosse non è in asse, o il canale sottostante è sottodimensionato;
E1 – Rischio di contatto accidentale con superfici a temperature superiori a 65 °C:
tubazioni di adduzione del calore (tramite vapore);
superfici della macchina accessibili all’operatore;
F – esposizione a vapori di sostanze tossiche e/o irritanti, a causa dell’apertura dei portelloni per prelevare il campione di tessuto o perché i Jiggers vengono lasciati semplicemente aperti con conseguente peggioramento delle condizioni microclimatiche e formazione di condense;
F1 – Diffusione di vapori / emissioni diffuse nell’ambiente di lavoro per evaporazione dai bagni in seguito alle elevate temperature, con possibilità di inalazione da parte degli addetti, durante le fasi di apertura delle calotte
G – caduta del portellone di chiusura dell’apparecchio quando questo non è opportunamente fissato e bilanciato con il rischio di colpire le persone presenti;
H –contatto accidentale con sostanze caustiche e/o irritanti durante travasi di dette sostanze nella macchina di tintura.
I – Presenza di oblò di ispezione collocati sui ripari o sulle strutture di copertura dei jigger, con possibilità di proiezione di vapore o sostanze ad elevata temperatura in caso di rottura dello stesso e/o di non completa chiusura;
Presenza di oblò danneggiati e/o che consentano l’accesso a zone pericolose della macchina, con possibilità di cattura, trascinamento, urto.
Danno atteso
A – Lesione a mani e arti superiori anche con esito mortale
B – Effetti uditivi ed extrauditivi da rumore
C – Lesione a mani e arti superiori
D – Escoriazione e fratture e altre possibili lesioni da precipitazione
E – Ustioni
F – Effetti tossici
G – Lesioni da urto e schiacciamento
H – Ustioni chimiche
I – Ustioni
Interventi prevenzionistici
A – Presenza di una barra di arresto, di lunghezza pari a quella della vasca e posizionata su entrambe le zone di apertura del portellone. In questo modo il lavoratore in caso di pericolo può azionare l’arresto anche con un fianco.
A1 – Segregare l’area mediante:
Barriere fotoelettriche, oppure
Recinzione con porte interbloccate
Se l’area non dovesse essere segregata: Fissaggio del cavalletto al suolo
B – Questi apparecchi di tintura, in alcuni casi, sono dotati di riscaldamento sia diretto che indiretto; per la tintura della seta è possibile, visto il ridotto rapporto del bagno e le temperature di tintura non eccessive, utilizzare esclusivamente vapore indiretto. In caso contrario è necessario ridurre la rumorosità della baionetta, sostituendola con un iniettore, o, come molte ditte hanno adottato anche per altri apparecchi, proteggendola con una “calza” metallizzata (l’efficacia di questo sistema non è stata verificata). E’ comunque opportuno informare i lavoratori addetti sulla necessità di utilizzare il vapore diretto solo per il tempo strettamente necessario.
C – Installazione di carters opportunamente fissati, sufficientemente robusti in grado di segregare interamente l’organo pericoloso.
C1 – Ripari fissi e mobili con barre di arresto di emergenza su entrambi i lati;
- Interblocchi al riparo mobile in corrispondenza della posizione “portellone aperto”;
- Interblocchi ai ripari mobili;
- Colorazione rossa su barre / funi.
Nota: Si deve garantire l’arresto dei cilindri all’apertura della calotta. (foto 2 C)
Qualora risultasse indispensabile l’accesso dell’operatore a cilindri in funzione e calotta aperta, garantire:
- esclusione del funzionamento degli interblocchi mediante selettore a chiave;
- comando ad azione mantenuta che consenta la rotazione dei cilindri a velocità 5 m/min.
- prevedere chiusure di protezione mobili interbloccate (per esempio porte o coperchi cernierati) su entrambi i lati del jigger.
Quando i ripari sono aperti la macchina deve poter essere azionata esclusivamente:
a marcia lenta mediante un comando a ripristino automatico (eventualmente a pedale); oppure
a mano
L'avvolgimento e lo svolgimento devono essere possibili a velocità normale e a porta aperta a condizione che l'accesso all'area tra il cavalletto, che sostiene il rullo di tessuto, e il jigger sia sempre protetto. Per esempio, ciò può essere ottenuto utilizzando dispositivi di protezione fotoelettrici oppure recinzioni con porte interbloccate.
C2 – Ripari fissi o mobili interbloccati con segregazione completa delle parti della macchina interessata.
Per i ripari fissi:
- eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti;
- impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni
D – Installazione di una tavola fermapiedi di circa 15 cm, fissata sul bordo della fossa sottostante l’apparecchio, mentre le fosse presenti sui passaggi devono essere protette con griglie.
E – Sulla fossa si può installare una tavola fermapiedi di circa 15 centimetri su tutto il bordo dello scarico, o si può allungare lo scarico e installare una griglia sulla parte più accessibile del passaggio.
E1 – Coibentazione e/o segregazione delle superfici calde con T > 65 °C. Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione, con apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico;
Osservazione:
Relativamente ai bagni di lavorazione che possono raggiungere elevate temperature, generalmente superiori a 65° C, si consiglia l’istallazione di:
Segnalazione visiva e/o acustica in caso di superamento, da parte del bagno, della temperatura prestabilita (generalmente 65° C)
Dispositivo di interblocco che impedisce l’apertura della macchina in caso di superamento della temperatura limite (generalmente 65°C) da parte del bagno
F – Possono essere impartite disposizioni, anche scritte, sulla necessità di tenere gli apparecchi di tintura chiusi durante la lavorazione. E’ comunque tecnicamente possibile installare un dispositivo di blocco che impedisca l’apertura del portellone della macchina, quando il bagno ha una temperatura superiore ai 65°C.
F1 – Specifico impianto di aspirazione e espulsione in atmosfera dell’aeriforme
Adeguato sistema di ventilazione/climatizzazione dell’ambiente di lavoro
G – E’ opportuno verificare la tenuta del portellone quando questo si trova nella posizione alzata, e controllare che l’abbassamento non sia repentino ma accompagnabile con una mano: questo è realizzabile installando delle molle di richiamo agganciate al portellone.
H – E’ possibile, per quantità elevate di prodotti caustici e/o irritanti, utilizzare delle pompe, collegate direttamente al bidone della sostanza. In ogni caso ai lavoratori devono essere messi a disposizione idonei dispositivi di protezione personali;
I – Gli oblò devono essere costruiti con materiale in grado di sopportare danni meccanici e, se necessario l’aggressione chimica (per esempio, foglio di policarbonato o vetro di sicurezza temprato)
Se gli oblò possono essere aperti e consentono l’accesso a zone pericolose della macchina, occorre:
interbloccare l’oblò
rendere l’oblò non apribile (assimilandolo pertanto ad un “riparo fisso”)
2 - 3 OVERFLOW
Rischi lavorativi:
A – Possibilità di cattura e trascinamento delle mani dell’operatore da parte dell’aspo in rotazione;
B – caduta dall’alto in quanto il piano del portellone di carico si trova ad un’altezza di circa
1 – 1,5 metri dal pavimento;
C – esposizione a vapori di sostanze tossiche e/o irritanti quando dette sostanze vengono aggiunte e sciolte nelle vasche laterali di caricamento dei bagni;
D – contatti con superfici accessibili aventi temperature superiori a 65 °C con possibilità di ustioni da parte dell’operatore: in particolare con i tubi di adduzione del calore / vapore; fuoriuscite accidentali di bagni di tintura a temperatura maggiore di 65°C, in particolare quando le macchine, non a pressione, vengono aperte per prelevare il campione di stoffa per la verifica della tinta o per effettuare aggiunte di antischiuma direttamente nella macchina;
E – scivolamento sulle griglie dei soppalchi di accesso ai portelloni o sul pavimento, a causa della presenza di liquidi o prodotti chimici (es. saponi);
F – infortunio per cattura di braccia o altre parti del corpo da parte del tessuto in corda che accidentalmente si annoda sugli arti, durante la fase di caricamento della macchina.
Nel caso specifico, vi è possibilità di urto, impigliamento, trascinamento in seguito al movimento rotatorio dell’aspo di caricamento quando lo stesso non risulta protetto e/o è accessibile da parte dell’operatore (in particolare quando la distanza fra la parte inferiore del dispositivo e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
G – Presenza di oblò di ispezione collocati sui ripari o sulle strutture di copertura dei macchinari, con possibilità di proiezione di vapore o sostanze ad elevata temperatura in caso di rottura dello stesso e/o di non completa chiusura
Presenza di oblò danneggiati e/o che consentano l’accesso a zone pericolose della macchina , con possibilità di cattura, trascinamento, urto, …
H – Possibilità di gravi ustioni dovute al contatto dell’operatore per traboccamento o sovrabollore del bagno di tintura o per contatto della valvola di distribuzione del vapore diretto.
Possibilità di scottature dovute alla fuoriuscita di vapore o bagno caldo in occasione dell’apertura della macchina durante:
- inizio o fine ciclo di lavorazione
- eliminazione di guasti durante il ciclo di lavorazione.
La proiezione di vapore o bagno caldo può essere causata da:
- vaporizzazione esplosiva di sacche di fluido surriscaldato dopo l’apertura del coperchio o della porta
- pressione residua all’atto dell’apertura della porta/coperchio
- apertura dei recipienti di campionatura senza chiudere preventivamente i tubi di raccordo e senza provvedere allo sfiato
- sacche di bagno ad alta temperatura trattenute dai tessuti in corda
- decomposizione troppo rapida di prodotti chimici quali ad es. l’acqua ossigenata Possibilità di lesioni in seguito all’apertura esplosiva della porta per presenza di pressione residua
Danno Atteso
A – Lesioni a mani/braccia e, nei casi gravi, a tutto il corpo
B – Lesioni da caduta dall’alto
C – Irritazione cute e mucose con effetti tossici
D – Ustione
E – Lesioni da precipitazione al suolo
F – Lesioni a mani/braccia e, nei casi gravi, a tutto il corpo
G – Ustioni
H – Ustioni
Interventi prevenzionistici
A – Garantire una distanza compresa fra 120 e 150 mm fra il bordo dell’aspo e le parti fisse
Ripari mobili interbloccati
- Lo sportello di apertura/ispezione deve essere interbloccato al fine di impedire il movimento dell’aspo quando lo stesso è in funzione
- La probabilità di schiacciamento delle mani dell’operatore fra l’aspo e le parti fisse della macchina è massima durante la verifica dell’andamento della tintura, quando l’aspo ruota in senso inverso rispetto alle normali condizioni di lavoro e l’operatore saggia la tensione del tessuto mediante l’impiego di strumenti quali “barrette”
- La probabilità di schiacciamento e/o intrappolamento in seguito al movimento rotatorio dell’aspo può ulteriormente essere aggravata dalla presenza, in alcuni modelli, di una
“barra di comando” non idonea (ciò si verifica, generalmente, quando la stessa non è ad azionamento positivo e può quindi indurre l’avvio accidentale della rotazione).
- Un’ulteriore causa di schiacciamento delle mani dell’operatore può essere individuata nella assenza di pulsanti di emergenza o da una non idonea collocazione degli stessi poiché troppo lontani dalla postazione operatore; tale carenza risulta ancor più grave se la stessa occorre contemporaneamente alla presenza delle non conformità esposte ai punti precedenti.
E’ necessario quindi:
- garantire la presenza di pulsanti di emergenza e/o la vicinanza degli stessi alla postazione operatore
- limitare la velocità di rotazione dell’aspo durante la fase di “inversione del senso di rotazione”
- installare dispositivi di comando che impediscano l’avvio accidentale
- installare dispositivi di avvio ed arresto ad azione positiva
B – Parapetto di altezza minimo 1000 mm, elementi intermedi distanziati fra loro massimo
500 mm e bordi di contenimento minimo 100 mm (arresto al piede con altezza dal piano di calpestio min. 15 cm).
Larghezza minima della postazione di lavoro 500 mm. Passerella e scala di accesso antiscivolo.
C – In alcuni casi sono stati installati coperchi, incernierati ed apribili in parte, tali da consentire un caricamento agevole dei prodotti. Nel caso in cui all’interno della vasca sia installato un agitatore fisso per la miscelazione, con le lame e l’albero non protetti, il suddetto coperchio deve possedere un dispositivo di blocco a distacco obbligato.
D – E’ indispensabile coibentare le tubazioni di mandata del vapore: sulle valvole si possono installare delle barre distanziatici. La coibentazione, oltre ad un miglioramento delle condizioni microclimatiche, determina anche un risparmio energetico. E’ possibile isolare termicamente anche gli apparecchi di tintura, (ad esclusione degli apparecchi a pressione), o coibentare solo le parti di macchine di tintura presenti sui passaggi. Infine, per le zone di transito, si possono installare barre distanziatici e dove il passaggio di persone non è necessario per la lavorazione, si può interdire il transito con cancelli o altri sistemi. Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione; apposizione di: colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico
Alcune ditte costruttrici hanno installato sugli overflow di ultima generazione, un dispositivo di blocco che impedisce l’apertura del portellone della macchina, quando il bagno ha una temperatura superiore ai 65°C. (
E – Per i pavimenti scivolosi, si ritengono utili i seguenti interventi:
- impiego di piastrelle in ceramica con superficie rugosa e in ogni modo idonea per una facile pulizia
- frequenti lavaggi per togliere eventuali tracce oleose
- realizzare pavimenti con adeguate pendenze al fine di evitare ristagni di acqua.
F – Ripari fissi o mobili interbloccati
Segregazione completa delle parti della macchina interessate
Per i ripari fissi:
Eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti, …
Impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni …..
G – Gli oblò devono essere costruiti con materiale in grado di sopportare danni meccanici e, se necessario l’aggressione chimica (per esempio, foglio di policarbonato o vetro di sicurezza temprato)
Se gli oblò possono essere aperti e consentono l’accesso a zone pericolose della macchina, occorre:
interbloccare l’oblò
rendere l’oblò non apribile (assimilandolo pertanto ad un “riparo fisso”)
H – Occorre prevedere mezzi per limitare la temperatura e il livello del bagno a valori prestabiliti prima dell’aggiunta di prodotti chimici.
I coperchi e le porte dei recipienti di campionatura devono essere progettati in modo da non poter essere aperti se non con i tubi di raccordo di entrata e di uscita chiusi e la valvola di sfiato aperta.
Quando si utilizzano macchine ad alta temperatura per tingere tessuti in corda, esiste il pericolo che venga trattenuto del fluido surriscaldato nel recipiente se la corda di tessuto si annoda o si impiglia. E’ possibile individuare questi “punti caldi” e quindi occorre che il manuale di istruzioni riporti le opportune informazioni circa la necessità di istruire gli operatori ad utilizzare indumenti di protezione quando aprono una macchina per eliminare un aggrovigliamento.
La macchina e gli apparecchi ad alta temperatura con cui si intenda utilizzare acqua ossigenata, e i lori sistemi di comando, devono essere progettati in modo da impedire l’accumulo di pressione eccessiva. Questo requisito è soddisfatto se la pressione di esercizio ammessa non può essere superata di oltre il 10%. Ciò è possibile controllando la velocità della reazione chimica e prevedendo dei sistemi di sfiato della pressione.
2 – 4 IMPIANTI PER LA TINTURA IN CONTINUO Rischi lavorativi:
A - cattura da parte di cilindri accoppiati, che possono essere causa di presa e
trascinamento degli arti superiori degli addetti. Il rischio è maggiore dove i rulli sono motorizzati, contrapposti, o posti ad una distanza da parti fisse, tale che possa avvenire la presa e il trascinamento, con conseguente schiacciamento tra i rulli o tra la parte fissa e quella mobile. La pericolosità dei cilindri è maggiore, quando maggiore è la velocità di avanzamento.
B - caduta durante l’incorsatura del tessuto o attività di controllo
C – esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli sui piani sopraelevati a causa della mancanza di aspirazioni sulle parti di maggior diffusione dei vapori ed ad una carente ventilazione;
D – contatti con superfici ustionanti, in particolare tubazioni del vapore che vanno a riscaldare i bagni;
E – contatti durante la manipolazione di sostanze chimiche (coloranti, acidi ..)
irritanti,nocive tossiche
F- contatti con organi di trasmissione
G – Presenza del movimento “d’andirivieni” del faldatore con possibilità di urto, schiacciamento o cesoiamento (in particolare se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
H – Rumore dovuto alla fase di riscaldamento dei bagni con vapore diretto.
Danno atteso:
A – Lesioni traumatiche quali contusioni, ferite lacero contuse, fratture.
B – Caduta dall’alto e scivolamenti sui piani sopraelevati presenti su questi impianti anche perché alcune volte sono scivolose per la presenza di saponi;
C – Colpi di Calore
D – Ustioni
E – Lesioni alle mucose con effetti irritatisi sino a lesioni cutanee/oculari
F – lesioni traumatiche quali contusioni, ferite lacero contuse
G – Lesioni da urto .
H – Danni uditivi ed extrauditivi da rumore
Interventi prevenzionistici:
A – sostituzione delle protezioni cilindriche con barre quadrate in quanto le protezioni da adottare sono in funzione dell’angolo incidente del tessuto in entrata;
Ripari fissi o mobili interbloccati Distanziamento fra cilindri controrotanti e/o fra cilindri e parti fisse compreso fra
120 – 150 mm o maggiore di 500 mm Dispositivi di protezione fotoelettrici (“fotocellule”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
B – Installazione di parapetto di altezza minimo 1000 mm, elementi intermedi distanziati fra loro massimo 500 mm e bordi di contenimento minimo 100 mm (arresto al piede con altezza dal piano di calpestio minimo 15 cm)
Larghezza della postazione di lavoro minimo
500 mm
Passerella e scala di accesso antiscivolo Se vi è possibilità di caduta dentro le strutture dell’impianto: recinzione/barriera costituita da lastra chiusa con altezza minimo 1000 mm, oppure Recinzione/barriera altezza minimo 1000 mm e barre intermedie distanziate fra loro minimo 180 mm (arresto al piede con
altezza dal piano di calpestio minimo 15 cm) Completamento delle protezioni dei parapetti;
C – adeguate aspirazioni da installare sulle zone di emissione dei vapori e ricambi d’aria per migliorare le condizioni microclimatiche del reparto, spesso interamente coinvolto dalle emissioni di questi impianti;
.
D – coibentazione delle tubazioni del vapore delle superfici della macchina accessibili all’operatore T > 65 °C
Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione; apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico
E – pompe da utilizzare per i caricamenti nelle vasche di alimentazione dei prodotti sull’impianto, che prelevino direttamente le sostanze dai contenitori originali evitando travasi; devono essere messi a disposizione idonei mezzi di protezione personale.
F – installazione di ripari fissi o mobili interbloccati e/o segregare completamente le parti della macchina interessate
G – Ripari fissi o mobili interbloccati se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e
il piano di calpestio (pavimento o postazione sopraelevata) è inferiore a 2,7 metri.
H – La rumorosità di questi impianti può essere elevata. E’ necessario sostituire dove è tecnicamente possibile il vapore diretto con vapore indiretto e dotare i lavoratori addetti di DPI.
3 – CUCINA COLORI
La preparazione colore per la tintura è eseguita nel reparto denominato “cucina colori”. In questo reparto,quanto è dedicato solo al reparto tintoria, vengono preparate le soluzioni o le dispersioni dei coloranti sempre in acqua. Oltre ai coloranti vengono preparate le soluzioni acide o basiche e dei prodotti ausiliari.
La cucina colori è il locale in cui vengono opportunamente pesati i coloranti e gli ausiliari di tintura in base alle ricette di tintura che sono il patrimonio di ogni tintoria.
A volte è presente uno o due addetti, ma spesso sono gli stessi tintori che preparano le varie aggiunte da eseguire sulle macchine.
I coloranti e gli ausiliari sono quindi sciolti o dispersi a caldo in contenitori o secchi e, in base al tipo d’organizzazione tecnica degli impianti presenti, caricati a mano o in automatico sulle macchine di tintura.
Gli ausiliari possono essere:
1) prodotti chimici a formula chimica definita:
- Acidi (es. acido cloridrico)
- Basi (es. soda caustica)
- Ossidanti (es. ipoclorito di sodio)
- Riducenti (es. idrosolfito)
- Sali (es. carbonato di potassio)
- Antiossidanti per i coloranti reattivi
-
2) tensioattivi
Saponi, usati come detergenti, imbibenti o disperdenti del colore nel bagno.
I coloranti possono essere prodotti partendo principalmente da ammine aromatiche. Alcune ammine aromatiche sono state riconosciute come probabili sostanze cancerogene per l’uomo
Alcuni studi hanno dimostrato che i coloranti derivati da alcune ammine aromatiche, già riconosciute cancerogene, se assorbiti dall’uomo, possono liberare l'ammina aromatica di partenza.
I coloranti sono individuati da una classificazione internazionale riportata nel Colour Index che si basa sulla:
- formula chimica individuata da numero a 5 cifre e dal quale e' possibile risalire alle ammine aromatiche di partenza. Es.:
Tutti i coloranti sono divisi in grossi gruppi chimici in relazione al tipo di struttura. Ricordiamo i più comuni:
- coloranti azoici (per alcuni coloranti azoici e' stata dimostrata la possibilità, da parte dell’organismo umano di metabolizzare la molecola e "rigenerare” l’ammina aromatica di partenza.)
In base alla classificazione tintoriale i coloranti si dividono in:
- Diretti (molti derivati da benzidina ammina aromatica del 1° gruppo circolari 46/61)
- Naftolo a sviluppo con ammine aromatiche (sono ammine aromatiche anche del 2°
gruppo delle circolari 46 per sintetizzare su fibra il colorante finito)
- Reattivi (alcuni segnalati per la loro azione allergizzante)
- Al tino (vat) o indigosoli (coloranti al tino solubilizzati)
- Allo zolfo ( che possono liberare acido solfridrico durante la lavorazione)
- Cationici o basici (alcuni con tossicità' elevata)
- Acidi (alcuni derivati da O-TOLIDINA e O-DIANISIDINA ammine aromatiche del 1 gruppo circolari 46/61)
- Acidi a mordente (complessi con metalli tipo cromo, cobalto o rame)
- Dispersi
Rischi lavorativi
3 CUCINA COLORI TINTORIA
A – esposizione, per contatto e inalazione, a polvere di coloranti e prodotti chimici tossici e/o nocivi e/o irritanti durante la pesatura dei prodotti e loro successive manipolazioni, a causa dell’assenza di impianti di aspirazione, o inadeguatezza degli stessi;
B – contatti accidentali con organi in movimento quali lame degli agitatori-
C – contatti accidentali con superfici ad alta temperatura, in particolare le tubazioni, le caldaiette e le baionette alimentate a vapore, a causa della mancanza di coibentazione;
D – cadute per scivolamento a causa della presenza di acqua o saponi sul pavimento, sulle griglie e sulle scale di accesso a piani sopraelevati;
E – assenza di aperture verso l’esterno con conseguenti carenti condizioni igieniche del locale.
F – Rumore dovuto all’utilizzo di vapore diretto per il riscaldamento e lo scioglimento dei coloranti
Danno Atteso
A – Lesioni a cute e mucose da polvere irritante. Effetti tossici da assorbimento
B – Lesioni di varie gravità a mani e arti superiori
C – Ustioni
D – Contusioni e fratture
E – Esposizione a microclima disagevole
F – Effetti uditivi ed extra uditivi da rumore durante lo scioglimento con vapore diretto
A – L’installazione di un efficace impianto di aspirazione è il primo passo verso la riduzione del rischio di esposizione ai coloranti. Le caratteristiche essenziali che devono avere tali impianti sono:
1. Il piano di aspirazione deve essere possibilmente frontale e orizzontale, non sono adeguate le aspirazioni installate sopra la bilancia di pesatura. Particolare attenzione deve essere rivolta al caso in cui il piano di aspirazione venga installato sotto la bilancia: le vibrazioni dell’impianto, infatti, potrebbero falsare la pesata ed invitare allo spegnimento dell’aspirazione.
2. rendere più efficace l’aspirazione mediante chiusura con box del piano di pesatura, possibilmente con una struttura trasparente per consentire una buona visibilità ed installando un sistema di avvio automatico dell’aspirazione al momento della pesata, per esempio una fotocellula all’altezza della pesatura. Attenzione deve essere rivolta alla rumorosità dell’impianto, che è a volte insospettabilmente elevata. L’abbattimento delle polveri dovrebbe essere tale da non esporre nuovamente i lavoratori a rischio di inalazione a polvere di colorante durante, ad esempio, la pulizia dei filtri; è
in ogni modo preferibile un abbattimento ad umido, le cui acque possono essere inviate al depuratore. L’aspirazione, dopo l’abbattimento deve essere opportunamente collegata all’esterno
B – Segregare l’albero e le lame; per posizioni di lavorazione fissa dotare i coperchi delle vasche di dispositivo di blocco
Se vi è possibilità di estrazione dell’agitatore, occorre:
Consentire il funzionamento dell’agitatore solo se lo stesso è calato all’interno del mescolatore.
Impedire la caduta dell’agitatore quando lo stesso viene estratto dal mescolatore.
C – Completamento delle coibentazioni.
D – Il pavimento deve essere progettato per facile deflusso dei liquidi o dell’acqua di lavaggio del pavimento per eliminare i saponi che possono rendere il pavimento scivoloso. Griglie e comunque piastrelle antiscivolo devono essere previste per questo locale
E – predisporre le aperture previste dal locale regolamento di igiene. F – Limitare l’uso di vapore diretto.
3 – CUCINA COLORI
La preparazione colore per la tintura è eseguita nel reparto denominato “cucina colori”. In questo reparto,quanto è dedicato solo al reparto tintoria, vengono preparate le soluzioni o le dispersioni dei coloranti sempre in acqua. Oltre ai coloranti vengono preparate le soluzioni acide o basiche e dei prodotti ausiliari.
La cucina colori è il locale in cui vengono opportunamente pesati i coloranti e gli ausiliari di tintura in base alle ricette di tintura che sono il patrimonio di ogni tintoria.
A volte è presente uno o due addetti, ma spesso sono gli stessi tintori che preparano le varie aggiunte da eseguire sulle macchine.
I coloranti e gli ausiliari sono quindi sciolti o dispersi a caldo in contenitori o secchi e, in base al tipo d’organizzazione tecnica degli impianti presenti, caricati a mano o in automatico sulle macchine di tintura.
Gli ausiliari possono essere:
1) prodotti chimici a formula chimica definita:
- Acidi (es. acido cloridrico)
- Basi (es. soda caustica)
- Ossidanti (es. ipoclorito di sodio)
- Riducenti (es. idrosolfito)
- Sali (es. carbonato di potassio)
- Antiossidanti per i coloranti reattivi
-
2) tensioattivi
Saponi, usati come detergenti, imbibenti o disperdenti del colore nel bagno.
I coloranti possono essere prodotti partendo principalmente da ammine aromatiche. Alcune ammine aromatiche sono state riconosciute come probabili sostanze cancerogene per l’uomo
Alcuni studi hanno dimostrato che i coloranti derivati da alcune ammine aromatiche, già riconosciute cancerogene, se assorbiti dall’uomo, possono liberare l'ammina aromatica di partenza.
I coloranti sono individuati da una classificazione internazionale riportata nel Colour Index che si basa sulla:
- formula chimica individuata da numero a 5 cifre e dal quale e' possibile risalire alle ammine aromatiche di partenza. Es.:
Tutti i coloranti sono divisi in grossi gruppi chimici in relazione al tipo di struttura. Ricordiamo i più comuni:
- coloranti azoici (per alcuni coloranti azoici e' stata dimostrata la possibilità, da parte dell’organismo umano di metabolizzare la molecola e "rigenerare” l’ammina aromatica di partenza.)
In base alla classificazione tintoriale i coloranti si dividono in:
- Diretti (molti derivati da benzidina ammina aromatica del 1° gruppo circolari 46/61)
- Naftolo a sviluppo con ammine aromatiche (sono ammine aromatiche anche del 2°
gruppo delle circolari 46 per sintetizzare su fibra il colorante finito)
- Reattivi (alcuni segnalati per la loro azione allergizzante)
- Al tino (vat) o indigosoli (coloranti al tino solubilizzati)
- Allo zolfo ( che possono liberare acido solfridrico durante la lavorazione)
- Cationici o basici (alcuni con tossicità' elevata)
- Acidi (alcuni derivati da O-TOLIDINA e O-DIANISIDINA ammine aromatiche del 1 gruppo circolari 46/61)
- Acidi a mordente (complessi con metalli tipo cromo, cobalto o rame)
- Dispersi
Rischi lavorativi
3 CUCINA COLORI TINTORIA
A – esposizione, per contatto e inalazione, a polvere di coloranti e prodotti chimici tossici e/o nocivi e/o irritanti durante la pesatura dei prodotti e loro successive manipolazioni, a causa dell’assenza di impianti di aspirazione, o inadeguatezza degli stessi;
B – contatti accidentali con organi in movimento quali lame degli agitatori-
C – contatti accidentali con superfici ad alta temperatura, in particolare le tubazioni, le caldaiette e le baionette alimentate a vapore, a causa della mancanza di coibentazione;
D – cadute per scivolamento a causa della presenza di acqua o saponi sul pavimento, sulle griglie e sulle scale di accesso a piani sopraelevati;
E – assenza di aperture verso l’esterno con conseguenti carenti condizioni igieniche del locale.
F – Rumore dovuto all’utilizzo di vapore diretto per il riscaldamento e lo scioglimento dei coloranti
Danno Atteso
A – Lesioni a cute e mucose da polvere irritante. Effetti tossici da assorbimento
B – Lesioni di varie gravità a mani e arti superiori
C – Ustioni
D – Contusioni e fratture
E – Esposizione a microclima disagevole
F – Effetti uditivi ed extra uditivi da rumore durante lo scioglimento con vapore diretto
A – L’installazione di un efficace impianto di aspirazione è il primo passo verso la riduzione del rischio di esposizione ai coloranti. Le caratteristiche essenziali che devono avere tali impianti sono:
1. Il piano di aspirazione deve essere possibilmente frontale e orizzontale, non sono adeguate le aspirazioni installate sopra la bilancia di pesatura. Particolare attenzione deve essere rivolta al caso in cui il piano di aspirazione venga installato sotto la bilancia: le vibrazioni dell’impianto, infatti, potrebbero falsare la pesata ed invitare allo spegnimento dell’aspirazione.
2. rendere più efficace l’aspirazione mediante chiusura con box del piano di pesatura, possibilmente con una struttura trasparente per consentire una buona visibilità ed installando un sistema di avvio automatico dell’aspirazione al momento della pesata, per esempio una fotocellula all’altezza della pesatura. Attenzione deve essere rivolta alla rumorosità dell’impianto, che è a volte insospettabilmente elevata. L’abbattimento delle polveri dovrebbe essere tale da non esporre nuovamente i lavoratori a rischio di inalazione a polvere di colorante durante, ad esempio, la pulizia dei filtri; è
in ogni modo preferibile un abbattimento ad umido, le cui acque possono essere inviate al depuratore. L’aspirazione, dopo l’abbattimento deve essere opportunamente collegata all’esterno
B – Segregare l’albero e le lame; per posizioni di lavorazione fissa dotare i coperchi delle vasche di dispositivo di blocco
Se vi è possibilità di estrazione dell’agitatore, occorre:
Consentire il funzionamento dell’agitatore solo se lo stesso è calato all’interno del mescolatore.
Impedire la caduta dell’agitatore quando lo stesso viene estratto dal mescolatore.
C – Completamento delle coibentazioni.
D – Il pavimento deve essere progettato per facile deflusso dei liquidi o dell’acqua di lavaggio del pavimento per eliminare i saponi che possono rendere il pavimento scivoloso. Griglie e comunque piastrelle antiscivolo devono essere previste per questo locale
E – predisporre le aperture previste dal locale regolamento di igiene. F – Limitare l’uso di vapore diretto.
4 - CENTRIFUGHE Descrizione macchina
Scopo della centrifuga è quello di eliminare l’eccesso di acqua di lavaggio dai tessuti proveniente dagli impianti di tintura. Il tessuto viene collocato in un cestello forato, all’interno della macchina: l’elevata velocità di rotazione del cestello allontana l’acqua dal tessuto per forza centrifuga. Questo impianto permette un asciugamento più rapido ed economico della stoffa sui successivi impianti di asciugamento.
Rischi lavorativi
A – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione o elementi mobili non protetti con possibilità di cattura dell’operatore quali cinghie / ingranaggi Si segnala la possibilità di assenza di protezione della cinghia di trasmissione collocata nella parte inferiore della macchina.
B – Possibilità di urto, schiacciamento, cesoiamento, cattura degli arti superiori da parte del cestello in rotazione all’interno della macchina in seguito all’apertura del coperchio di accesso durante il funzionamento.
C – Possibilità di urto, schiacciamento, cesoiamento nelle fasi di apertura e/o chiusura del coperchio.
Danno atteso
A- Lesioni arti superiori/inferiori da trascinamento e torsione
B- Lesioni arti superiori/inferiori da trascinamento e torsione anche con esito mortale
C- Lesioni da schiacciamento
Interventi prevenzionistici
A – Ripari fissi o mobili interbloccati
Segregazione completa delle parti della macchina interessate
Per i ripari fissi:
Impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni …..
B – Interblocco al coperchio a protezione degli elementi e/o organi lavoratori pericolosi dotati di inerzia
C – Dispositivi per impedire la caduta accidentale del coperchio.
Per coperchi motorizzati:
- Chiusura esclusivamente con comando di ripristino automatico posizionato fuori dalla portata dei bordi, ma in modo che l’operatore possa controllare i bordi del coperchio (soluzione ottimale)
- I bordi della porta / coperchio devono essere muniti di dispositivo di sicurezza (ad esempio: barre sensibili), conformi ai requisiti relativi ai ripari e ai dispositivi di sicurezza
Per coperchi ad azionamento manuale:
- Valutazioni di tipo ergonomico ed inerenti la massa (inerzia) del coperchio
5 ASCIUGAMENTO
I tessuti, tinti, devono essere sempre asciugati, prima di subire eventuali altre lavorazioni successive. Esistono, infatti, impianti essiccatoi specifici in falda o a cilindri: la maggior parte delle volte sono utilizzate per questa operazione macchine già esistenti nel reparto finissaggio, come le Rameuses. Su tutti questi impianti non sono aggiunte sostanze chimiche.
Si possono quindi riconoscere due fasi:
5 – 1 Asciugatoi in falda
5 – 2 Asciugatoi a cilindri
5 –1 ASCIUGATOIO IN FALDA
Rischi lavorativi
A – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
- Cinghie / ingranaggi
- Alberi e giunti
B – Durante le operazioni di ingresso e/o uscita del tessuto dalla macchina vi è:
- Presenza di materiale di processo in avvolgimento con possibilità di cattura e trascinamento dell’operatore (l’aumento del rischio associato è dato da velocità di rotazione elevate, generalmente superiori a 2 m/min);
- Possibilità di schiacciamento da parte del braccio di comando;
- Possibilità di ribaltamento del cavalletto di alloggiamento del tessuto;
- Possibilità di cattura da parte delle parti terminali dell’asse dell’arrotolatore in rotazione
(sia l’estremo libero, sia l’estremo collegato all’unità “motrice”).
C – Presenza del movimento “d’andirivieni” del faldatore con possibilità di urto, schiacciamento o cesoiamento (in particolare se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
D – Possibilità intrappolamento dell’operatore all’interno dell’impianto E – Presenza di superfici accessibili a temperature superiori a 65 °C Danno Atteso
A – Lesioni di varia gravità alle mani e agli arti superiori da ferite lacero contuse a fratture
B – Lesioni di vari gravità, lesioni da schiacciamento
C – Lesioni a mani e arti superiori
D – Lesioni da schiacciamento, con esiti anche mortali
E – Ustioni
Interventi prevenzionistici
A – Installazione di ripari fissi o mobili interbloccati e/o segregazione completa delle parti della macchina interessate
Per i ripari fissi: eliminazione di unità di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti.
Utilizzare solo sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, o bulloni.
B – Dispositivo di sicurezza fotoelettrico a presidio del punto di trascinamento; l’azionamento del dispositivo deve determinare l’arresto della trasmissione e il sollevamento immediato del cilindro ad una distanza maggiore di 120 mm dalla superficie del rotolo in avvolgimento /svolgimento. Inoltre:
- Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”), posto sul lato operatore in maniera da poter essere azionato volontariamente ed involontariamente
- Fissaggio del cavalletto al suolo per evitare il ribaltamento del rotolo in caso di inceppamento del tessuto. Infine manicotti per la copertura completa degli estremi dell’asse dell’arrotolatore. In alternativa: segregazione dell’area con barriere fotoelettriche o recinzione con porte interbloccate.
C – Ripari fissi o mobili interbloccati se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio (pavimento o postazione sopraelevata) è inferiore a 2,7 metri.
D – Prevedere:
- Porte interbloccate con bloccaggio del riparo
- Porte apribili dall’interno
- Avviamento della macchina solo mediante azionamento del comando di avvio (proibito l’avvio della macchina con la sola chiusura della porta)
- Comando di avvio a ripristino automatico posizionato in modo che
l’operatore possa vedere l’interno
dell’impianto, oppure comando di azzeramento positivo posizionato accanto alla porta, senza l’azionamento del quale non sia possibile avviare la macchina (foto 1 D).
E – Coibentazione e/o segregazione delle superfici calde con T > 65 °C. Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione; apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico
Rischi lavorativi
5 – 2 ASCIUGATOIO A CILINDRI
A – Presenza di rulli girevoli contro rotanti a coppie / blocchi e adiacenti a elementi fissi con possibilità di impigliamento e cattura delle mani; in casi estremamente gravi, intrappolamento degli arti superiori.
B – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore da parte di Cinghie e/o ingranaggi o alberi e giunti.
C - Durante le operazioni di ingresso e/o uscita del tessuto dalla macchina vi è presenza di materiale di processo in avvolgimento con possibilità di cattura e trascinamento dell’operatore (l’aumento del rischio associato è dato da velocità di rotazione elevate, generalmente superiori a 2 m/min).
- Possibilità di schiacciamento da parte del braccio di comando.
- Possibilità di ribaltamento del cavalletto di alloggiamento del tessuto.
- Possibilità di cattura da parte delle parti terminali dell’asse dell’arrotolatore in rotazione
(sia l’estremo libero, sia l’estremo collegato all’unità “motrice”)
D – Presenza superfici accessibili a temperature superiori a 65 °C da parte dell’operatore quali: tubazioni di adduzione del calore e cilindri riscaldatori.
Danno atteso
A – Lesioni a mani e arti superiori
B – Lesioni a mani e arti superiori
C – Lesioni a mani e arti superiori; lesioni da schiaccaimento
D – Ustioni
Interventi prevenzionistici
A – Ripari fissi o mobili interbloccati o dispositivi di protezione fotoelettrici (“fotocellule”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento. O dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
B – Ripari fissi o mobili interbloccati
- Segregazione completa delle parti della macchina interessate
Per i ripari fissi:
- Eliminare unità di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti.
- Utilizzare solo sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni.
C – Dispositivo di sicurezza fotoelettrico a presidio del punto di trascinamento; l’azionamento del dispositivo deve determinare l’arresto della trasmissione e il sollevamento immediato del cilindro ad una distanza maggiore di 120 mm dalla superficie del rotolo in avvolgimento /svolgimento.
- Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”), posizionato sul lato operatore in maniera da poter essere azionato volontariamente ed involontariamente.
- Fissaggio del cavalletto al suolo per evitare ribaltamento dello stesso.
- Manicotti per la copertura completa degli estremi dell’asse dell’arrotolatore. In alternativa:
- segregazione dell’area con barriere fotoelettriche o recinzione con porte interbloccate
D – Coibentazione e/o segregazione delle superfici calde con T > 65 °C. Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione; apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico.
6 - FINISSAGGIO
Il finissaggio tessile comprende tutte le lavorazioni che servono a rendere commerciabile il manufatto tessile con lo scopo di conferire al tessuto un determinato aspetto oppure una particolare “mano” (sensazione al tatto), o infine aumentare la resistenza agli agenti esterni di vario tipo.
Possono essere sommariamente distinti due procedimenti:
- Trattamento meccanico (senza l’ausilio di sostanza chimiche)
- Trattamento chimico (con l’ausilio d’appretti)
Trattamento meccanico
6 – 1 Calandratura
La calandratura del tessuto, cioè il passaggio su due o più cilindri riscaldati e che ruotano alla stessa velocità o a velocità differenti, serve a conseguire diversi effetti. Normalmente è effettuata per ammorbidire il tessuto, o per avere un effetto lucido o semi-lucido permanente. Sullo stesso tipo di impianto può essere ottenuta la Goffratura, cioè il passaggio del tessuto su due o più cilindri riscaldati, che ruotano alla stessa velocità e che riportano sul loro superficie dei disegni in rilievo; si ottiene così un tessuto goffrato cioè con un disegno in rilievo, permanente, ottenuto appunto con pressione a caldo. Su questi impianti il riscaldamento dei cilindri avviene a vapore, a olio diatermico o più frequentemente a riscaldamento diretto con fiamme libere, il cui bruciatore è alimentato a metano, più raramente a GPL
6 – 2 Smerigliatura -Spazzolatura
E’ un’operazione di preparazione alla garzatura e ha lo scopo di eseguire una pregarzatura e allentare i fili.
6 – 3 Garzatura - Cimatura
E’ l’operazione che permette di ottenere una un tessuto peloso su una o entrambe le facce. Tal effetto si ottiene facendo passare il tessuto su dei cilindri uncinati e che ruotano ad una velocità maggiore del tessuto ed in senso contrario allo stesso tessuto. Pericolosa risulta l’operazione di pulizia degli aghi uncinati e l’affilatura delle punte quando vengo eseguite in manuale
6 – 4 Sanforizzaggio
E’ un trattamento che rende i tessuti di cotone irrestringibili; il tessuto è fatto passare su una macchina detta “Sanfor”.
6 – 5 Decatizzo
Con questa tecnica di appretto si ottengono molteplici effetti sul tessuto:
- si elimina l’effetto lucido, dovuto alla calandratura o alla pressatura;
- si stabilizza le dimensioni del tessuto alle sollecitazioni che si sviluppano sul capo confezionato;
- si rende insensibile il tessuto alla macchia per caduta di goccia d’acqua;
- si dona al tessuto una mano più piena.
Si tratta di un vaporizzaggio su tessuto avvolto, con vapore saturo. Solo per i tessuti particolarmente delicati in superficie (velluti), si fa su tessuto aperto.
Finissaggio chimico
E’ l’operazione che, con l’ausilio di prodotti chimici detti “appretti” che reticolano in camere calde sul tessuto impregnato, conferisce particolari caratteristiche quali
6 – 6 Rameuse
Su questo impianto predisposto con una macchina impianto di foulard per l’impregnazione per ottenere diversi effetti finali come:
- Antipiega
- Morbido
- Antifiamma
- Antistatica
- Antimacchia
È seguita da una zona di introduzione mediante catene a pinza o spilli, sui quali è agganciato il tessuto in largo, con successivo passaggio in camera di reazione. Il riscaldamento di detta camera avviene mediante olio diatermico o più frequentemente a riscaldamento diretto con fiamme libere, con bruciatore alimentato a metano. Su un impianto simile si può eseguire anche la Spalmatura, operazione che riveste completamente un tessuto di un film plastico, con lo scopo di conferire particolarità al tessuto diverse da quelle originali. E’ la tecnica che permette di ottenere le finte pelli e le tele cerate. E’ eseguita spalmando il tessuto, mediante una racla, (che sostituisce il foulard di impregnazione) con una resina che deve reagire nella camera di reazione. Il tessuto alla fine, topo il taglio delle cimosse con una taglierina, vie raccolto in falda o su un arrotolatore.
6 – 1 CALANDRE Rischi lavorativi
A – Presenza di rulli girevoli contro rotanti a coppie / blocchi e adiacenti a elementi fissi collocati sia nella zona di ingresso sia in quella di uscita con possibilità di impigliamento e cattura.
B – presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
- Cinghie / ingranaggi
- Alberi e giunti.
C – Presenza di superfici a temperature superiori a 65 °C, quali :
- Tubazioni di adduzione del vapore / calore.
- Cilindri riscaldati anche per unità “goffratrici”
D – Esposizione a gas di combustione per le calandre riscaldata a fiamma diretta con metano o GPL
Danno atteso
A – Lesioni alle mani e agli arti superiori B – Lesioni alle mani e agli arti superiori C – Ustioni
D – intossicazione da CO
Interventi prevenzionistici
A – Installare:
- Ripari fissi o mobili interbloccati
- Dispositivi di protezione fotoelettrici (“fotocellule”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
- Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
B – ripari fissi o mobili interbloccati con segregazione completa delle parti della macchina interessate .
Per i ripari fissi:
- eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti.
- impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni
C – coibentazione e/o segregazione delle superfici calde con T > 65 °C.
Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione, apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico.
D – Adeguata ventilazione o aspirazione localizzata per l’evacuazione rapida dei fumi di combustione.
6 –2 -1 SMERIGLIATRICI Rischi lavorativi
A – Presenza di pericoli di natura meccanica (impigliamento, trascinamento, intrappolamento) in seguito all’azione dei cilindri lavoratori, di trazione e di alimentazione.
B – Presenza del movimento “d’andirivieni” del faldatore con possibilità di urto, schiacciamento o cesoiamento (in particolare se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
C – Diffusione di polveri nell’ambiente di lavoro durante il normale ciclo di lavorazione, con possibilità di inalazione da parte degli addetti.
Danno atteso
A – Lesioni a mani e arti superiori
B – Lesioni mani arti superiori da trascinamento
C – Effetti irritativi /tossici
Interventi prevenzionistici
A – Devono essere previsti dei ripari mobili interbloccati con bloccaggio del riparo sia nella parte anteriore sia nella parte posteriore della macchina, per impedire l'accesso ai cilindri operatori.
Questi possono assumere la forma di schermi verticali a tutta altezza interbloccati con bloccaggio del riparo discendenti fino al pavimento.
La spazzolatura e l'affilatura possono essere eseguite con il riparo anteriore aperto a condizione che:
il cilindro “operatore” possa essere azionato soltanto mediante un dispositivo di comando per spostamenti limitati mentre i cilindri che girano nel senso del pelo e contropelo sono fermi; e
possa funzionare soltanto un cilindro nel senso del pelo o contropelo mentre il cilindro è a riposo; e
a velocità di affilatura dei cilindri che girano nel senso del pelo e contropelo sia minore di 1/4 della normale velocità di funzionamento.
B – Ripari fissi o mobili interbloccati se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio (pavimento o postazione sopraelevata) è inferiore a 2,7 metri.
C – Adeguato impianto di aspirazione dell’aeriforme (polveri), che si origina durante il normale ciclo di lavorazione; inoltre deve essere prevista una canalizzazione delle polveri ad un adeguato impianto di bonifica dell’aeriforme prima dell’espulsione dello stesso all’esterno dell’ambiente di lavoro.
6 –2- 2 SPAZZOLATRICI Rischi lavorativi
A – Possibilità da parte dell’operatore di accedere all’area di lavoro dei cilindri spazzolatori con pericolo di impigliamento, trascinamento o intrappolamento.
B – Presenza di rulli girevoli contro rotanti a coppie / blocchi e adiacenti a elementi fissi con possibilità di impigliamento, cattura delle mani e, in casi estremamente gravi, intrappolamento degli arti superiori.
C – Durante le operazioni di ingresso e/o uscita del tessuto dalla macchina vi è:
presenza di materiale di processo in avvolgimento con possibilità di cattura e trascinamento dell’operatore (l’aumento del rischio associato è dato da velocità di rotazione elevate, generalmente superiori a 2 m/min);
- possibilità di schiacciamento da parte del braccio di comando;
- possibilità di ribaltamento del cavalletto di alloggiamento del tessuto;
- possibilità di cattura da parte delle parti terminali dell’asse dell’arrotolatore in rotazione
(sia l’estremo libero, sia l’estremo collegato all’unità “motrice”).
D – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione o elementi mobili non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
- cinghie / ingranaggi
- alberi e giunti.
E – Diffusione di polveri nell’ambiente di lavoro durante il normale ciclo di lavorazione, con possibilità di inalazione da parte degli addetti.
Danno atteso
A – Lesioni mani arti superiori
B – Lesioni mani arti superiori con rischi di amputazione
B - Lesioni da schiacciamento, trascinamento e torsione di mani e arti superiori
D – Effetti irritativi /tossici
Interventi prevenzionistici
A - Devono essere previste:
- chiusure di protezione per i cilindri spazzolatori che possono essere costituite da una combinazione di ripari fissi e mobili (per esempio ripari mobili su tutta la larghezza) per consentire l'accesso per la pulizia.
- I ripari mobili devono essere interbloccati con bloccaggio del riparo.
B - Installare :
- Ripari fissi o mobili interbloccati
- Dispositivi di protezione fotoelettrici (“fotocellule”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento.
- Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
C – Dispositivo di sicurezza fotoelettrico a presidio del punto di trascinamento; l’azionamento del dispositivo deve determinare l’arresto della trasmissione e il sollevamento immediato del cilindro ad una distanza maggiore di 120 mm dalla superficie del rotolo in avvolgimento /svolgimento; inoltre:
- dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”), posizionato sul lato operatore in maniera da poter essere azionato volontariamente ed involontariamente
- fissaggio del cavalletto al suolo;
- manicotti per la copertura completa degli estremi dell’asse dell’arrotolatore. In alternativa:
- segregazione dell’area con barriere fotoelettriche o recinzione con porte interbloccate.
D – Ripari fissi o mobili interbloccati con segregazione completa delle parti della macchina interessate
Per i ripari fissi:
- eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti;
- impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni .
E – Adeguato impianto di aspirazione dell’aeriforme (polveri), che si origina durante il normale ciclo di lavorazione e canalizzazione delle polveri ad un adeguato impianto di bonifica dell’aeriforme prima dell’espulsione dello stesso all’esterno dell’ambiente di lavoro.
6 – 3 –1 GARZATRICI
Rischi lavorativi
A – Presenza di pericoli di natura meccanica (impigliamento, trascinamento, intrappolamento) in seguito all’azione dei cilindri lavoratori, di trazione e di alimentazione, in particolare durante la pulizia o l’affilamento delle punte dei cilindri uncinati manualmente.
B – Presenza del movimento “d’andirivieni” del faldatore con possibilità di urto, schiacciamento o cesoiamento (in particolare se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
C – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
- cinghie / ingranaggi;
- alberi e giunti.
D – Diffusione di polveri nell’ambiente di lavoro durante il normale ciclo di lavorazione, con possibilità di inalazione da parte degli addetti.
Danno atteso
A – Lesioni mani arti superiori con rischi di amputazione amputazione arti superioni gravi
B – Lesioni mani e arti superiori
C - Lesioni da schiacciamento, trascinamento e torsione di mani e arti superiori
D – Effetti irritativi /tossici
Interventi prevenzionistici
A – Devono essere previsti dei ripari mobili interbloccati con bloccaggio del riparo sia nella parte anteriore sia nella parte posteriore della macchina, per impedire l'accesso ai cilindri operatori. (Foto 1 e 2 Rischio A) Questi possono assumere la forma di schermi verticali a tutta altezza interbloccati con bloccaggio del riparo discendenti fino al pavimento.
La spazzolatura e l'affilatura manuale possono essere eseguite con il riparo anteriore aperto a condizione che:
il cilindro garzatore possa essere azionato soltanto mediante un dispositivo di comando per spostamenti limitati mentre i cilindri che girano nel senso del pelo e contropelo sono fermi;
possa funzionare soltanto un cilindro nel senso del pelo o contropelo mentre il cilindro è a riposo; e
a velocità di affilatura dei cilindri che girano nel senso del pelo e contropelo sia minore di 1/4 della normale velocità di funzionamento; e
il dispositivo di affilatura non crei pericolo di intrappolamento; e
siano previste passerelle posizionate in modo conforme ai requisiti ergonomici;
B – Ripari fissi o mobili interbloccati se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio (pavimento o postazione sopraelevata) è inferiore a 2,7 metri.
C – Ripari fissi o mobili interbloccati
Segregazione completa delle parti della macchina interessate. Per i ripari fissi:
eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti, …;
impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni.
D – Adeguato impianto di aspirazione dell’aeriforme (polveri), che si origina durante il normale ciclo di lavorazione.
Canalizzazione delle polveri ad un adeguato impianto di bonifica dell’aeriforme prima dell’espulsione dello stesso all’esterno dell’ambiente di lavoro.
6 – 3 – 2 CIMATRICI
Rischi lavorativi
A – Possibilità da parte dell’operatore di accedere alle lame di taglio/cimatura con eventualità di taglio o recisione, sia durante le normali operazioni sia durante operazioni particolari (pulizia)
B – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
- cinghie / ingranaggi;
- alberi e giunti.
C – Diffusione di polveri nell’ambiente di lavoro durante il normale ciclo di lavorazione, con possibilità di inalazione da parte degli addetti.
Danno Atteso
A – Lesioni mani arti superiori con rischi di amputazione
B - Lesioni mani e arti superiori
C – Effetti irritativi /tossici
Interventi prevenzionistici
A – Devono essere previste chiusure di protezione per impedire l’accesso alle lame di taglio / cimatura.
Queste devono essere costituite da ripari mobili interbloccati con bloccaggio del riparo.
L'interblocco deve entrare in funzione quando le lame sono in movimento, sia in posizione di taglio sia in posizione sollevata; e
Non deve essere possibile accedere alle lame di taglio/cimatura con le dita o con le mani dal retro della macchina; e
Occorre fare in modo che le lame possano essere affilate rimanendo montate sulla macchina.
Questo può essere possibile progettando la macchina in modo che la lama di taglio possa funzionare in senso inverso a velocità ridotta quando il riparo è aperto.
(foto 1 A)
B – Ripari fissi o mobili interbloccati con segregazione completa delle parti della macchina interessate.
Per i ripari fissi:
- Eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti.
- Impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni .
C – Adeguato impianto di aspirazione dell’aeriforme (polveri), che si origina durante il normale ciclo di lavorazione con canalizzazione delle polveri ad un adeguato impianto di bonifica dell’aeriforme prima dell’espulsione dello stesso all’esterno dell’ambiente di lavoro
Rischi lavorativi
A – Presenza di pericoli di natura meccanica (trascinamento, intrappolamento) in seguito all’azione di tappeto e cilindro d’asciugamento, cinghia di restringimento e cilindro riscaldato manicotto di gomma e dispositivo di affilatura. Particolare rischio l’operazione di rettifica dl tappeto.
B – Presenza di rulli girevoli contro rotanti a coppie / blocchi e adiacenti a elementi fissi collocati prevalentemente nella parte iniziale della macchina e nelle zone adiacenti alla postazione di comando dell’unità
C – Durante le operazioni di ingresso e/o uscita del tessuto dalla macchina vi è:
presenza di materiale di processo in avvolgimento con possibilità di cattura e trascinamento dell’operatore (l’aumento del rischio associato è dato da velocità di rotazione elevate, generalmente superiori a 2 m/min);
possibilità di schiacciamento da parte del braccio di comando;
possibilità di ribaltamento del cavalletto di alloggiamento del tessuto;
possibilità di cattura da parte delle parti terminali dell’asse dell’arrotolatore in rotazione (sia l’estremo libero, sia l’estremo collegato all’unità “motrice”).
D – Presenza del movimento “d’andirivieni” del faldatore con possibilità di urto, schiacciamento o cesoiamento (in particolare se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
E – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
cinghie / ingranaggi alberi e giunti
F – Presenza di zone a temperature superiori a 65 °C con possibilità di ustioni da parte dell’operatore:
tubazioni di adduzione del vapore / calore.
superfici della macchina accessibili all’operatore (cilindri riscaldatori)
Danno atteso
A – Lesioni mani arti superiori con rischi di amputazione
B – Lesioni da schiacciamento, trascinamento e torsione di mani e arti superiori C – Lesioni da schiacciamento, trascinamento e torsione di mani e arti superiori D – Lesioni a mani e arti superiori
E – Lesioni a mani e arti superiori
F – Ustioni
Interventi prevenzionistici
A – Quando si utilizza un dispositivo di affilatura per ravvivare il manicotto di gomma (cinghia di restringimento), l'entrata tra la cinghia e il dispositivo di affilatura deve essere protetta da ripari appositamente progettati
B - Ripari fissi o mobili interbloccati, o:
- Distanziamento fra cilindri controrotanti e/o fra cilindri e parti fisse compreso fra 120
– 150 mm o maggiore di 500 mm.
- Dispositivi di protezione fotoelettrici (“fotocellule”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento.
- Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
Si sottolinea che in caso di segregazione mediante recinzione interbloccate occorre, contrariamente al caso raffigurato, che:
- la segregazione sia completa;
- gli interblocchi non siano manomessi
C – Dispositivo di sicurezza fotoelettrico a presidio del punto di trascinamento; l’azionamento del dispositivo deve determinare l’arresto della trasmissione e il sollevamento immediato del cilindro ad una distanza maggiore di 120 mm dalla superficie del rotolo in avvolgimento /svolgimento. Oppure:
- Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”), posizionato sul lato operatore in maniera da poter essere azionato volontariamente ed involontariamente
- Fissaggio del cavalletto al suolo
- Manicotti per la copertura completa degli estremi dell’asse dell’arrotolatore
In alternativa:
- segregazione dell’area con barriere fotoelettriche o recinzione con porte interbloccate.
D – Ripari fissi o mobili interbloccati se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio (pavimento o postazione sopraelevata) è inferiore a 2,7 metri.
E – Ripari fissi o mobili interbloccati
- Segregazione completa delle parti della macchina interessate.
Per i ripari fissi:
- eliminazione di unità di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti;
- impiego solo sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni.
F – Coibentazione e/o segregazione delle superfici calde con T > 65 °C;
Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione; apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico.
DECATIZZO Rischi lavorativi
A – Presenza di pericoli di natura meccanica (impigliamento, trascinamento, intrappolamento) in seguito all’azione di rulli girevoli contro rotanti a coppie e/o blocchi e/o adiacenti a elementi fissi
B – Presenza del movimento “d’andirivieni” del faldatore con possibilità di urto, schiacciamento o cesoiamento (in particolare se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio è inferiore a 2,7 metri).
C – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore da parte di cinghie e/o ingranaggi, alberi e/o giunti
D – Presenza di zone a temperature superiori a 65 °C :
tubazioni di adduzione del vapore / calore. superfici della macchina accessibili all’operatore.
Danno atteso
A - Lesioni a mani/arti superiori da trascinamento e torsione
B – Lesioni a mani/arti superiori da trascinamento C – Lesioni a mani/arti superiori da trascinamento D – Ustioni
Interventi prevenzionistici
A – Distanziamento fra cilindri controrotanti e/o fra cilindri e parti fisse compreso fra 120 –150 mm o maggiore di 500 mm
Ripari fissi o mobili interbloccati
Dispositivi di protezione fotoelettrici (“fotocellule”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
B – Ripari fissi o mobili interbloccati se la distanza fra la parte inferiore del faldatore e il piano di calpestio (pavimento o postazione sopraelevata) è inferiore a 2,7 metri.
C -Ripari fissi o mobili interbloccati
Segregazione completa delle parti della macchina interessate
Per i ripari fissi:
Eliminazione dei sistemi di fissaggio dei ripari (ad esempio “pomelli”) rimovibili da parte degli operatori senza l’utilizzo di specifici strumenti di lavoro, quali cacciaviti.
Impiego solo di sistemi di blocco non agevolmente rimovibili dall’operatore della macchina, quali: viti, bulloni
D -Coibentazione e/o segregazione delle superfici calde con T > 65 °C
Se vi è impossibilità di coibentazione e/o segregazione; apposizione di colorazione gialla con pittogramma indicante il pericolo termico
Rameuse
Rischi lavorativi:
A – cattura e trascinamento da parte dei cilindri accoppiati delle foulard di spremitura, in particolare durante l’operazione di incordatura, a causa di:
1 – mancanza di protezioni sulla zona di imboccatura;
2 – collocazione errata della protezione esistente sulla zona di imboccatura;
3 – forma cilindrica della protezione esistente, che permette ancora la cattura;
Durante le operazioni di ingresso e/o uscita del tessuto dalla macchina vi è: Presenza di materiale di processo in avvolgimento con possibilità di cattura e trascinamento dell’operatore (l’aumento del rischio associato è dato da velocità di rotazione elevate, generalmente superiori a 2 m/min)
Possibilità di schiacciamento da parte del braccio di comando
Possibilità di ribaltamento del cavalletto di alloggiamento del tessuto
Possibilità di cattura da parte delle parti terminali dell’asse dell’arrotolatore in rotazione
(sia l’estremo libero, sia l’estremo collegato all’unità “motrice”)
B – caduta dall’alto quando gli operatori si trovano sui piani sopraelevati di alcuni impianti, a causa della parziale mancanza di parapetti idonei;
C – cattura da parte di organi in movimento quali catene a spilli scoperte, che agganciano il tessuto prima dell’entrata in mansarda e lo sganciano all’uscita delle camere;
D – cattura da parte del cilindro arrotolatore, nella parte finale dell’impianto, sul subbio di raccolta del tessuto, a causa della formazione di una zona di imboccatura tra lo stesso cilindro e il cilindro spremitore;
E – cattura da parte dei cilindri in movimento presso il piano di lavoro, all’entrata del tessuto in rameuse e da parte dei cilindri allargatori, presso la parte iniziale dell’impianto; questi, pur non essendo contrapposti tra loro, possono, a seconda della velocità di trascinamento e della tensione del tessuto, catturare mani o altre parti del corpo;
Presenza di rulli girevoli contro rotanti a coppie / blocchi e adiacenti a elementi fissi collocati prevalentemente nella parte iniziale della macchina e nelle zone adiacenti alla postazione di comando dell’unità
F – esposizione a vapori di formaldeide, dovuta in particolare alle resine antipiega, sia durante le operazioni di preparazione dei bagni, sia nella fase di impregnazione su foulard.
G – Possibilità di impigliamento, trascinamento, cattura da parte di organi in movimento interni alla macchina in seguito alla apertura dei portelloni laterali e/o posteriori.
H - Vi è inoltre possibilità di ustioni (pericolo termico) in seguito a esposizione ad alte temperature.
I – Esposizione a vapori tossici/nocivi irritanti
Danno atteso:
A –Lesioni a mani e arti superiori
B – Lesioni da precipitazione dall’alto
C – Lesioni a mani e arti superiori D – Lesioni a mani e arti superiori E – Lesioni a mani e arti superiori F – Effetti irritativi e nocivi
G – Lesioni a mani e arti superiori
H – Ustioni
I – Disagi microclimatici ( colpo di calore)
Interventi prevenzionistici:
A - Nella zona di imboccatura del foulard installare ripari fissi o mobili interbloccati. o:
- Distanziamento fra cilindri controrotanti e/o fra cilindri e parti fisse compreso fra
120 – 150 mm o maggiore di 500 mm
- Dispositivi di protezione fotoelettrici (“fotocellule”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento
- Dispositivi di tipo sensibile (ad esempio “fune a strappo”) che coprano l’intera larghezza del punto di trascinamento (Foto 1 A) in maniera da poter essere azionato volontariamente ed involontariamente
- Fissaggio del cavalletto al suolo
- Manicotti per la copertura completa degli estremi dell’asse dell’arrotolatore
- In alternativa:
- Segregazione dell’area con barriere fotoelettriche o recinzione con porte interbloccate.
B – Completamento delle protezioni dei parapetti
C – Completamento delle protezioni già esistenti anche sulle “curve delle catene”, sia in entrata dell’impianto sia in uscita, dotando tali protezioni di cerniera, in modo da consentire un rapido cambio del tipo di aggancio, se la macchina ne è provvista, (da pinze a spilli e viceversa)
D – Sono state proposte diverse soluzioni, tra cui quella di portare la zona di imboccatura all’interno, verso l’impianto, e renderla così meno accessibile rispetto alla posizione abitualmente assunta dal lavoratore. In ogni caso, considerato che durante l’avvolgimento del tessuto, il diametro del subbio varia notevolmente, e che conseguentemente cambiano sia l’angolazione del tessuto rispetto al cilindro, che la posizione della zona di imboccatura, in tutte le situazioni sono stati installati dei fili di arresto nei pressi della zona di imboccatura. Per le macchine in cui e tecnicamente possibile, installare protezioni auto- posizionanti (vedi punto A).
E – Nella maggior parte dei casi si installano griglie o carter trasparenti sui cilindri allargatori o protezioni analoghe.In alternativa:
- Distanziamento fra cilindri controrotanti e/o fra cilindri e parti fisse compreso fra 120 –
150 mm o maggiore di 500 mm
- Ripari fissi o mobili interbloccati
Si osserva che, in generale, la “pericolosità” dei rulli non è dovuta esclusivamente alla presenza di rulli controrotanti o adiacenti a parti fisse, ma anche alla presenza di coppie aventi il medesimo senso di rotazione e velocità periferica diversa e coppie con differente copertura della superficie ma soprattutto alla velocità di avanzamento del
tessuto che nell’industria serica si aggira dai 12-20 m/minuti, per il cotoniero da 80-100 m/minuto.
F – Installazione di box aspirati per la preparazione dei bagni e aspirazioni sulla vasca di impregnazione; aumento dei ricambi d’aria del locale.
G - Porte interbloccate con bloccaggio del riparo
- Porte apribili dall’interno
- Avviamento della macchina solo mediante azionamento del comando di avvio (proibito l’avvio della macchina con la sola chiusura della porta);
- Comando di avvio a ripristino automatico posizionato in modo che l’operatore possa vedere l’interno dell’impianto, oppure
- comando di azzeramento positivo posizionato accanto alla porta, senza l’azionamento del quale non sia possibile avviare la macchina.
H – coibentazione delle superfici ustionanti
I – Ventilazione dell’ambiente di lavro e eventuali aspirazioni localizzare
7 – CONTROLLO FINALE
Alla fine di tutte le operazioni di nobilitazione il tessuto, prima di uscire dallo stabilimento per la consegna al cliente, deve essere controllato al fine di verificare eventuali difetti. L’operazione di controllo viene eseguita su impianti denominati “Tavoli visita-pezze” o “specole”. L’Impianto è essenzialmente costituito da un sistema che permette di svolgere il tessuto dal rullo sul quale è arrotolato e di farlo passare su un piano inclinato interamente illuminato con lampade che rispecchiano lo spettro della luce solare. In piedi di fronte alla macchina staziona l’operatore che effettua l’esame visivo del tessuto stesso. Un sistema di rulli, dei quali alcuni sono motorizzati ed altri sono in folle, permette lo scorrimento del tessuto sullo specchio. Normalmente il tessuto, dopo il controllo, viene raccolto un rotolo, su un’anima tubolare di cartone. Alcune volte vengono svolte operazioni di smacchiatura con trielina.
Rischi lavorativi
A – cattura:
- da parte del cilindro, avvolgitore, contrapposto al piano di raccolta del subbio di tessuto;
- nelle zone di imboccatura tra cilindri contrapposti o allargatori; quest’ultimi pur non essendo contrapposti, possono, per la velocità e la tensione del tessuto catturare mani o altre parti del corpo;
B – Possibilità di avvio accidentale del comando a pedale non protetto e/o non distinguibile dal pedale di arresto.
C – Presenza a bordo macchina di organi di trasmissione non protetti con possibilità di cattura dell’operatore:
- cinghie / ingranaggi;
- alberi e giunti.
D – Diffusione di vapori / emissioni diffuse nell’ambiente di lavoro in seguito all’utilizzo di agenti chimici (prevalentemente solventi clorurati) per l’eliminazione di eventuali macchie dal tessuto, con possibilità di inalazione da parte degli addetti; l’utilizzo di bottiglie di acqua minerale o bibite, come contenitore di solventi, comporta il rischio, per i lavoratori di passaggio, di scambiare il solvente per acqua.
E –abbagliamento o forte contrasto di luce, o riflessi fastidiosi a causa di uno scorretto posizionamento della luce del tavolo su cui scorre il tessuto;
F – Movimentazione manuale dei rotoli, se non esiste un sistema di raccolta e/o
confezionato in automatico
G – Postura lavorativa incongura in quanto l’operatore staziona prevalentemente in piedi.
Danno Atteso
A – Lesioni mani, arti superiori e possibili schiacciamenti con esito mortale B – Lesioni mani, arti superiori e possibili schiacciamenti con esito mortale C – Lesioni mani, arti superiori
D – Effetti tossici : gravi infortuni per ingestione solvente. E – Affaticante visivo
F- Lombalgie acute, infortuni da urto/schiacciamento
G – Affaticamento, danni al rachide
Interventi prevenzionistici
A – Distanziamento fra cilindri controrotanti e/o fra cilindri e parti fisse compreso fra 120
– 150 mm o maggiore di 500 mm o installare ripari fissi o mobili interbloccati
B – Eliminazione dei pedali, impiegando solo comandi manuali
Protezione del pedale di avvio mediante una specifica cuffia, e contemporanea presenza di un pedale di arresto (quest’ultimo non deve essere protetto da cuffia) che deve essere facilmente raggiungibile / azionabile
C – Segregazione degli organi pericolosi
D – Impiego di agenti chimici (prodotti di smacchiatura) a ridotta pericolosità e installazione di specifico sistema di aspirazione localizzato a presidio dell’operazione di smacchiatura e canalizzazione dell’aeriforme all’esterno dell’ambiente di lavoro Distribuzione e impiego di specifici DPI (facciali / semifacciali dotati di specifici filtri per solventi) da impiegare nella conduzione dell’operazione di smacchiatura; attenzione deve essere rivolta ai contenitori dei solventi che devono riportate l’etichettatura a norma di legge.
E – Sostituzione delle lampade con altre aventi spettro a luce diurna e dotate di opportuni schermi, e/o variazione delle angolazioni per evitare l’abbagliamento.
F – Preparazione di rotoli di peso inferiore ai 20kg in quanto a questi impianti sono addette prevalentemente donne, o installazione di sistemi per la movimentazione e confezione in automatico, opportunamente segregati.
G – Dotare il luogo di lavoro di sedie e dare disposizione affinché l’operatore possa alternale la posizione seduta a quella eretta.
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Fonte:Profili di rischio Inail
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