Profili di Rischio di Comparto Odontotecnico

Profili di Rischio Odontotecnici

PROFILI DI RISCHIO

Scheda 1

FASE LAVORATIVA: ORTODONZIA

Cap 1 - DESCRIZIONE FASE

La fase lavorativa ha inizio con la”sanificazione” a spruzzo o ad immersione delle impronte che provengono dallo studio odontoiatrico. Si utilizzano prevalentemente disinfettanti clorurati o sali quaternari d’ammonio. Si realizza il modello tramite colatura con gesso miscelato ad acqua; si effettua la squadratura e si pone in articolatore per la verifica delle articolazioni. La successiva rifinitura, eseguita a mano, consente l’asportazione del gesso ove saranno posti i ganci. Questi ultimi, così come gli archi, sono realizzati piegando fili d’acciaio con vari tipi di pinze e accessori (molle, viti ecc..) e fermati con cera.
Una volta posti i ganci si depone la resina e si realizza la personalizzazione del modello.
S’inserisce il tutto nella polimerizzatrice, pentola a pressione con temperatura di 50°C, o si utilizza per la polimerizzazione la lampada a RUV.
La lavorazione termina con la rifinitura tramite frese rotanti e la lucidatura con pomice ad acqua.

ADDETTI

2 – 3
Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

Attrezzatura
Lampada Uv
Lucidatrice
Polimerizzatore
Vaporizzatore
Micromotore
Attrezzi manuali (tazze da impasto ,spatole, muffole,)
Vibratore
Squadramodelli
Bunsen
Macchina per ganci in acetalico
Pulitrice ad ultrasuoni
Pressa
Pentola a pressione
Miscelatore sottovuoto
Articolatore
Aspiratori localizzati
Banchi aspiranti
Cappe aspiranti



Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

Esposizioni a vapori di solventi (metilmetacrilato) nella zappatura e miscelatura resine

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Agenti fisici

Rumore:
Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

Attrezzature lavorazione Leq dB(A)
(ASL RM - B)
Squadramodelli 83
Micromotore 83
Altre attrezzature <80

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d

MANSIONE Lep, d
(ASL RM - B)
Operatore <80

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.
La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

Le operazioni di costruzione di ganci tramite piegatura manuale dei fili di acciaio possono determinare movimenti ripetitivi con eccessive sollecitazioni meccaniche della muscolatura e delle articolazioni dell’arto superiore.

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio delle mani e degli avambracci dell’operatore.

M.M.C.

Non osservata

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

E’ risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.
Tali attrezzature, inoltre, sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste.
Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

Piccole abrasioni contusioni taglio da utensili

Patologie respiratorie di tipo allergico da resine acriliche

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto con resine acriliche

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non osservati


Scheda 2

FASE LAVORATIVA: SCHELETRATI

Cap 1 - DESCRIZIONE FASE

Il processo lavorativo inizia con la sanificazione delle impronte provenienti dagli studi odontoiatrici tramite disinfettanti clorurati o composti quaternari d’ammonio.
Successivamente si procede alla colatura delle impronte con gesso miscelato con acqua: si realizza così il modello maestro che una volta squadrato con la macchina squadramodelli, è posto nell’ articolatore per l’analisi dell’articolazione e la progettazione.
Si ricostruiscono in cera i denti mancanti e si procede poi all’eliminazione dei sottosquadri..
Si duplica il modello con gelatina o silicone tramite colatura nel duplicatore e stazionamento in muffola.
Si cola il modello con materiale refrattario e si sottopone a tempratura nel forno di riscaldamento (200-250°C).
Si realizza il modellato tramite preformati in cera, che sono assemblati e rifiniti con spatola e bunsen.
Il modellato si pone nella fonditrice per la “fusione a cera persa” ovvero sostituzione della cera con metallo fuso; una volta freddato è sottoposto al processo di sgrassatura (nella vaporizzatrice), sabbiatura, e rifinitura per l’inserzione sul modello maestro.
Una volta verificata la correttezza del manufatto ottenuto si passa a nuova sabbiatura seguita dalla lucidatura elettrolitica e meccanica con gomma abrasiva (micromotore).
Prima del montaggio degli elementi, lo scheletrato è sottoposto a processi di spazzolatura e vaporizzazione.

ADDETTI

2 - 3

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

Attrezzatura
Strumenti di fusione (Fonditrici)*
Forno di riscaldamento
Fresatore parallelometro
Lucidatrice
Saldatrice a gas
Duplicatore modelli
Sabbiatrice
Attrezzi manuali (tazze da impasto ,spatole, muffole, perni di colata, preformati)
Vaporizzatore
Micromotore
Rapida
Vibratore
Squadramodelli
Bunsen
Fresatrice ad alta velocità (Rapida)
Pulitrice ad ultrasuoni
Bagno elettrolitico
Aspiratori localizzati
Banchi aspiranti
Cappe aspiranti

*Sono state osservate molteplici tipi di fonditrici: ad induzione, elettriche con o senza sottovuoto, a pressofusione e con utilizzo cannello

* Nelle fonditrici a pressofusione e sottovuoto, il metallo fuso penetra nel cilindro di fusione per la depressione che si viene a creare e quindi non è presente la centrifugazione.

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

Nelle operazioni di fusione, ed in particolare nel passaggio del crogiolo dal forno di riscaldamento alla fonditrice, è possibile il contatto accidentale con materiale incandescente; vengono utilizzati guanti e pinze, tuttavia è stato riscontrato un infortunio da caduta del crogiolo.

Nelle fonditrici con centrifuga di vecchia produzione è possibile il contatto accidentale con l’organo in movimento in quanto prive del dispositivo di blocco all’apertura, nonché il contatto accidentale con elementi sotto tensione.

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

Inalazione di polveri di metalli nelle operazioni di fresatura.

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Agenti fisici

Rumore:
Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

Attrezzature lavorazione Leq dB(A)
(ASL RM - B)
Squadramodelli 83
Micromotore 83
Altre attrezzature <80

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d

MANSIONE Lep, d
(ASL RM - B)
Operatore <80

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

Le attività di realizzazione degli scheletrati sono generalmente svolte in laboratori specializzati cui si rivolge quasi la totalità dei piccoli laboratori odontotecnici; i laboratori di maggiori dimensioni svolgono tutte le attività in proprio.

I banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

La modellatura della cera può comportare sollecitazioni per i polsi e gli avambracci degli operatori.

M.M.C.

Non osservata

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

E’ risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.
Tali attrezzature, inoltre, sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste.
Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

Lesioni provocate da materiale proiettato nell’utilizzo delle fresatrici

Piccole abrasioni contusioni taglio da utensili

Patologie respiratorie di tipo allergico da metalli

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

Caduta materiali incandescenti nella fase di trasporto del cilindro dal forno di riscaldamento alla
fonditrice e nella fase di tempratura


Scheda 3

FASE LAVORATIVA: PROTESI FISSE

Cap 1 - DESCRIZIONE FASE

Le impronte, provenienti dallo studio odontoiatrico, vengono sanificate a spruzzo o ad immersione tramite disinfettanti clorurati o composti quaternari d’ammonio; il modello è realizzato tramite colatura con gesso miscelato ad acqua viene quindi per prima cosa squadrato con l’apposita macchina squadramodelli e poi tagliato per isolare i monconi da rendere sfilabili e puliti.
Successivamente sono effettuati, con l’aiuto di un foragessi, dei fori nella parte inferiore del modello in corrispondenza dei monconi. Tali fori serviranno per la posizionatura dei perni sfilabili.
Si posizionano quindi i perni e si colano con il gesso.
Realizzato il modello in cera del moncone (cappetta), questo viene colato con del materiale refrattario, ed inserito nel forno di riscaldamento (400°C e 900°C): durante questo ciclo si elimina la cera (cera persa).
Si pone quindi nel cilindro di fusione, che viene inserito nella fonditrice; qui dopo l’introduzione della lega metallica, si arriverà alla realizzazione della base del manufatto.
Il modello così ottenuto è sabbiato, controllato visivamente e rifinito con la fresatrice.
Il processo successivo prevede il rivestimento finale del manufatto fuso con ceramica o resina acrilica.
A seconda del materiale adoperato si usa procedere in maniera differente: per la ceramica si applica la lega ceramica sul manufatto metallico e si pone in forno per l’ossidazione. Una volta freddato è spruzzato o pennellato con l’opaco (vernice per la mescola delle masse ceramiche), si applica la dentina e lo smalto e si rimette nuovamente in forno; il processo si ripete una o più volte fino ad ottenere il colore desiderato.
Infine il modello è rifinito con frese rotanti di maggiore durezza, lucidato con appositi prodotti e rimesso in forno per la cottura finale.
Per la resina acrilica esistono due metodiche: il processo in muffola e il processo in polimerizzatore.
Nel processo in muffola si applica l’opaco sul modello e lo si fa polimerizzare. Si stende quindi la cera e s’inserisce nella muffola, poi si cola il gesso in modo da ottenere la duplicazione del modello. La cera eccedente è eliminata mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.
Si zeppa successivamente la resina acrilica, la si pressa e si pone in muffola in acqua bollente per tempi variabili a seconda del prodotto utilizzato.
Il modello è rifinito mediante frese rotanti. Sullo stesso è applicata la dentina e gli smalti e viene quindi rimesso nella muffola in acqua bollente.
Il modello ultimato è rifinito con frese rotanti e lucidato tramite pomice e pasta lucidante.
Per il secondo processo detto di polimerizzazione si usa inizialmente stendere l’opaco e attendere fino a che si sia polimerizzato. Si arriva alla modellazione in resina acrilica e si pone il modello nella macchina polimerizzatrice per una o più volte.
Si passa alla rifinitura tramite frese rotanti. Sul prodotto è applicata la dentina e lo smalto e quindi viene ricollocato nella polimerizzatrice.
Si rifinisce infine il modello con frese rotanti e lo si lucida con pomice e pasta lucidante.


Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

Attrezzatura
Strumenti di fusione (Fonditrici)*
Forno cottura porcellana
Forno preriscaldato per cilindri
Fresatore parallelometro
Lucidatrice
Polimerizzatore
Segamodelli elettrico
Saldatrice a gas
Duplicatore modelli
Sabbiatrice
Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole, perni di colata)
Vaporizzatore
Micromotore
Microscopio
Pressa
Pentola a pressione
Aerografo
Foragessi
Vibratore
Squadramodelli
Bunsen
Pulitrice ad ultrasuoni
Miscelatore sottovuoto
Bagno elettrolitico
Articolatore
Aspiratori localizzati
Banchi aspiranti
Cappe aspiranti

*Sono state osservate molteplici tipi di fonditrici: ad induzione, elettriche con o senza sottovuoto, a pressofusione e con utilizzo cannello
* Nelle fonditrici a pressofusione e sottovuoto, il metallo fuso penetra nel cilindro di fusione per la depressione che si viene a creare e quindi non è presente la centrifugazione.

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

Nelle operazioni di fusione, ed in particolare nel passaggio del crogiolo dal forno di riscaldamento alla fonditrice, è possibile il contatto accidentale con materiale incandescente; vengono normalmente utilizzati guanti e pinze; è stato riscontrato un infortunio da caduta del crogiolo e conseguente schizzo di materiale incandescente.

Nelle fonditrici con centrifuga di vecchia produzione è possibile il contatto accidentale con l’organo in movimento in quanto prive del dispositivo di blocco all’apertura, nonché il contatto accidentale con elementi sotto tensione.

Nelle operazioni di decappaggio esiste la possibilità di contatti accidentali con acido fluoridrico e di schizzi (non si utilizzano occhiali protettivi).

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

Inalazione di polveri di metalli nelle operazioni di fresatura.

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nelle operazioni di zeppatura e miscelatura delle resine

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Agenti fisici

Rumore:
Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

Attrezzature lavorazione Leq dB(A)
(ASL RM - B)
Micromotore 83
Squadramodelli 83
Altre attrezzature <80

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d

MANSIONE Lep, d
(ASL RM - B)
Operatore <80

TRASVERSALI ORGANIZZATIVI

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.
La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.
Tali attrezzature inoltre sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste.
Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

M.M.C.

Non osservata

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

Ustioni di lieve entità da contatto con acidi

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura della ceramica

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

Patologie respiratorie di tipo allergico da metalli

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

Caduta materiali incandescenti nella fase di trasporto del cilindro dal forno di riscaldamento alla
fonditrice

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non osservati

Scheda 4

FASE LAVORATIVA: PROTESI MOBILI

Cap 1 - DESCRIZIONE FASE

Le impronte provenienti dallo studio odontoiatrico vengono per prima cosa sanificate, a spruzzo o ad immersione, utilizzando prevalentemente disinfettanti clorurati o composti quaternari d’ammonio; successivamente, per mezzo di colatura con gesso miscelato ad acqua, è realizzato il modello.
Si costruisce quindi un vallo in cera su base-plate o resina.
Il modello ottenuto è posto in articolatore: si montano così i denti preformati, scelti in base al colore ed alla misura sul base-plate con cera.
Quando lo stesso è conforme a quello prescritto dallo studio odontoiatrico il modello, con il base-plate e i denti montati, viene ricoperto di cera (ceratura) e posto nella muffola nella quale si procede alla colatura di gesso.
Successivamente la cera è eliminata mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.
Si zeppa quindi la resina acrilica, si pressa e si pone il tutto nella muffola in acqua bollente; i tempi e le temperature variano secondo i prodotti utilizzati.
Il modello è rifinito con frese rotanti e lucidato con pomice e pasta lucidante.

ADDETTI

2 - 3

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

Attrezzatura
Articolatore
Lucidatrice
Polimerizzatore
Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole)
Vaporizzatore
Micromotore
Vibratore
Squadramodelli
Bunsen
Pulitrice ad ultrasuoni
Squadramodelli
Pressa
Miscelatore sottovuoto
Aspiratori localizzati
Banchi aspiranti
Cappe Aspiranti
Pentola a pressione

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia con possibile fuoriuscita dei gas.

Le tubazioni di distribuzione dei gas e dell’aria compressa non sono, nel 90% dei casi, correttamente evidenziati con i colori previsti dalle norme UNI.

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nella zeppatura e miscelatura delle resine

Inalazione di polveri di pomice nelle operazioni di lucidatura

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Agenti fisici

Rumore:

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

Attrezzature lavorazione Leq dB(A)
(ASL RM - B)
Micromotore 83
Squadramodelli 83
Altre attrezzature <80

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d

MANSIONE Lep, d
(ASL RM - B)
Operatore <80

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.
La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.
Tali attrezzature inoltre sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste.
Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

M.M.C.

Non osservata

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

Patologia respiratoria di tipo allergico da resine acriliche

M.M.C.

Non osservata

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

Insufficiente formazione è risultata l’informazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro che non sono utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.
Tali attrezzature inoltre sono risultate ,per la maggior parte, di non recente fabbricazione e quindi alquanto vetuste.
Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non osservati


Scheda 5

FASE LAVORATIVA: PROTESI PROVVISORIE FISSE

Cap 1 - DESCRIZIONE FASE

La fase lavorativa ha inizio con la “sanificazione” a spruzzo o ad immersione delle impronte che provengono dallo studio odontoiatrico. Si utilizzano prevalentemente disinfettanti clorurati o sali quaternari d’ammonio. Si realizza il modello tramite colatura con gesso miscelato ad acqua; si effettua la squadratura e si pone in articolatore per la verifica delle articolazioni.
La protesi provvisoria può essere realizzata in muffola a caldo o per polimerizzazione secondo la richiesta dello studio odontoiatrico.

Processo in muffola

Si realizzano, sul modello, i denti mancanti in cera e si eliminano i sottosquadri.
Si duplica il modello con gesso tramite colatura nel duplicatore e successivo stazionamento in muffola.
La cera eccedente è eliminata mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.
S’inserisce la resina acrilica, “zeppatura”, si pressa e poi si pone in muffola in acqua bollente; i tempi e le temperature variano secondo i prodotti utilizzati.
Il modello è rifinito con frese rotanti e lucidato tramite pomice e pasta lucidante.


Processo in macchina polimerizzatrice

Si realizzano, sul modello, i denti mancanti in cera e si eliminano i sottosquadri.
Il modello è duplicato con gesso tramite colatura nel duplicatore.
Si elimina quindi la cera mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.
Si zeppa quindi la resina acrilica, direttamente sul modello e si pone in macchina polimerizzatrice.
Il modello è rifinito infine con frese rotanti e lucidato tramite pomice e pasta lucidante.

ADDETTI

2 - 3

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

Attrezzatura
Lucidatrice
Polimerizzatore
Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole)
Vaporizzatore
Micromotore
Vibratore
Squadramodelli
Bunsen
Pulitrice ad ultrasuoni
Pressa
Pentola a pressione
Miscelatore sottovuoto
Pentola a pressione
Articolatore
Aspiratori localizzati
Banchi aspiranti
Cappe aspiranti

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia con possibile fuoriuscita dei gas.

Le tubazioni di distribuzione dei gas e dell’aria compressa non sono, nel 90% dei casi, correttamente evidenziati con i colori previsti dalle norme UNI.

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nella zeppatura e miscelatura delle resine

Inalazione di polveri di pomice nelle operazioni di lucidatura

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Agenti fisici

Rumore:
Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :
Attrezzature lavorazione Leq dB(A)
(ASL RM - B)
Micromotore 83
Squadramodelli 83
Altre attrezzature <80

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d

MANSIONE Lep, d
(ASL RM - B)
Operatore <80

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.
La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.
Tali attrezzature inoltre sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste.
Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

M.M.C.

Non osservata

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

Patologia respiratoria di tipo allergico da resine acriliche

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non osservati


Scheda 6

FASE LAVORATIVA: RIPARAZIONI PROTESI FISSE

Cap 1 - DESCRIZIONE FASE

La lavorazione inizia con la sanificazione a spruzzo o ad immersione delle impronte, provenienti dagli studi odontoiatrici con le protesi fisse da riparare. Si utilizzano prevalentemente disinfettanti clorurati o sali quaternari di ammonio.
Preliminarmente si isolano con cera le cappette della protesi. Si realizza la colatura con gesso miscelato ad acqua ottenendo così il modello che, dopo essere stato squadrato con l’apposita macchina, è messo nell’articolatore con la protesi da riparare inserita.
A seconda del danno riscontrato può essere necessario riparare la parte danneggiata in metallo, ceramica o resina.
Nel caso del danno sul metallo si procede all’eliminazione della ceramica tramite decappaggio con acido fluoridrico, successiva saldatura e ricostruzione ceramica.
Nel caso di riparazione della ceramica si applica nuovamente l’opaco, si pone nel forno (per una o più volte), si applica la dentina e lo smalto e si rimette nuovamente in forno (per una o più volte).
Infine il modello è rifinito con frese rotanti di maggiore durezza, lucidato con appositi prodotti e rimesso in forno per la cottura finale.
Nel caso della resina, si apre la frattura tramite fresatura e si cola la resina nuova, si pone in muffola in acqua bollente per tempi variabili a seconda del prodotto utilizzato, o nella macchina polimerizzatrice per una o più volte. Si passa alla rifinitura tramite frese rotanti. Sul prodotto si applicano la dentina e gli smalti e lo si ricolloca nella polimerizzatrice.
Si rifinisce infine il modello con frese rotanti e lo si lucida con pomice e pasta lucidante.

ADDETTI

2 - 3

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

Attrezzatura
Forno cottura porcellana
Lucidatrice
Polimerizzatore
Saldatrice a gas
Sabbiatrice
Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole, perni di colata)
Vaporizzatore
Micromotore
Microscopio
Pressa
Pentola a pressione
Aerografo
Vibratore
Bunsen
Pulitrice ad ultrasuoni
Miscelatore sottovuoto
Bagno elettrolitico
Articolatore
Aspiratori localizzati
Banchi aspiranti
Cappe aspiranti

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

Nelle operazioni di decappaggio esiste la possibilità di contatti accidentali con acido fluoridrico e di schizzi (non si utilizzano occhiali protettivi).

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

Inalazione di polveri di metalli nelle operazioni di fresatura.

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nelle operazioni di zeppatura e miscelatura delle resine

Esposizione a vapori di solvente nella fase di attacco chimico alla ceramica

Agenti fisici

Rumore:
Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

Attrezzature lavorazione Leq dB(A)
(ASL RM - B)
Micromotore 83
Squadramodelli 83
Altre attrezzature <80

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d

MANSIONE Lep, d
(ASL RM - B)
Operatore <80

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.
La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.
Tali attrezzature inoltre sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste.
Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

M.M.C.

Non osservata

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

Ustioni di lieve entità da contatto con acidi

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura della ceramica

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

Patologie respiratorie di tipo allergico da metalli

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

Caduta materiali incandescenti nella fase di trasporto del cilindro dal forno di riscaldamento alla
fonditrice

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non osservati

Scheda 7

FASE LAVORATIVA: PROTESI COMBINATE

Cap 1 - DESCRIZIONE FASE

Una particolare cura va riservata alla descrizione del ciclo di preparazione della protesi combinata. Essa è la risultante dell’unione di una protesi fissa (corona o ponte) con una mobile (scheletrato). L’una è unita all’altra per mezzo di attacchi metallici.
I processi lavorativi sono analoghi a quelli effettuati per le due tipologie di manufatti già descritti nelle schede n. .2 – 4.
Si inizia con la realizzazione della parte scheletrica della protesi fissa che, a realizzazione avvenuta, viene inviata al Laboratorio specializzato o al reparto per la realizzazione dello scheletrato e per il successivo montaggio delle due protesi tramite gli attacchi metallici.
La lavorazione ha inizio quando le impronte, provenienti dallo studio odontoiatrico, vengono sanificate e tramite colatura con gesso miscelato ad acqua è realizzato il modello che viene per prima cosa squadrato con l’apposita macchina squadramodelli e poi tagliato per isolare i monconi da rendere sfilabili e puliti. Si realizza il modello in cera del moncone (cappetta), che è colato con del materiale refrattario (scelto fra quelli adatti alle alte temperature), posto in un cilindro di fusione e inserito nel forno di riscaldamento (400°C e 900°C): durante questo ciclo si elimina la cera (cera persa).
Si pone il cilindro di fusione nella fonditrice; qui, con l’introduzione della lega metallica si arriverà alla realizzazione della base del manufatto.
Il modello così ottenuto è sabbiato, controllato visivamente e rifinito con la fresatrice.
Si procede quindi al rivestimento finale del manufatto fuso tramite ceramica o resina acrilica.
A seconda del materiale adoperato si usa procedere in maniera differente: per la ceramica si applica la lega ceramica sul manufatto metallico e si pone in forno per l’ossidazione. Una volta freddato è spruzzato o pennellato con l’opaco (vernice per la mescola delle masse ceramiche), si applica la dentina e lo smalto e si rimette nuovamente in forno; il processo si ripete per una o più volte fino ad ottenere il colore desiderato.
Infine il modello è rifinito con frese rotanti di maggiore durezza, lucidato con appositi prodotti e rimesso in forno per la cottura finale.
Per la resina acrilica esistono due metodiche: il processo in muffola e il processo in polimerizzatrice.
Nel processo in muffola si applica l’opaco sul modello e lo si fa polimerizzare. Si stende quindi la cera e s’inserisce nella muffola, poi si cola il gesso in modo da ottenere la duplicazione del modello. La cera eccedente è eliminata mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.
Si zeppa successivamente la resina acrilica, la si pressa e si pone in muffola in acqua bollente per tempi variabili a seconda del prodotto utilizzato.
Il modello è rifinito mediante frese rotanti. Sullo stesso è applicata la dentina e lo smalto, viene quindi rimesso nella muffola in acqua bollente.
Il modello ultimato è rifinito con frese rotanti e lucidato tramite pomice e pasta lucidante.
Per il secondo processo detto di polimerizzazione si usa inizialmente stendere l’opaco e attendere fino a che si sia polimerizzato. Si arriva alla modellazione in resina acrilica e si pone il modello nella macchina polimerizzatrice per una o più volte.
Si passa alla rifinitura tramite frese rotanti. Sul prodotto è applicata la dentina e lo smalto e quindi viene ricollocato nella polimerizzatrice.
Si rifinisce infine il modello con frese rotanti e lo si lucida con pomice e pasta lucidante.
Per il secondo processo detto di polimerizzazione si usa inizialmente stendere l’opaco e attendere fino a che sia polimerizzato.Si arriva alla modellazione della resina acrilica e si pone il modello nella macchina polimerizzatrice per una o più volte.
Si passa alla rifinitura tramite frese rotanti.Sul manufatto vengono applicati la dentina e lo smalto e viene ricollocato nella polimerizzatrice.
A questo punto si trasferisce la protesi fissa ed il modello in cera al Laboratorio specializzato o al reparto per la realizzazione dello scheletrato dove di si duplica il modello con gelatina o silicone tramite colatura nel duplicatore e stazionamento in muffola.
Si cola il modello con materiale refrattario e si sottopone a temperatura nel forno di riscaldamento (200-250°C) oppure per immersione.
Si realizza il modellato tramite preformati in cera, che sono assemblati e rifiniti con spatola e bunsen.
Il modellato si pone nella fonditrice per la “fusione a cera persa” e una volta freddato è sottoposto al processo di sgrassatura (nella vaporizzatrice), sabbiatura, e rifinitura per l’inserzione sul modello maestro.
Una volta verificata la correttezza del manufatto ottenuto si passa a nuova sabbiatura seguita dalla lucidatura elettrolitica e meccanica con gomma abrasiva (micromotore).
Le due protesi assemblate vengono quindi inviate allo studio odontoiatrico per la verifica della correttezza sul paziente.
Una volta constatata l’esattezza del manufatto, lo stesso è rinviato allo studio odontotecnico dove verrà collocato su articolatore dove sarà completata sia la parte estetica della componente fissa che quella dello scheletrato.
Si rifinisce infine il modello con frese rotanti e lo si lucida con pomice e pasta lucidante.

ADDETTI

2 - 3

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

Attrezzatura
Strumenti di fusione (Fonditrici)*
Forno cottura porcellana
Forno preriscaldato per cilindri
Fresatore parallelometro
Lucidatrice
Polimerizzatore
Segamodelli elettrico
Saldatrice a gas
Duplicatore modelli
Sabbiatrice
Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole, perni di colata)
Vaporizzatore
Micromotore
Microscopio
Pressa
Pentola a pressione
Aerografo
Foragessi
Fresatrice ad alta velocità (Rapida)
Vibratore
Squadramodelli
Bunsen
Pulitrice ad ultrasuoni
Miscelatore sottovuoto
Bagno elettrolitico
Articolatore
Aspiratori localizzati
Banchi aspiranti
Cappe aspiranti

 Sono state osservate molteplici tipi di fonditrici: ad induzione, elettriche con o senza sottovuoto, a pressofusione e con utilizzo cannello

• Nelle fonditrici a pressofusione e sottovuoto, il metallo fuso penetra nel cilindro di fusione per la depressione che si viene a creare e quindi non è presente la centrifugazio


Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

Nelle operazioni di decappaggio esiste la possibilità di contatti accidentali con acido fluoridrico e di schizzi (non si utilizzano occhiali protettivi).

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

Inalazione di polveri di metalli nelle operazioni di fresatura.

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nelle operazioni di zeppatura e miscelatura delle resine

Esposizione a vapori di solvente nella fase di attacco chimico alla ceramica

Agenti fisici

Rumore:
Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

Attrezzature lavorazione Leq dB(A)
(ASL RM - B)
Micromotore 83
Squadramodelli 83
Altre attrezzature <80

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d

MANSIONE Lep, d
(ASL RM - B)
Operatore <80

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

Le attività di realizzazioni degli scheletrati sono generalmente svolte in laboratori specializzati cui si rivolge quasi la totalità dei piccoli laboratori odontotecnici, mentre in quelli di maggiori dimensioni è svolta direttamente in loco.

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.
La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.
Tali attrezzature inoltre sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste.
Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura della ceramica

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

Patologie respiratorie di tipo allergico da metalli

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

Caduta materiali incandescenti nella fase di trasporto del cilindro dal forno di riscaldamento alla
fonditrice


Scheda 8

FASE LAVORATIVA: RIPARAZIONI PROTESI MOBILI

Cap 1 - DESCRIZIONE FASE

Generalmente, quando l’infrazione della protesi è lieve, si realizza la riparazione direttamente nel laboratorio odontotecnico senza l’intervento del dentista. Se la cosa è più complessa il cliente si reca invece presso lo studio medico dove quest’ultimo prende un’impronta di posizione.
Tale impronta, una volta arrivata presso lo studi odontotecnico, viene colata con gesso ed acqua.
Sul modello, tramite fresatura, si apre la frattura stessa; si posiziona quindi su di esso la protesi e si cola la resina nuova.
Si pone nella muffola in acqua bollente; i tempi e le temperature variano secondo i prodotti utilizzati.
Il modello è rifinito con frese rotanti e lucidato con pomice e pasta lucidante.

ADDETTI

2 - 3

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

Attrezzatura
Lucidatrice
Polimerizzatore
Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole)
Micromotore
Vibratore
Pulitrice ad ultrasuoni
Pressa
Miscelatore sottovuoto
Aspiratori localizzati
Banchi aspiranti
Cappe Aspiranti
Pentola a pressione

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):
sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e
M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nelle operazioni di zeppatura e miscelatura delle resine

Agenti fisici

Rumore:
Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

Attrezzature lavorazione Leq dB(A)
(ASL RM - B)
Micromotore 83
Squadramodelli 83
Altre attrezzature <80

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d

MANSIONE Lep, d
(ASL RM - B)
Operatore <80

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto da resine acriliche

Patologie respiratorie di tipo allergico da resine acriliche

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non osservati




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Il contenuto della banca dati Profili di rischio rappresenta una prima base informativa, sviluppata grazie alla collaborazione dei Servizi di prevenzione delle Asl, aperta a tutti i contributi finalizzati all’aggiornamento dei profili esistenti, all’integrazione di nuovi profili nella banca dati, al collegamento con altre sorgenti informative (Sistema nazionale di sorveglianza infortuni e malattie professionali, Banche dati su fattori di rischio, Buone pratiche, ecc.) che approfondiscono temi specifici trattati nel profilo.


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PERTANTO IL PRESENTE PROFILO DI RISCHIO E’ DA LEGGERSI PER AVERE INDICAZIONE DESCRITTIVA SUI RISCHI PRESENTI NEL COMPARTO MA VERIFICARE SEMPRE SE VALORI LIMITE E ALTRO SIA STATO SUPERATO DA DISPOSIZIONI NORMATIVE SUCCESSIVE.
RIMANE COMUNQUE UN UTILE STRUMENTO PER AVERE INFORMAZIONI SUI RISCHI DI COMPARTO.

Fonte:Profili di rischio Inail

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