Profili di Rischio di Comparto Fisioterapisti

Profili di Rischio di Comparto Laboratori fisioterapici

PROFILI DI RISCHIO


Capitolo 1 - “1. - 4. Accoglienza – Stesura cartella medica”
 
 
Attività  di  accoglienza  del  paziente  e  registrazione  (anche  informatica)  del  suo programma terapeutico.
Gli operatori accolgono il paziente, prendono visione della ricetta medica e in base a questa definiscono tipologia e durata dei trattamenti; spesso in questa fase viene definito il calendario degli appuntamenti.
Tale attività può essere svolta saltuariamente (mediamente tre volte a settimana per circa
1 ora) da operatori che normalmente svolgono mansioni diverse, come ad esempio i fisioterapisti stessi o da personale amministrativo, laddove è presente, che alterna ai normali compiti l'attività di accoglienza. Analogamente accade per quanto riguarda la fase di stesura della cartella medica, seguente al trattamento.
 
 
 
Capitolo 2 - “Attrezzature, Macchine e Impianti”
 
 
Macchina:Computer
 
Attrezzatura: hardware e software per ipovedenti-non vedenti.
Utilizzo: Per l'attività di gestione amministrativa (inserimento dati attività svolta) della fisioterapia, l'operatore non vedente o ipovedente ha bisogno di avere un personal computer dotato di hardware e software specifico (conforme ai requisiti di accessibilità all'uso degli strumenti informatici).
 
 
Capitolo 3 - “Il fattore di rischio”
 
 
Fattore di Rischio: lavoro al videoterminale
 
Capitolo 4 - “Il danno atteso”
 
 
Danno: disturbi muscolo-scheletrici
Relativo al fattore di rischio: lavoro al videoterminale
Descrizione: gli effetti del lavoro al videoterminale coinvolgono l'attitudine fisica degli operatori, pertanto occorre evitare che alcuni soggetti possano subire un'accelerazione di fenomeni degenerativi o un sovraccarico funzionale (ad esempio soggetti con condizioni patologiche preesistenti a carico dell'apparato muscoloscheletrico).
 
Danno: disagio psicologico
Relativo al fattore di rischio: lavoro al videoterminale.
Descrizione: la mancanze di attrezzature hardware e software per non vedenti comporta disagio psicologico negli operatori, che in alcune aziende del comparto (in particolare le Aziende sanitarie locali) raggiungono il 37% degli addetti.
 
Danno: disturbi da affaticamento visivo
Relativo al fattore di rischio: lavoro al videoterminale
Descrizione: gli effetti del lavoro al videoterminale coinvolgono l'attitudine fisica degli operatori pertanto occorre evitare alcuni soggetti possono subire un'accelerazione  dei fenomeni degenerativi o un sovraccarico funzionale (ad esempio soggetti con condizioni patologiche preesistenti a carico dell'apparato visivo).
 
Danno: disturbi muscolo-scheletrici
Relativo  al  fattore  di  rischio:  trasversali>C1  ORGANIZZAZIONE  DEL LAVORO>lavoro ai VDT (es. DATA ENTRY).
 
Danno: disturbi da affaticamento visivo
Relativo al Fattore di Rischio: trasversali>C1 ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO>lavoro ai VDT (es. DATA ENTRY).
 
 
 
Capitolo 5 - “Gli interventi”
 
 
Intervento: microclima
Relativo al fattore di rischio: lavoro al videoterminale
Descrizione: il comfort termico è un aspetto importante per chi utilizza il videoterminale. Negli uffici si raccomanda una temperatura di almeno 18 °C d’inverno (18-22 °C) mentre nel periodo estivo è importante che la differenza tra la temperatura interna e quella
esterna non superi i 7 °C. L’umidità relativa deve essere compresa tra il 40% e il 60%. In caso di condizionamento dell'aria ambiente la velocità dell'aria non dovrebbe superare 0,1 m/s.
 
Intervento: hardware e software per non vedenti
Relativo al fattore di rischio: lavoro al videoterminale
Descrizione: esistono in commercio softwares in grado di effettuare sintesi vocale che potrebbero rendere fruibili le risorse informatiche anche agli utenti non vedenti.
 
 
 
Intervento: illuminazione
Relativo al fattore di rischio: lavoro al videoterminale
Descrizione: garantire un idoneo livello di illuminamento dello schermo e dell'ambiente di lavoro, eliminando abbagliamenti o riflessi, sia per la luce artificiale che naturale.
 
Intervento: posture
Relativo al fattore di rischio: lavoro al videoterminale
Descrizione: garantire  una  postura  corretta  della  schiena,  degli  arti  superiori  e  delle gambe. Tutte le postazioni al videoterminale devono essere conformi a quanto previsto dall’allegato VII del d.lgs. 626/94, così come modificato dal d.lgs. 242/96, in particolare per quanto riguarda le condizioni del posto di lavoro, che comprendono i monitor, la tastiera, il tavolo, il sedile e gli eventuali porta documenti e poggiapiedi.
 
 
Capitolo 1 - “2 Terapia fisica”
 
 
Le apparecchiature che negli ambulatori di terapia fisica emettono radiazioni non ionizzanti ( NIR) sono prevalentemente date da magnetoterapia, marconi e radar terapia. Per quanto concerne l'uso della marconi e della radar, in questi ultimi tempi, nei servizi pubblici c'è stata una radicale riduzione. Continua l'uso della magnetoterapia, anche se si tratta di una terapia in fase decrescente. Vengono ad oggi maggiormente utilizzati apparecchi ad ultrasuoni e elettroterapie che, dal punto di vista di esposizione a NIR, creano molto meno problemi rispetto alle precedenti apparecchiature.
Vengono descritte di seguito le principali applicazioni NIR, gli scopi e le modalità di applicazione nelle aziende del comparto. Si riportano alcune procedure operative messe a punto per facilitare la corretta esecuzione dei compiti specifici degli operatori e per garantire la sicurezza dell’operatore e dell’utente.
 
CORRENTI DI STIMOLAZIONE
Si utilizzano correnti a intensità, forma d'onda, durata e frequenza particolari come la corrente faradica, la corrente esponenziale, la corrente di Kotz e le correnti rettangolari; in modo  da provocare contrazioni muscolari (effetto eccitomotorio) .
Riportiamo la procedura di applicazione definita in aziende del comparto:
1. posizionare il paziente e il segmento da trattare, verificare lo stato della cute
2. verificare la condizione neuromotoria per la scelta della tipologia di corrente da utilizzare
3. individuare la misura dell’elettrodo più adatta alla tipologia della corrente e alla zona da trattare
4. inumidire le spugne
5. applicare gli elettrodi in modo stabile con cinghiette elastiche
6. accendere e programmare l’apparecchio
7. l'intensità della corrente viene regolata sulla base di una apprezzabile e/o valida contrazione muscolare.
 
 
 
8. azzerare l'intensità della corrente prima di  togliere gli elettrodi dal paziente
La potenza viene erogata in relazione all'efficacia della contrazione muscolare indotta e alla tolleranza cutanea del paziente per una durata di 15 minuti di cui 8 con l'operatore (tempo che può arrivare a 20 minuti in caso di trattamento puntiforme).
 
 
 
CORRENTI DIADINAMICHE
Sono correnti unidirezionali ed emisinusoidali a bassa frequenza. L'apparecchio può erogare  cinque  tipi  di  correnti  diadinamiche  con  diversa  frequenza:  Monofase  fissa, Difase fissa, Corto periodo, Lungo periodo, Sincopata, utilizzate prevalentemente a scopo antalgico ma anche trofico ed eccitomotorio.
Riportiamo la procedura di applicazione definita in aziende del comparto:
1. posizionare il paziente e il segmento da trattare, verificare lo stato della cute
2. individuare la misura dell’elettrodo più adatta alla zona da trattare
3. individuare le zone algiche
4. inumidire le spugne
5. applicare gli elettrodi in modo stabile con cinghiette elastiche o cerotto ipoallergico ad una distanza di circa 5 cm
6. accendere e programmare l’apparecchio
7. individuare il livello di tollerabilità della corrente con il paziente, il quale deve essere informato che deve chiamare l'operatore in caso di variazione della percezione dell'intensità.
8. azzerare l'intensità della corrente prima di  togliere gli elettrodi dal paziente
La potenza erogata è valutata in relazione alla tollerabilità del paziente, il trattamento ha una durata di 16 minuti di cui 8 di tempo operatore.
 
 
 
JONOFORESI
La jonoforesi sfrutta la corrente continua per introdurre medicamenti nell'organismo. L'effetto del trasporto di ioni medicamentosi attraverso la parete cutanea si ottiene mediante correnti unidirezionali, fra queste il maggiore effetto viene realizzato dalla corrente continua, che mantiene costante nel tempo l'intensità, consentendo ai farmaci impiegati di raggiungere i tessuti più profondi.
Riportiamo la procedura di applicazione definita in aziende del comparto:
1.  posizionare  il  paziente  e  il  segmento  da  trattare,  verificare  lo  stato  della  cute  e detergerlo
2. individuare la misura dell’elettrodo più adatta alla zona da trattare (5x5  -- 10x12)  con relativa spugna a tasca o più ampia della superficie dell’elettrodo
3. inumidire con  H2O distillata  le spugnette, applicare l’agente fisico su quella a contatto con l’elettrodo di polarità corrispondente a quella del principio attivo
4. applicare la spugnetta con il principio attivo sulla zona algica (evitando l’effetto punta) che deve essere piana su tutta la superficie dell’elettrodo e l’altra su una zona adiacente o contrapposta, bloccandole alla cute in modo stabile (cinghiette elastiche o cerotto ipoallergico)
5. informare il paziente che in presenza di qualsiasi sensazione diversa da un debole formicolio deve essere immediatamente chiamato il personale
6. accendere e programmare  l’apparecchio
7. azzerare l'intensità della corrente prima di  togliere gli elettrodi dal paziente
L'intensità di corrente erogata varia in relazione alle dimensioni dell'elettrodo e va da 0,3 mA a 1,8 mA, il trattamento ha una durata di 20 minuti di cui 10 di tempo operatore.
 
 
 
TENS
Dall'inglese "Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator" ovvero "Elettrostimolazione Nervosa Transcutanea". La T.E.N.S. viene attuata con una corrente rettangolare erogata in bassa frequenza, alta frequenza, burst o modulata. E' applicata per elettroanalgesia per patologie come l'Artrosi, le tendinopatie profonde, l'Osteoporosi e l'ipotrofia muscolare. Riportiamo la procedura di applicazione definita in aziende del comparto:
1. posizionare il paziente e il segmento da trattare, verificare lo stato della cute
2. individuare la misura dell’elettrodo più adatta alla zona da trattare
3. cercare i trigger points
4. cospargere gli elettrodi di gel o inumidire le spugne
5. applicare gli elettrodi in modo stabile con cinghiette elastiche o cerotto ipoallergico
6. accendere e programmare l’apparecchio
7. individuare il livello di tollerabilità della corrente con il paziente, il quale deve essere informato che deve chiamare l'operatore in caso di variazione della percezione dell'intensità.
8. in caso di adattamento sensitivo regolare nuovamente i parametri.
9. azzerare l'intensità della corrente prima di  togliere gli elettrodi dal paziente
10. detergere la cute se si è utilizzato il gel.
La potenza erogata è valutata in relazione alla tollerabilità del paziente, il trattamento ha una durata di 30 minuti, di cui 5 di tempo operatore.
 
 
 
RADAR
Gli apparecchi di radarterapia utilizzano le stesse microonde utilizzate dai rilevatori- localizzatori ad onde radio (RAdio Detecting And Rading) utilizzate in aeronautica e marina, tali onde hanno una lunghezza di 12,4 cm per un frequenza di 2,5 GHz. Riportiamo la procedura di applicazione definita in aziende del comparto:
1. posizionare il paziente in modo adeguato  alla zona da trattare  facendogli togliere gli oggetti metallici
2. l'area da trattare deve essere scoperta, detersa e asciutta dal sudore
3. verificare che il cavo non tocchi il paziente
4. scegliere l' erogatore idoneo alla zona da trattare e posizionarlo perpendicolarmente ad essa ad una distanza non inferiore a 13 cm ed in modo tale che non vi sia dispersione verso altri locali o corridoi
5. informare il paziente di avvertire gli operatori in presenza di effetti indesiderati
6. impostare potenza e tempo di erogazione ed iniziare l'applicazione
7. l'operatore non rimane nel box per il tempo di applicazione
8. spengere l’apparecchio alla fine del tempo di applicazione
La potenza erogata varia dai 70 a 200 W, il trattamento ha una durata di 15 minuti, di cui
5 di tempo operatore.
I limiti previsti per i lavoratori sono superati per una esposizione superiore ai 6 minuti ad una distanza inferiore a circa un metro dall’applicatore; esposizioni di questo tipo sono permesse per tempi di durata inferiore di 6 minuti all’intorno dell’applicatore, come è ipotizzabile visto lo svolgimento del lavoro (Tab.6).
 
 
INFRAROSSI
Vengono utilizzati raggi infrarossi (IR) ovvero onde elettromagnetiche con lunghezza d'onda compresa fra 7.600 ed i 150.000 Å, nella terapia vengono utilizzati IRA ossia onde di lunghezza dai 7.600 ai 14.000 Å. Ogni corpo caldo emette infrarossi ma per la fisioterapia vengono utilizzate apparecchiature con lampade il cui elemento radiante è un filamento al tungsteno contenuto in tubi di quarzo al cui interno vi è vuoto o azoto, variando la temperatura del filamento si riesce a regolare la lunghezza d'onda della radiazione infrarossa.
Riportiamo la procedura di applicazione definita in aziende del comparto:
1. posizionare il paziente in modo adeguato  alla zona da trattare, facendogli togliere gli oggetti metallici
2. posizionare il diffusore dell’apparecchio a 70 cm dalla zona da trattare, in modo perpendicolare alla stessa e curando che non disperda verso altri locali o corridoi
3. applicare i dispositivi di protezione oculare per i pazienti e l’operatore
4. informare il paziente sulla modalità di avvertire gli operatori in presenza di effetti indesiderati
5. impostare il tempo e accendere l’apparecchio
6. spegnere l’apparecchio alla fine del tempo di applicazione
La potenza erogata è pari a 1000W, il trattamento ha una durata di 15 minuti, di cui 5 di tempo operatore.
 
 
 
MARCONITERAPIA
L'apparecchiatura utilizzata eroga onde elettromagnetiche di lunghezza pari a 11m e frequenza di circa 27,3 Hz.
Riportiamo la procedura di applicazione definita in aziende del comparto:
1. posizionare il paziente in modo adeguato   alla zona da trattare e alla modalità di applicazione (diode, monode, piastre), facendogli togliere gli oggetti metallici
2. l'area da trattare deve essere scoperta, detersa e asciutta dal sudore
3. verificare che i cavi non siano a contatto fra loro, non si incrocino e non tocchino il paziente
4. posizionare l'erogatore scelto (diode, monode, piastre) a seconda della zona da trattare, dopo aver interposto, nella modalità a contatto, un telo di cotone.
5. informare il paziente di avvertire gli operatori in presenza di effetti indesiderati
6. impostare sintonia, potenza e tempo di erogazione ed iniziare l'applicazione
7. l'operatore non rimane nel box per il tempo di applicazione
8. spegnere l’apparecchio alla fine del tempo di applicazione
La potenza erogata è variabile e il trattamento ha una durata di 15 minuti, di cui 5 di tempo operatore.
Le emissioni prodotte dal c.e.m. dell’apparato per marconiterapia sono superiori ai limiti previsti per i lavoratori in un raggio che varia da 50 cm a 100 cm, pertanto è consigliabile a scopo cautelativo considerare un raggio di circa 2 metri dall’applicatore per definire la zona critica (intesa come l’area di rispetto all’interno della quale si trova l’area per la diatermia e magnetoterapia). Esposizioni di questo tipo sono comunque permesse all’interno del raggio intorno all’applicatore, in virtù del fatto che la permanenza è di durata inferiore a qualche minuto, date la modalità ipotizzabile nello svolgimento del lavoro. Tutte le posizioni di permanenza prolungata degli operatori vanno collocate a distanze tali   da permettere che i limiti di esposizione previsti siano rispettati. E’ da sottolineare che per la popolazione i limiti sono superati all’interno del box, dove è posizionata la macchina, e possono essere superati anche nelle zone adiacenti. Questo è
 
 
 
dovuto sia alle dimensioni ridotte dei box che non permettono una distanza cautelativa sufficiente, sia ai tempi dei trattamenti fisioterapici, che normalmente superano i 10 minuti.
 
 
 
ULTRAVIOLETTI
Le  onde  elettromagnetiche  appartenenti  all'ultravioletto  (UV)  sono  quelle  la  cui lunghezza d'onda è compresa fra i 3.900 ed i 136 Å. In terapia fisica si utilizzano quelle comprese fra 3.900 e 1.800 Å, ossia gli UVA ( 3.900 - 3.150 Å), gli UVB ( 3.150 - 2.800
Å) e gli UVC ( 2.800 - 1.800 Å).
Riportiamo la procedura di applicazione definita in aziende del comparto:
1. posizionare il paziente in modo adeguato  alla zona da trattare facendogli togliere gli oggetti metallici
2. posizionare il diffusore dell’apparecchio a 1 m dalla zona da trattare, perpendicolare alla stessa, in modo tale che non vi sia dispersione verso altri locali o corridoi
3. applicare i dispositivi di protezione oculare per i pazienti e l’operatore
4. informare il paziente di avvertire gli operatori in presenza di effetti indesiderati
5. impostare il tempo e accendere l’apparecchio
6. spegnere l’apparecchio alla fine del tempo di applicazione
7. areare i locali alla fine dell'applicazione per favorire la dispersione dell'ozono
La potenza erogata è di 500 W, il trattamento ha una durata da 1 ad un massimo di 15 minuti di cui 5 di tempo operatore.
L’impiego di sorgenti UV in campo biomedicale comprende numerose applicazioni riconducibili a due campi fondamentali: quello della sterilizzazione e quello diagnostico – terapeutico.
Limiti: IRPA-INIRC 1989; ICNIRP 1996 Questi limiti definiscono i livelli di esposizione non superabili nell’arco della giornata lavorativa, e si applicano per tutte le sorgenti artificiali, escluse quelle laser e il sole.
 
 
 
LASER
La luce laser viene prodotta attraverso il processo detto di "Emissione stimolata" per il quale un atomo eccitato viene colpito da un fotone che lo forza ad emettere a sua volta fotoni nella stessa direzione e con la stessa lunghezza d'onda del fotone induttore in una reazione a catena il cui risultato è un fascio di fotoni con uguali caratteristiche.
I laser utilizzati in terapia fisica sono a elio-neon, a semiconduttori e a CO2. Le caratteristiche principali dei sistemi laser sono:
• La monocromaticità – La radiazione ha (approssimativamente) un’unica lunghezza d’onda
• La coerenza – La radiazione viene emessa sotto forma di fasci collimati e tende a mantenersi raccolta anche a distanza
• La potenza – Dipende dalla natura e dall’intensità del “pompaggio” del materiale attivo
(CO2, Argon, Elio-Neon, ecc.)
• Modalità di erogazione - Può essere “Continua” o “Pulsata”
I sistemi laser vengono suddivisi in classi (I, II, IIIA, IIIB, IV), in ordine crescente rispetto alla pericolosità per la salute dell’uomo. I sistemi laser di Classe I e II hanno potenze relativamente modeste, i cui valori sono compresi entro gli standard di sicurezza. Non sono in grado di danneggiare l’occhio o la cute, se il fascio investe l’organo per periodi inferiori a 0,25 secondi, sia in modo diretto che indiretto (riflessioni). All’interno di tale intervallo di tempo il riflesso di chiusura palpebrale è
 
 
 
 
 
sufficiente  a  conferire  protezione  ai  tessuti  sottostanti.  Solo  nel  caso  in  cui l’esposizione oculare al fascio sia di tipo diretto e per prolungati periodi di tempo, se il laser è di Classe II, essa può costituire pericolo e pertanto viene raccomandato di non gurdare nel fascio luminoso.
Per le altre Classi le attenzioni da applicare per la sicurezza sono ben dettagliate nelle norme CEI e devono essere seguite sia in fase di installazione nel luogo di lavoro, sia per le protezioni che gli operatori devono indossare.
Per quanto riguarda i limiti per i professionalmente esposti si fa riferimento agli standard dell’ INIRC/IRPA (International Non-Ionizing Radiation Committee/ International Radiation Protection Association), dell’ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists) e dell’ANSI (American National Standards Istitution) ed i valori rappresentano  la  cosiddetta  Esposizione  Massima  Permessa  (EMP)  cioè  il  livello massimo  di  radiazione  cui  l’organismo  umano  può  essere  esposto,  in  condizioni ordinarie, senza riportare effetti dannosi all’occhio e alla cute, sia a breve che a lungo termine.  I  limiti  sono  dati  per  le  più  comuni  tipologie  di  laser  e  sono  distinti  tra esposizione dell’occhio ed esposizione della cute.
 
 
 
ULTRASUONI
Gli apparecchi utilizzati erogano ultrasuoni (US) a frequenza di 1 MHz e/o 3 MHz sfruttando l'effetto piezoelettrico di alcuni materiali, la capacità cioè quando sottoposti ad un campo elettrico di corrente alternata, di emettere vibrazioni la cui frequenza dipende dalla  frequenza  della  corrente  applicata  e  dallo  spessore  del  materiale  utilizzato. Le applicazioni degli US in terapia sono assai diffuse; in questo tipo di applicazioni viene sfruttata la proprietà di assorbimento dei tessuti delle onde US per gli effetti termici prodotti. La International Radiological Protection Association (IRPA) ha studiato e analizzato a fondo la questione dell’esposizione a questo agente fisico, stabilendo dei limiti di esposizione in aria per i lavoratori esposti e per la popolazione (vedere Tabella 7). Gli  apparecchi  impiegati  in  terapia  fisica  erogano,  generalmente,  ultrasuoni  con frequenza di 1 MHz e di 3 MHz. Tali frequenze vanno oltre i limiti dettati dall’IRPA per esposizioni ad ultrasuoni .
 

 
Come si può vedere dai valori riportati in tabella, maggiore attenzione va posta alla frequenza intorno ai 20 KHz, per la quale si hanno limiti per possibili esposizioni più bassi rispetto alle altre frequenze. Da studi specifici effettuati su questo campo di frequenza, si è constatato un disturbo a carico dell’apparato uditivo, dovuto anche alla presenza di armoniche nel vicino campo dell’udibile. I disturbi che possono derivare da esposizioni prolungate a US possono essere anche extrauditivi, con affaticamento eccessivo, nausea e vomito.
Le apparecchiature utilizzate in terapia fisica emettono ultrasuoni con frequenze molto più alte rispetto ai limiti riportati in tabella, sono quindi da escludere effetti uditivi mentre rimane  ancore  non  ben  determinabile  l’effetto  extrauditivo,  pertanto  è  bene  che  le
 
1 Livelli di pressione sonora in dB riferiti a 20 microPascal per ogni banda di un terzo d’ottava e per giornata lavorativa di 8 ore
 
 
 
 
applicazioni dove richiedono la presenza dell’operatore per tutto il periodo della seduta (da 10 a 15 minuti se l’area è estesa) siano tra loro distanziate; questo tempo, tra una seduta di US e l’altra, permette il recupero fisico dell’operatore esposto.
Gli apparecchi utilizzati in fisioterapia che emettono US sono costituiti da un generatore e da una sonda (trasduttore). La sonda può essere sostenuta da un braccio meccanico   o tenuta per tutta la durata dell’applicazione dal paziente o dall’operatore; può essere messa direttamente a contatto della parte da trattare o immersa in vasche con acqua.
La frequenza degli ultrasuoni utilizzati in terapia fisica varia da 0,7 a 3 MHz continui. Riportiamo  la  procedura  di  applicazione,  differenziata  per  tipo  di  somministrazione, definita in aziende del comparto:
A BRACCIO FISSO
1. posizionare il paziente in modo comodo verificando l’assenza di ferite non cicatrizzate nella zona di applicazione e la presenza di oggetti metallici
2. applicazione del trasduttore nella zona algica frapponendo il gel fra cute e testina,
3. impostare i parametri dell’apparecchio ,
4. informare il paziente che qualsiasi alterazione della sensibilità deve essere comunicata immediatamente al personale
5. accendere l’apparecchio e il temporizzatore,
6. l’operatore non rimane nel box per il tempo applicazione.
7. spegnere l’apparecchio al termine del tempo di applicazione procedura
La potenza erogata è pari a 1-1,5W/cm2, il trattamento ha una durata di 10 minuti al massimo di cui 5 di tempo operatore.
A TESTINA MOBILE
1.  deve  essere  seguita  la  stessa  procedura  utilizzata  per  l'applicazione  fissa  con l’operatore che esegue personalmente l'applicazione
La potenza erogata è pari a 1,5W/cm2, il trattamento ha una durata di 10 minuti al massimo e 15 di tempo operatore.
APPLICAZIONE IN ACQUA
1. posizionare il paziente in modo comodo verificando l’assenza di ferite non cicatrizzate nella zona di applicazione
2. immergere il segmento da trattare in acqua
3. immergere solo la parte erogante della testina, che non deve toccare la parte trattata e il fondo del recipiente
4. impostare i parametri dell’apparecchio .
5. informare il paziente che qualsiasi alterazione della sensibilità deve essere comunicata immediatamente al personale.
6. accendere l’apparecchio e il temporizzatore.
7. l’operatore non rimane nel box per il tempo applicazione
8. spegnere l’apparecchio al termine  del tempo di applicazione
La potenza erogata è pari a 1,5-2W/cm2, il trattamento ha una durata di 10 minuti al massimo, di cui 5 di tempo operatore.
 
 
 
MAGNETOTERAPIA
In terapia fisica vengono utilizzati prevalentemente campi magnetici a bassa frequenza e bassa intensità generati da correnti elettriche sinusoidali o rettangolari immesse in un solenoide. Gli apparecchi lavorano generalmente a frequenza fissa di 50 Hz, ma ne esistono a frequenza variabile (che comunque non supera i 100 Hz), e generano campi magnetici di intensità compresa fra 1 e 100 Gauss, raramente oltre.
Riportiamo la procedura di applicazione definita in un'azienda del comparto:
 
 
 
 
1. posizionare il paziente in modo adeguato  alla zona da trattare  facendogli togliere gli oggetti metallici
2. scegliere l'erogatore idoneo alla zona da trattare
3. informare il paziente di avvertire gli operatori in presenza di effetti indesiderati
4. impostare i parametri ed il programma corrispondente alla prescrizione ed iniziare l'applicazione
5. l'operatore non rimane nel box per il tempo di applicazione
6. spegnere l’apparecchio alla fine del tempo di applicazione
La potenza erogata è stabilita in base alla prescrizione, il trattamento ha una durata variabile, anch'essa definita dalla prescrizione, per un tempo operatore di 5 minuti. L’esposizione del personale all’intorno degli applicatori risulta essere inferiore ai limiti. Comunque,  a  fronte  dei  sospetti  avanzati  dagli  ultimi  studi  condotti  sui  campi elettromagnetici in gamma ELF (basse frequenze, 50-60 Hz) è consigliabile adottare le massime precauzioni relativamente ad esposizioni indebite, sia per la popolazione sia per il personale addetto. A questo proposito, al fine di fornire una distanza di riferimento del “raggio di azione” del solenoide, è stata calcolata la distanza alla quale il campo del solenoide diviene simile a quelli ordinariamente presenti negli ambienti di vita confinati: questa distanza è di circa 2 metri.
I campi magnetici prodotti dalla magnetoterapia possono interferire negativamente sul funzionamento dello stimolatore cardiaco  (pace-maker) quando superano 80-160 A/m a
50  Hz  e  40-80  A/m  a  100  Hz.  Date  le  emissioni  presenti  nelle  fisioterapie,  è assolutamente obbligatorio apporre cartelli avvisatori per i portatori di pace-maker, dato che è stato riscontrato che queste apparecchiature subiscono interferenze nel loro funzionamento, in presenza di c.e.m. anche non particolarmente elevati.
 
La marconiterapia e la radarterapia sono le più complesse apparecchiature presenti nella fisioterapia, in quanto emettono campi elettrici e magnetici di considerevole intensità. Vanno quindi prese le massime cautele nel loro utilizzo e nella loro collocazione all’interno del reparto di fisioterapia.
Dalla letteratura e dalle misure che si sono potute raccogliere siamo in grado di evincere che all’intorno di queste apparecchiature si trovano valori rilevanti di campo elettrico (in prossimità degli applicatori si possono superare il migliaio di V/m), è quindi importante porre attenzione al materiale costruttivo del locale, al materiale di arredamento, all’orientamento degli applicatori. In questi ambienti è difficile trovare un valore di fondo inferiore a 5 V/m, il che comporta esposizioni indebite sia per gli addetti sia per la popolazione e si possono produrre interferenze con il corretto funzionamento di altri apparati diagnostici o terapici presenti.
Come già sopra detto, per gli apparati di magnetoterapia, benché non si siano riscontrati valori superiori  a quelli di protezione per gli effetti acuti, è bene applicare il principio di massima cautela, in quanto ancora non si conoscono gli effetti a lungo termine.
Si riportano in Tabella 8 i dati delle misure effettuate dall’U.O. di Fisica Ambientale di ARPAT  nelle  Fisioterapie  della  provincia  di  Firenze  negli  anni  1991  –  1995,  su apparecchi tutt’oggi in servizio, confrontati con i limiti di riferimento dettati da ICNIRP sia  per  i  lavoratori  sia  per  la  popolazione.  E’  evidente  che  ci  sono  possibilità  di esposizione indebita per gli operatori in prossimità dell’applicatore, quando la marconi e la radar sono in funzione, mentre non risulterebbe esposizione per l’operatore ad una distanza maggiore di un metro dal solenoide della magnetoterapia.
Nella Tabella 9 i riportano le percentuali dei superamenti dei limiti (ICNIRP) per i soggetti esposti (lavoratori e popolazione), estrapolati dalle misure effettuate dalla U.O. di Fisica Ambientale   di   ARPAT,   per   le   distanze   riportate   in   centimetri.   Nell’uso   della
 
 
 
 
 
marconiterapia risulta una percentuale del 61.5% di superamenti dei limiti alla distanza di
50 cm per gli operatori, mentre sono del 40% i superamenti per la radarterapia e nessuno (ad una distanza di 100 cm) per la magnetoterapia. L’analisi dei dati della Tabella  9 evidenzia l’importanza della distanza dall’apparecchiatura per l’esposizione degli operatori, infatti, a 50 cm circa di distanza si ha una percentuale di superamenti più alta rispetto a 100 cm; per la magnetoterapia non si hanno misure effettuate alla distanza di 50 cm ma solo all’intorno del solenoide, nonostante questo risulta che i limiti non vengono superati neppure in prossimità del solenoide.
Da  quanto  emerge  dai  dati  riportati  in  tabella  è  importante  adottare  le  norme precauzionali dettate in questo lavoro, in modo tale che gli operatori possano, conoscendone i rischi, lavorare in sicurezza. E’ necessario comunicare anche alla popolazione  (cioè  ai  pazienti  ed  agli  eventuali  accompagnatori)  l’importanza  della limitata presenza dell’operatore all’interno del box in prossimità del paziente stesso quando la macchina è in funzione.

Esposizione di picco degli operatori
 
La normativa di riferimento fissa i valori limite, rispetto alla media su 6 minuti dei livelli di esposizione: ciò significa che sono possibili esposizioni più brevi di 6 minuti a livelli di campo superiori ai limiti mantenendosi nei valori prescritti dalla norma. Vanno comunque evitate le “esposizioni non necessarie” (anche quando i livelli sono inferiori ai limiti indicati). Pertanto i livelli di esposizione devono essere mantenuti al minimo valore compatibile con l’esigenza dell’applicazione per cui i campi sono utilizzati . I livelli in prossimità degli apparati per la marconiterapia utilizzati con elettrodi a disco sono superiori  a  quelli  che  consentirebbero  una  esposizione  indefinita  dei  lavoratori.  E’ pertanto consigliabile non protrarre la permanenza degli operatori nell’area di esposizione oltre il tempo strettamente necessario.
Si  fa  presente  che  queste  indicazioni non  incidono  sui  tempi  e  sulle  modalità  delle applicazioni terapeutiche.
 
Le mansioni previste nel comparto Laboratori fisioterapici sono le seguenti. Mansioni: chinesiterapisti, fisioterapisti, riabilitatori
Descrizione: Classificazione Isco 88 3.2.1.4 – Chinesiterapisti, fisioterapisti, riabilitatori ed assimilati.
Mansioni: medico fisiatra
Descrizione:   Classificazione   Isco   88:   2.4.1.2   –   Specialisti   in   terapie   mediche comprendente fra le altre: • medico fisioterapista
Il Medico fisiatra è ormai una figura comparabile con lo specialista.
 
I prodotti utilizzati nel comparto Laboratori fisioterapici sono i seguenti: Sostanza-preparato: Crema (gel) farmacologica
Descrizione: Sostanza utilizzata per applicazione ultrasonica con sonda a contatto sulla parte da trattare.
Sostanza-preparato: Ketoprofene Sale di Lisina (Artrosilene) Descrizione: CAS 57469-78-0
Note: fornito normalmente in fusti da 25,40 e 50 kg. Al 31-7-2000 è l'unico farmaco autorizzato dal ministero della Sanità per il trattamento ionoforesi.
 
 
 
Capitolo 2 - “Attrezzature, Macchine e Impianti”
 
 
Macchina: Magnetoterapia. Vedere sezione Attrezzature  e Macchine.
 
 
3 N.s. = nessun superamento del limite di 500 ∝T
 
 
 
Macchina: Elettroterapia
Utilizzo:  Le  applicazioni  terapeutiche  che  richiedono  questo  tipo  di  intervento  sono molte. Da un punto di vista di esposizione a CEM con questa tipologia di apparecchi non rappresenta un rischio   per l'operatore, perché spesso l'applicazione non richiede che l'operatore rimanga in prossimità del paziente e perché le emissioni sono irrilevanti. Piuttosto permane un problema legato al rischio elettrico.
Note:  Apparecchi  che  non  introducono  un  particolare  problema  di  esposizione  a potenziali rischi, se non quello elettrico che però è tenuto costantemente sotto controllo
 
Macchina: Infrarossoterapia. Vedere sezione Attrezzature  e Macchine. Macchina: TENS. Vedere sezione Attrezzature  e Macchine.
Macchina: Ultrasuono
Utilizzo: è' una delle applicazioni maggiormente utilizzate  in terapia fisica.
Di solito dopo una applicazione segue anche un massaggio (terapia manuale) da parte dell'operatore che ha eseguito il trattamento.
Macchina: Elettromagnetoterapia. Vedere sezione Attrezzature  e Macchine. Attrezzatura: Bobat - letti ad altezza variabile
Utilizzo: hanno la funzione di collocare il paziente da trattare con massaggi (o riabilitazione in genere) in una posizione ergonomicamente idonea al lavoro che l'operatore deve fare sul paziente stesso.
I letti sono regolabili in altezza (tramite meccanismo elettrico o manuale), e possono essere divisi anche in più settori inclinabili (testa, arti superiori, arti inferiori).
 
 
 
Capitolo 3 - “Il fattore di rischio”
 
 
Fattore di Rischio: salute>B2 Agenti fisici>B2-4 RADIAZIONI NON IONIZZANTI Presenza di apparecchiature che impiegano radiofrequenze, microonde, radiazioni infrarosse, etc.
Descrizione: le apparecchiature che negli ambulatori di terapia fisica emettono radiazioni non ionizzanti sono prevalentemente date da magnetoterapia, marconi e radar terapia.
 
Fattore di Rischio: sicurezza>A4 Rischi da carenza di sicurezza elettrica
Descrizione: la presenza, talora consistente, di addetti ipovedenti-non vedenti comporta un aumento del rischio di folgorazione.
 
 
 
Capitolo 4 - “Il danno atteso”
 
 
Danno: Ustioni
Relativo al fattore di rischio: salute>B2 Agenti fisici>B2-4 RADIAZIONI NON IONIZZANTI Presenza di apparecchiature che impiegano radiofrequenze, microonde, radiazioni infrarosse, etc.
Descrizione: le radiazioni appartenenti al visibile e all’infrarosso riguardano soprattutto i sistemi laser, mentre quelle appartenenti all'ultravioletto, sia ai sistemi laser, sia agli
 
 
 
 
UV. Le possibili lesioni comprendono ustioni di diverso grado a carico di occhi e cute, la cui gravità può essere associata alla lunghezza d'onda della radiazione emessa, alla durata  dell'esposizione,  all'energia  della  sorgente  e  alla  peculiarità  del  soggetto esposto.   Per   quanto   riguarda   la   cute   le   ustioni   possono   essere   aggravate dall'assunzione di sostanze fotosensibilizzanti.
Note: con riferimento al danno cutaneo esso dipende fondamentalmente dalla lunghezza d’onda della radiazione, dal colore della cute e dallo spessore dello strato corneo. In particolare si ricorda che: l’infrarosso, raggiunge l’ipoderma e i tessuti più profondi, dove può essere assorbito o procedere oltre; il visibile attraversa l’epidermide e il derma; l’ultravioletto è assorbito dall’epidermide (UV-B) e dal derma (UV-A).
 
Danno: Folgorazione per elettrocuzione
Relativo al fattore di rischio: sicurezza>A4 Rischi da carenza di sicurezza elettrica.
 
 
 
Capitolo 5 - “Gli interventi”
 
 
Intervento: box specifici per terapie con apparecchi emittenti NIR
Relativo al fattore di rischio: salute>B2 Agenti fisici>B2-4 RADIAZIONI NON IONIZZANTI Presenza di apparecchiature che impiegano radiofrequenze, microonde, radiazioni infrarosse, etc.
Descrizione: La distanza dalle sorgenti è l'unico intervento tecnico/strutturale sicuro per minimizzare il rischio da NIR. Pertanto i box per fisioterapie con agenti fisici NIR dovranno avere delle dimensioni minime di 2,5 x 2,5 metri ed essere collocati in modo da non avere vicino altri box o postazioni dove gli operatori sostano o lavorano a lungo. Inoltre deve essere ridotto al minimo l'uso di materiale ferromagnetico per non facilitare il propagarsi delle NIR.
Note: per quanto riguarda i limiti per i professionalmente esposti si fa riferimento agli standard dell’INIRC/IRPA (International Non-Ionizing Radiation Committee/ International Radiation Protection Association), dell’ACGIH (American Conference of Governmental   Industrial   Hygienists)   e   dell’ANSI   (American   National   Standards Istitution) ed i valori rappresentano la cosiddetta Esposizione Massima Permessa (EMP), cioè il livello massimo di radiazione cui l’organismo umano può essere esposto, in condizioni ordinarie, senza riportare effetti dannosi all’occhio e alla cute, sia a breve che a lungo termine. I limiti sono dati per le più comuni tipologie di laser e sono divisi tra esposizione dell’occhio ed esposizione della cute.
 
Intervento: Indossare DPI
Relativo al fattore di rischio: salute>B2 Agenti fisici>B2-4 RADIAZIONI NON IONIZZANTI Presenza di apparecchiature che impiegano radiofrequenze, microonde, radiazioni infrarosse, etc.
 
 
Intervento: Blocchi prese ad 1,5 m di altezza dal pavimento.
Relativo al fattore di rischio: sicurezza>A4 Rischi da carenza di sicurezza elettrica Descrizione: collocare ad un'altezza di 1,5 m i blocchi prese per facilita le manovre di inserimento e disinserimento delle spine (soprattutto per gli operatori non vedenti) nei frequenti possibili spostamenti delle apparecchiature da un box all'altro.
 
Intervento: Procedure organizzative di controllo periodico.
Relativo al fattore di rischio: sicurezza>A4 Rischi da carenza di sicurezza elettrica. Descrizione: occorre che vengano redatte delle procedure organizzative che prevedano un costante e periodico controllo di questi apparecchi da parte di operatori competenti, sia per la sicurezza del paziente che dell'operatore. Inoltre, l'operatore deve controllare il buono stato dei cavi e dei terminali che utilizza per le applicazioni.
 
 
 
 
 
Capitolo 8 - “Il rischio esterno“
 
 
Esposizione indebita della popolazione
Il superamento dei limiti previsti per la popolazione in molte posizioni (vedi Tabella 9), anche non direttamente prospicienti il box dove viene effettuata la terapia radiante, rende necessaria un’adeguata informazione dei lavoratori per assumere comportamenti atti a minimizzare l’esposizione propria e soprattutto della popolazione, e una ottimizzazione delle posizioni di lavoro che porti al rispetto dei limiti di esposizione considerati. L’ottimizzazione si effettua in base al principio di separare il più possibile gli apparati di radarterapia e marconiterapia dagli altri box di trattamento, quando è previsto il loro utilizzo contemporaneo, creando “zone di rispetto” in cui sia interdetto l’accesso alla popolazione: tra un box con marconiterapia e un box con radarterapia è necessario non utilizzare il box come stanza per la terapia, ma come deposito per materiale con accesso consentito (per brevissimi periodi di tempo) solo al personale addetto.
 
 
 
Capitolo 1 - “3.1 Terapia manuale”
 
 
A seguito di una applicazione terapeutica fatta con l'utilizzo di apparecchiature, viene spesso,  effettuata  una  terapia  manuale  di  durata  variabile,  a  seconda  della  parte  da trattare. Questa fase si collega più propriamente alle attività della riabilitazione (non trattate in questo profilo), che possono essere effettuate o all'interno del servizio o a domicilio del paziente.
 
Massaggio: è la manipolazione dei tessuti molli del corpo allo scopo di promuovere il rilassamento, ridurre i dolori muscolari e il dolore in genere, attenuare il gonfiore dei tessuti. Esistono forme diverse di massaggio (alcuni parlano di terapie basate sul massaggio) che si basano principalmente sulla frizione o sulla pressione o su effetti integrati e diversi prodotti dal movimento. Dal tipo di massaggio che viene applicato dipende il tipo di impegno fisico e posturale richiesto all’operatore.
 
Chinesi : si intende un insieme di particolari movimenti o mobilizzazioni attive e passive della colonna vertebrale e delle articolazioni periferiche, che servono al mantenimento o al recupero della normale funzione muscolare.
 
Mansioni: Chinesiterapisti, fisioterapisti, riabilitatori
Descrizione: Classificazione Isco 88 3.2.1.4 – Chinesiterapisti, fisioterapisti, riabilitatori ed assimilati.
 
 
 
Capitolo 2 - “Attrezzature, Macchine e Impianti”
 
 
Attrezzatura: Bobat - letti ad altezza variabile
 
 
Note: in molte terapie fisiche il letto regolabile polivalente non è previsto. Sarebbe però necessario che venisse introdotto per evitare i problemi posturali dell'operatore, in fase di terapia manuale.
 
 
 
Capitolo 3 - “Il fattore di rischio”
 
 
Fattore di Rischio: trasversali>C3 FATTORI ERGONOMICI
Descrizione: in questa attività sono tenute a lungo posizioni che possono comportare la torsione del busto e l’assunzione di posture incongrue.
 
Fattore di Rischio: salute>B3 Agenti biologici>Emissione incontrollata (impianti di depurazione delle acque, manipolazione di materiali infetti in ambiente ospedaliero, impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti ospedalieri, etc.)
Descrizione: nelle attività di massaggio, seguenti la terapia fisica, vi è contatto diretto con la pelle dei pazienti e dunque potrebbe verificarsi un contagio da ferite o lesioni e patologie cutanee.
 
Fattore  di  rischio:  trasversali>C1  ORGANIZZAZIONE  DEL LAVORO>movimentazione manuale dei carichi
Descrizione: normalmente, salvo casi eccezionali, gli utenti   sono parzialmente collaboranti; i completamente inabili vengono assistiti da un punto di vista riabilitativo o in ospedale oppure al proprio domicilio. Gli operatori comunque aiutano il paziente a sistemarsi sul lettino, spesso lo fanno senza nessun ausilio con l'uso di dispositivi non ageguati.
Note: i fisioterapisti comunque, sono operatori formati e spesso a loro volta formatori ad assumere posture corrette che facilitino la gestione della mobilità al paziente ; sono pertanto in grado di mettere in atto tutte le procedure e modalità di lavoro in grado di ridurre il rischio di movimentazione manuale dei carichi.
 
 
 
Capitolo 4 - “Il danno atteso”
 
 
Danno: Disturbi muscolo-scheletrici
Relativo al Fattore di Rischio: trasversali>C3 FATTORI ERGONOMICI Descrizione: Affaticamento eccessivo della schiena.
 
 
 
Capitolo 5 - “Gli interventi”
 
 
Intervento: Indossare DPI
Relativo al Fattore di Rischio: salute>B3 Agenti biologici>Emissione incontrollata (impianti di depurazione delle acque, manipolazione di materiali infetti in ambiente ospedaliero, impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti ospedalieri, etc.)
Descrizione: I DPI utilizzati vengono smaltiti come rifiuti speciali qualora l'operatore li valuti contaminati.
 
Intervento: Posture
Relativo al Fattore di Rischio: trasversali>C1 ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO>movimentazione manuale dei carichi
 
 
Descrizione: Garantire una postura corretta della schiena, degli arti superiori e delle gambe.
 
Intervento: Box per massaggi
Relativo    al    Fattore    di    Rischio:    trasversali>C1    ORGANIZZAZIONE    DEL LAVORO>movimentazione manuale dei carichi
Descrizione: Per eseguire più correttamente l'attività di massaggio l'operatore deve poter girare intorno al paziente disteso sul lettino. Pertanto le aree (BOX) devono essere di ampiezza sufficiente ad inserire il lettino con uno spazio tutto intorno per l'attività dell'operatore.
 
Intervento: Dispositivi per la movimentazione del paziente
Relativo    al    Fattore    di    Rischio:    trasversali>C1    ORGANIZZAZIONE    DEL LAVORO>movimentazione manuale dei carichi
Descrizione: Usare lettini regolabili e telini a scorrimento o cinghie per trattenere il paziente, o mini sollevatori.
 
 
 
 
ATTREZZATURE E MACCHINE

 
 
Scheda: Elettromagnetoterapia tipo: macchina
 

 
Descrizione:
Gli apparecchi di elettromagnetoterapia generano campi elettromagnetici nei quali la
componente magnetica è pressappoco equivalente a quella elettrica.
Il campo generato ha una frequenza di 27 MHz (come le Marconi terapie che, sull’esempio dell’Azienda Sanitaria locale, sta progressivamente andando in disuso).
I campi generati sono di tipo pulsante, con pause piuttosto lunghe, tale artificio permette di disperdere il calore prodotto nei tessuti dalla componente elettrica.
L'apparecchio è costituito da:
- generatore
- antenna emittente
I campi a 27 MHz hanno una capacità di penetrazione dell'ordine di 10-20 cm. Normalmente si impiegano intensità tra 0,5 e 2 mW/cm2
Le indicazioni e le controindicazioni sono quelle della magnetoterapia.
 
Funzionamento:
L'antenna emittente viene posta in prossimità della parte da trattare, a macchina spenta. Dopo
l'accensione l'operatore si allontana come da procedura di sicurezza elaborata al fine di proteggerlo.
L'applicazione non determina innalzamento termico.
 
 
 
Scheda: Elettroterapia tipo: macchina
 

 
Descrizione:
Gli apparecchi per l'elettroterapia sono dispositivi che convertono la corrente di rete in
correnti con particolari caratteristiche, e sono costituite da un trasformatore, da un raddrizzatore di corrente e da uno o più oscillatori.
La corrente erogata dall'apparecchio non ha più voltaggio e frequenza fissi ma regolabili. Il circuito di uscita della corrente è costituito da due fili conduttori collegati ad una coppia di elettrodi.
Gli elettrodi sono costituiti da placche di metallo ad alta conducibilità elettrica.
Le placche di metallo vengono appoggiate su spugne bagnate con acqua a contatto con la pelle, per aumentare la conduttanza cutanea e per ridurre il rischio di ustioni per il paziente. La spugna deve essere lavata prima di ogni applicazione.
Classificazione delle correnti:
- unidirezionale
- bidirezionale
Classificazione in base alle frequenze degli impulsi:
- corrente continua
- bassa frequenza
- media frequenza
- alta frequenza
Classificazione in base agli effetti terapeutici:
- corrente ad azione eccitomotoria
- correnti ad azione antalgica
 
Funzionamento:
Gli elettrodi vengono direttamente posti sulla cute del paziente con fasce elastiche o cinghie in gomma o cerotti anallergici.
In modo da assicurare un buon contatto tra l'elettrodo e la parte da trattare. Questi apparecchi sono utilizzati per diverse tipologie di trattamento.
 
 
 
Scheda: Infrarossoterapia tipo: macchina
 

 
Descrizione:
Tra le terapie ad energia radiante l’infrarossoterapia è la tecnica fisioterapica che sfrutta a
scopo terapeutico gli effetti biologici dei raggi infrarossi (IR). I raggi infrarossi sono onde elettromagnetiche di lunghezza d’onda compresa tra i 7.000 e i 150.000 Å (Angstrom = 10-10 m):
infrarosso A (IRA) (7.600 – 14.000 Å) infrarosso B (IRB) (14.000 – 30.000 Å) infrarosso C (IRC) (> 30.000 Å).
Nella infrarossoterapia vengono adoperati gli IRA. La radiazione è emessa da lampade al tungsteno (in genere da 1000 Watt) i cui filamenti emettono lunghezze d’onda di 3.500–
40.000 Å. I raggi sono concentrati da specchi parabolici e filtrati in modo da selezionare la parte dell’infrarosso desiderata. Alcune lampade hanno abbinato sorgenti di raggi ultravioletti che possono essere impiegate sia indipendentemente che in associazione. I raggi infrarossi vengono rapidamente assorbiti dagli strati superficiali della cute, per cui il loro potere di penetrazione è limitato. Il loro grado di penetrazione é inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda.
 
Funzionamento:
L’effetto biologico principale dei raggi infrarossi è l’effetto termico che, come effetto
secondario, aumenta il metabolismo dei tessuti, favorisce il rilassamento muscolare, e la vasodilatazione dei capillari.
Gli effetti terapeutici sono:
- rilasciamento muscolare
- analgesia
- effetto trofico
Le applicazioni sono effettuate concentrando anche più lampade collocate ad una distanza di
60-80 cm dal soggetto da trattare (applicazioni di tipo generale) o con una lampada
(applicazioni locali per aree corporee di 30-40 cm2).
 
Nell’uso delle lampade ad infrarosso è possibile il rischio di incendio dei materiali a facile combustione (garze, cotone idrofilo, TNT, ecc.) presenti nella zona interessata dai raggi.
 
 
Scheda: Magnetoterapia tipo: macchina
 

 
Descrizione:
Gli apparecchi di magnetoterapia utilizzano, quale sorgente del campo magnetico, un
solenoide percorso da corrente elettrica. Nel solenoide vengono immesse onde elettriche a forma sinusoidale o rettangolare e con frequenza bassa (50 Hz).
I campi elettromagnetici generati hanno in prevalenza la componente magnetica (il rapporto 9 a 1 tra la componente magnetica e quella elettrica).
Le intensità raggiunte variano tra 1 e 100 Gauss. Effetti terapeutici:
- antiflogistico e antiedemigeno;
- effetto stimolante la riparazione tissutale.
 
Utile per:
- fratture recenti e ritardi di consolidazione
- pseudo artrosi
- morbo di Sudeck e/o osteoporosi
- artropatie di natura infiammatoria e degenerativa
- arteriopatie obliteranti
- piaghe di Decubito
- psoriasi
 
Controindicato in caso di gravidanza
 
I campi magnetici prodotti possono intervenire negativamente sul funzionamento degli stimolatori cardiaci (pace-maker), quando vengono superati gli 80 - 160 A/m a 50 Hz.
 
Funzionamento:
Normalmente il solenoide viene posizionato sul paziente quando l'apparecchio è spento, e al momento dell'accensione l'operatore deve allontanarsi come da procedure organizzative di sicurezza elaborate ai fini della protezione dei lavoratori.
 
Scheda: TENS tipo: macchina
 
Descrizione:
Le TENS sono normalmente apparecchi di piccole dimensioni portatili ed alimentati a
batterie. Negli ambulatori di terapia fisica sono utilizzati apparecchi più sofisticati e voluminosi.
Nelle TENS è possibile regolare la frequenza e l'intensità della durata degli impulsi. Gli elettrodi di gomma conduttrice comunemente utilizzati hanno una superficie di circa 4 cm2. L'apparecchio eroga impulsi di tipo rettangolare (50-300 micro secondi, 2-140 Hz, 1-50 mA).
 
La TENS svolge esclusivamente un'azione antalgica. Gli impulsi generati dall'apparecchio, a causa della loro breve durata, sono in grado di attivare elettivamente le fibre di grande diametro e di bloccare gli impulsi nocicettivi attraverso il meccanismo del GATE- CONTROL.
La terapia è indicata in numerose patologie dolorose sia acute che croniche.
 
Funzionamento:
Gli elettrodi vengono fissati sulla cute del paziente con cerotti anallergici e con
l'interposizione di pasta elettroconduttrice.
L'impostazione della apparecchio dipende dal tipo di applicazione, e può essere di tipo
"convenzionale" (alta frequenza), o tipo "elettroagopuntura (bassa frequenza).
 
 
Scheda: Ultrasuono tipo: macchina
 

Descrizione:
Macchina biomedicale con generatore di ultrasuoni che mediante una sonda trasferisce la
propria energia al mezzo in cui è immersa (acqua)  oppure direttamente a contatto il corpo umano.
L'apparecchio è costituito da un generatore ad alta frequenza, un cavo schermato e una testa emittente (sonda).
Le frequenze comuni di funzionamento sono 1 MHz e 3 MHz, con potenza di uscita uguale a
3 Watt/cm2, in emissione continua, e 5 W/cm2,  in emissione pulsata. Effetti biologici prodotti:
- effetto meccanico;
- effetto termico;
- cavitazione.
 
Effetti terapeutici:
- analgesico;
- rilassamento dei muscoli contratti;
- azione fibrolitica;
- effetto trofico.
 
Funzionamento:
La sonda ultrasonica può essere posta direttamente a contatto con la superficie corporea da
trattare con l'uso di gel. E può essere fissa, se sostenuta da un braccio meccanico regolabile, oppure mobile azionata dall'operatore o dal paziente.
Nelle applicazioni in acqua la testina emittente viene immersa in una bacinella contenente acqua e tenuta a circa due centimetri di distanza dalla parte corporea da trattare.


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Il contenuto della banca dati Profili di rischio rappresenta una prima base informativa, sviluppata grazie alla collaborazione dei Servizi di prevenzione delle Asl, aperta a tutti i contributi finalizzati all’aggiornamento dei profili esistenti, all’integrazione di nuovi profili nella banca dati, al collegamento con altre sorgenti informative (Sistema nazionale di sorveglianza infortuni e malattie professionali, Banche dati su fattori di rischio, Buone pratiche, ecc.) che approfondiscono temi specifici trattati nel profilo.


ATTENZIONE: ESSENDO LA VECCHIA BANCA DATI ISPESL ASSORBITA DA INAIL MOLTI RIFERIMENTI NORMATIVI SONO ANACRONISTICI.
PERTANTO IL PRESENTE PROFILO DI RISCHIO E’ DA LEGGERSI PER AVERE INDICAZIONE DESCRITTIVA SUI RISCHI PRESENTI NEL COMPARTO MA VERIFICARE SEMPRE SE VALORI LIMITE E ALTRO SIA STATO SUPERATO DA DISPOSIZIONI NORMATIVE SUCCESSIVE.
RIMANE COMUNQUE UN UTILE STRUMENTO PER AVERE INFORMAZIONI SUI RISCHI DI COMPARTO.

Fonte:Profili di rischio Inail

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