Lavoro notturno e salute riproduttiva

lavorare in periodo notturno E Possibili effetti sulla salute riproduttiva

DINAMICHE INFORTUNISTICHE E FATTORI DI RISCHIO

Il lavoro notturno si inserisce nell’ambito dell’organizzazione del lavoro e richiede specifiche accortezze poiché può rappresentare uno specifico rischio professionale. Diversi sono i set-

tori coinvolti, tra questi: sanità, vigilanza, industria alimentare, trasporti, logistica e metalmeccanica, turistico/alberghiero; dai dati Eurispes sono circa 2,5 milioni i lavoratori notturni in Italia.
Alcuni processi fisiologici sono regolati dai ritmi circadiani e questa sincronizzazione, in larga parte control-
lata dall’alternanza luce/buio, incide sui livelli di melatonina, secreti dalla ghiandola pineale. Alterazioni in questa sincronizzazione comportano variazioni ormonali e cellulari. Recenti studi di letteratura hanno individuato la possibilità che una modificazione dei ritmi circadiani, particolarmente su una popolazione femminile, possa andare ad incidere sui livelli di concentrazione, oltre che della melatonina, anche degli ormoni sessuali (LH, FSH e PRL), ipotizzando una soppressione della funzione ovarica potenzialmente dipendente dal lavoro notturno, e questo può contribuire indirettamente allo sviluppo di tumori ormone-dipendenti, oltre a una irregolarità nel ciclo mestruale significativamente maggiore.

PUNTO DI PARTENZA
Art. 1 comma 2 d.lgs. 66/2003 s.m.i.
‘periodo notturno’: periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino;
‘lavoratore notturno’: qualsiasi lavoratore che svolga per almeno tre ore lavoro notturno per un minimo di 80 giorni lavorativi all’anno (il suddetto limite è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale).
Art. 11 comma 2 d.lgs. 66/2003 e s.m.i. e art. 53 d.lgs. 151/2001; art. 10 d.lgs. 345/1999
Divieto di adibire a lavoro notturno donne in gravidanza, fino al compimento di un anno del bambino; divieto
per i minori.


POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE RIPRODUTTIVA Lavorare in modo continuativo nel periodo notturno si accompagna ad una ‘desincronizzazione’ dei ritmi biologici, sociali e familiari, che, come indicano diversi studi in letteratura, può aumentare l’insorgenza di problemi di salute.
Il sistema endocrino e la funzione riproduttiva, in particolare, sono stati indagati come nuovo target di una esposizione protratta a lavoro notturno, sono state pubblicate indagini diverse, sia sull’uomo che sulla donna, per comprendere in quale misura possa rilevarsi un effetto avverso in correlazione con il lavoro notturno. . I target considerati hanno riguardato la funzione ovarica (10 studi), la funzione spermatica (12 studi), la fertilità naturale (5 studi) con approfondimenti sulla sindrome dell’ovaio policistico, sulla funzione erettile, sull’età della menopausa e sulla salute sessuale e riproduttiva della donna.
In generale, gli studi sulla popolazione femminile hanno evidenziato l’insorgere di alterazioni mestruali, tanto più evidenti quanto più consistente è l’anzianità lavorativa. Queste alterazioni hanno mostrato, in studi specifici, anche indici di rischio maggiori per un aumentato tempo di attesa nel concepimento, menopausa anticipata e insorgenza della sindrome dell’ovaio policistico.
Le indagini sulla popolazione maschile sembrano presentare esiti meno univoci. Alcune indagini identificano nella ridotta qualità del sonno notturno, in particolare in un tempo di sonno notturno inferiore alle 6 ore, un fattore di possibile rischio per la riduzione della qualità del liquido seminale, in modo particolare per la concentrazione spermatica e la motilità degli spermatozoi. Alcuni autori hanno rilevato anche una correlazione con un peggioramento della funzione erettile. Questi dati però, secondo le indicazioni degli stessi ricercatori, richiederebbero ulteriori conferme epidemiologiche e biochimiche.

MISURE DI PREVENZIONE
L’organizzazione dei turni di lavoro, e quindi del lavoro notturno, è regolamentata da accordi presenti nella contrattazione collettiva in diversi comparti produttivi. Questo comporta un grado di discrezionalità da parte del datore di lavoro per gestire l’organizzazione del lavoro in modo funzionale per l’attività lavorativa specifica. Comunemente non sono presenti delle rigidità che vincolino a turnazioni definite.
All’interno di tale possibile variabilità è centrale che siano chiare le misure di prevenzione e protezione che possono andare a ridurre le alterazioni circadiane e quindi possibili eventi avversi. In tutti i casi, il consenso e il coinvolgimento dei lavoratori notturni sono essenziali nell’organizzazione di questi orari.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail 2023

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