La professione dell'ingegnere in ottica di genere
Lo studio condotto inquadra le diverse attività svolte dalle donne impegnate nelle professioni tecniche
Le attività di prevenzione degli infortuni sul lavoro, messe in campo dall’Inail, rap- presentano da anni un patrimonio di buone prassi, un valore strategico di riferi- mento anche per l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, la Fondazione Ordine Ingegneri Napoli ed il Centro formazione e sicurezza di Napoli (in sigla CFS Napoli), ente paritetico bilaterale che opera nel settore delle costruzioni. L’investimento in sicurezza, d’altra parte, conviene. Si tratta di un’affermazione che non è solo un semplice slogan di “civiltà”, ma una verità di fatto comprovata dai numeri. Basti pensare ai risultati della ricerca europea promossa nel 2011 dall’ISSA (International Association Of Social Security) che ha rilevato come ogni euro speso in prevenzione garantisca un ritorno economico (il cosiddetto ROP, acronimo che sta per return on prevention) decisamente superiore, pari in media a 2,2 euro. Tutti gli organismi sopra citati si occupano anche di formare ed informare rispettivamente professionisti, imprese e lavoratori e molte sono le collaborazioni in essere fra Inail, Ordine, Fondazione e CFS.
Un segmento importante della mission di questi organismi è riferito anche all’ana- lisi del dettato legislativo in materia di sicurezza e la relativa applicazione concreta delle norme. Come noto, il d.lgs. 81/2008 e s.m.i. impone una serie di adempimen- ti normativi, l’Inail, l’Ordine degli Ingegneri di Napoli, la Fondazione Ordine Ingegneri Napoli e il CFS Napoli puntano a fornire linee interpretative del decreto, a partire dal mondo delle professioni tecniche. Il d.lgs. 81/2008 e s.m.i. ribadisce anche un approccio metodologico innovativo: la valutazione del rischio deve esse- re declinata in modo nuovo e attento al patrimonio umano. E la crescente presen- za femminile nel mondo delle professioni tecniche impone un’analisi sulla sicurez- za declinata in ottica “di genere”, che tenga conto dei problemi specifici e delle spe- cifiche esigenze delle donne.
La professione ingegneristica annovera, in ambito nazionale, il 18,3% dei laureati. Le donne iscritte all’albo nazionale degli ingegneri hanno guadagnato, soprattut- to negli ultimi anni, una posizione di rilievo, rappresentando nel 2020 il 15,7% degli ingegneri iscritti all’Albo (su 242.750 iscritti totali le donne sono 38.003), nel
2019 il 15,3%; nel 2018 il 14,8%; nel 2017 il 14,5%; nel 2016 erano il 14% e nel
2015 erano il 13,7%. La regione con la maggiore incidenza di donne ingegnere iscritte all’albo è la Sardegna, in cui circa un quarto di ingegneri è di sesso femmi- nile. Campania, Veneto e Molise risultano, al contrario, le regioni in cui il tasso di presenza femminile supera di poco l’11%. In particolare, all’Ordine di Napoli risul-
tano iscritte (il dato è aggiornato al gennaio 2020) 1.453 donne su un totale di
13.182 iscritti.
L’Ordine degli Ingegneri di Napoli persegue, da oltre vent’anni, la finalità di pro- muovere un’incisiva partecipazione delle donne nel mondo dell’economia, nella politica e nella vita pubblica, oltre che nell’ambito professionale di appartenen- za. Parità di genere come priorità, dunque, tra gli impegni dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, ma riferita non solo all’essere ingegnere donna o madre, bensì ad ogni condizione di disparità di trattamento. Proprio per facilitare l’in- gresso delle donne nel mondo del lavoro fin dal 1996 è stata istituita la Commissione per le Pari Opportunità dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli. La Commissione negli anni ha dato vita a innumerevoli iniziative finalizzate alla realizzazione di attività di formazione, informazione, orientamento e tutoraggio per le donne, anche cercando un colloquio costante con le istituzioni, il mondo delle imprese, la politica, le amministrazioni locali, il mondo dell’università, le associazioni di categoria e le altre professioni.
Delle donne ingegnere intervistate, ossia quasi il 60%, ha sostenuto di essere “libera professionista”. Della restante parte, circa il 40%, è lavoratrice dipendente, mentre solo un’esigua percentuale risulta imprenditrice. Solo il 30% delle intervi- state ha dichiarato la presenza di figli nel nucleo familiare, per la maggior parte dei casi si registra la presenza di uno o due figli in età scolare. Fra le professioniste madri il 75% ha avuto la prima gravidanza prima dei 35 anni, dimostrando quindi uno sviluppo della formazione della famiglia non troppo sbilanciato in favore della professione, sebbene sempre con un trend spostato in avanti negli anni rispetto ad altre categorie di lavoratrici che non hanno investito molta parte della giovinez- za negli studi. Oltre il 70 % delle intervistate ha dichiarato l’assenza di anziani all’in- terno del nucleo familiare, un dato che si rispecchia con la giovane età del cam- pione, circa il 60% con età compresa tra i 25 e i 34 anni. Probabilmente le giovani professioniste hanno già un proprio nucleo familiare, o sono in procinto di crearlo, e al contempo non convivono più con i genitori.
Quanto viene percepito il soffitto di cristallo o soffitto di vetro (dall’espressione inglese glass ceiling) dalle intervistate? Va precisato che questa espressione è una metafora che indica una situazione in cui l’avanzamento di carriera di una perso- na o il raggiungimento della parità di diritti, viene impedito per discriminazioni, prevalentemente di carattere razziale o di genere che si frappongono come bar- riere insormontabili anche se apparentemente invisibili. Il tetto di cristallo non è “sentito” dal 45% delle intervistate, a fronte di un 41% che ne avverte la presenza, e questo è forse l’unico risultato del sondaggio a non risentire della giovane età del campione analizzato ed a porre l’attenzione sulla notevole disparità di accesso a posizioni di potere che continua a determinare grandi differenze fra gli uomini e le donne. L’Italia continua a scendere nella classifica mondiale del gender gap,
posizionandosi in prossimità di nazioni che per tanti alti parametri si ritengono ben meno sviluppate. Si auspica che questo studio possa contribuire anche a una migliore organizzazione del lavoro, esigenza di fondamentale importanza per la corretta gestione dei tempi dei lavoratori ed in particolare per coloro i quali sono caricati di obblighi familiari considerevoli, come quasi sempre accade per le donne.
Fonte:Edizioni: Inail - 2021
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Il presente Piano di sicurezza e coordinamento ( PSC) è redatto ai sensi dell'art. 100 , c. 1, del D.Lgs. n. 81/08 in conformità a quanto disposto dall'all XV dello stesso decreto sui contenuti minimi dei piani di sicurezza.
L'obiettivo primario del PSC è stato quello di valutare tutti i rischi residui della progettazione e di indicare le azioni di prevenzione e protezione ritenute idonee, allo stato attuale, a ridurre i rischi medesimi entro limiti di accettabilità.
Il piano si compone delle seguenti sezioni principali:
identificazione e descrizione dell'opera
individuazione dei soggetti con compiti di sicurezza
analisi del contesto ed indicazione delle prescrizioni volte a combattere i relativi rischi rilevati;
organizzazione in sicurezza del cantiere, tramite:
relazione sulle prescrizioni organizzative;
lay-out di cantiere; (da inserire a vostra cura)
analisi ed indicazione delle prescrizioni di sicurezza per le fasi lavorative interferenti;
coordinamento dei lavori, tramite:
pianificazione dei lavori (diagramma di GANTT da inserire a vostra cura) secondo logiche produttive ed esigenze di sicurezza durante l'articolazione delle fasi lavorative;
prescrizioni sul coordinamento dei lavori, riportante le misure che rendono compatibili attività altrimenti incompatibili;
stima dei costi della sicurezza;
organizzazione del servizio di pronto soccorso,antincendio ed evacuazione qualora non sia contrattualmente affidata ad una delle imprese e vi sia una gestione comune delle emergenze.
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