Il rischio elettrico

Un moderno ambiente di lavoro o di vita completamente privo di energia elettrica è difficilmente immaginabile, allo stato attuale dello sviluppo tecnologico.

L’estrema versatilità di tale forma di energia e la relativa facilità con la quale può essere distribuita agli apparecchi utilizzatori l’hanno resa praticamente insostituibile, tanto nei settori produttivi quanto in ambito civile.

All’impiego o alla semplice presenza di energia elettrica è associato un rischio per la sicurezza delle persone, comunemente chiamato rischio elettrico, avente alcune caratteristiche che lo rendono particolarmente temibile.

La prima di queste consiste proprio nella diffusione dell’energia elettrica, tanto capillare che è difficile pensare ad ambienti completamente esenti da tale rischio.
Vi è poi il fatto che l’elettricità è generalmente invisibile (tranne casi particolari, come nello sviluppo di archi elettrici) e può essere causa di incidenti e infortuni anche a distanza dall’impianto o dall’apparecchio predisposti per utilizzarla.
Le conseguenze di un infortunio di origine elettrica, purtroppo, possono essere mortali.

Le pagine di quest’area tematica sono rivolte principalmente ai datori di lavoro, ai responsabili del servizio di prevenzione e protezione, che devono valutare e gestire il rischio in ambito lavorativo senza necessariamente avere specifiche competenze elettriche.
Lo scopo è quello di fornire le nozioni di base per la conoscenza del rischio, dei suoi effetti dannosi e delle relative misure di sicurezza tecniche e organizzative previste dalla legislazione e dalla normativa, individuando, nei casi necessari, i soggetti specificamente competenti o preposti a compiti ben precisi.

Queste pagine possono essere utilizzate anche come supporto per la formazione dei lavoratori o come ausilio informativo per chiunque voglia documentarsi velocemente sul rischio elettrico. 



Descrizione del rischio

All’impiego dell’energia elettrica sono sempre associate due grandezze, la “corrente elettrica” e la “tensione”.

Al passaggio di corrente nei circuiti segue uno sviluppo di calore dipendente dal valore della “resistenza” del circuito e, in misura maggiore, dal valore dell’intensità di corrente. In generale, il calore sviluppato in parte viene trasmesso all’ambiente esterno, in parte determina un aumento di temperatura del “conduttore” e degli “isolanti” del circuito.

Se il fenomeno termico non è correttamente gestito, l’aumento di temperatura può provocare il danneggiamento degli isolanti; in taluni casi, questi diventano oggetto di una combustione localizzata che può evolvere in un incendio.

La presenza di una tensione tra i vari punti del circuito comporta altre criticità:
•la possibilità che si verifichi un “corto circuito”, se i due punti a tensione differente entrano in contatto;
•l’innesco di “archi elettrici”, se l’isolante non è opportunamente scelto e dimensionato in funzione del valore di tensione e delle condizioni ambientali;
•il passaggio di correnti attraverso il corpo umano, qualora questo entri simultaneamente in contatto con due parti tra cui è presente la tensione. Tali correnti possono generare effetti fisiopatologici (“shock elettrico”) variabili in funzione del valore della corrente e della durata del contatto che, nei casi più gravi, possono essere letali.

Nelle pagine che seguono, saranno descritti: le varie sorgenti di rischio elettrico, i più comuni eventi dannosi e le principali misure di sicurezza necessarie a fronteggiarli.


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Normativa

L’estrema insidiosità del rischio elettrico e le conseguenze anche mortali degli infortuni che ne possono derivare hanno determinato, nel corso degli anni, l’ampio sviluppo di legislazione e normativa tecnica.

Per oltre cinquanta anni, la legislazione sulla sicurezza del lavoro basata sul DPR 547/55 ha fornito indicazioni tecniche e prescrizioni puntuali, entrando nel merito delle caratteristiche degli impianti e delle apparecchiature elettriche.

Tale approccio era rigido e, pur garantendo la sicurezza elettrica nella maggior parte dei casi pratici, in alcune situazioni imponeva misure tecniche inutilmente vincolanti, mentre in alcune altre risultava comunque carente, non consentendo di adeguare le misure tecniche all’evoluzione delle conoscenze e della tecnologia. Peraltro, mentre il DPR 547/55 era in vigore, leggi specifiche sulla produzione del materiale elettrico ed elettronico, sulla sicurezza degli impianti e sulla libera circolazione dei prodotti nella Comunità Europea introducevano espressamente l’obbligo di realizzare componenti, apparecchi e impianti a regola d’arte, e attribuivano alle norme tecniche la presunzione di conformità alla regola d’arte.

Si rammenta che mentre le norme di legge sono cogenti, l’adozione delle norme tecniche resta volontaria. Tuttavia, ove espressamente menzionate dalla legislazione, la corretta applicazione delle norme tecniche può costituire un supporto pressoché indispensabile alla dimostrazione del rispetto delle leggi stesse.
Tale obbligo è stato ripreso dal D.Lgs. 81/08, che ha abrogato sia il DPR 547/55, sia il D.Lgs. 626/94, ed ha introdotto in maniera definitiva, anche nel campo della sicurezza sul lavoro, il richiamo all’esecuzione a regola d’arte, conseguibile mediante l’applicazione delle norme tecniche.

Valutazione e gestione del rischio

Per la gestione del rischio elettrico il D.Lgs. 81/08 prevede che il datore di lavoro effettui una valutazione del rischio tenendo conto delle caratteristiche specifiche del lavoro, dei rischi presenti nell’ambiente di lavoro e delle condizioni di esercizio prevedibili.



È importante distinguere i “lavori ordinari” da quelli (“lavori in prossimità di parti attive” e “lavori elettrici”) in cui l’attività svolta determina condizioni di rischio elettrico aumentato.

Nel primo caso, i lavoratori sono considerati utenti generici degli impianti e delle apparecchiature messi loro a disposizione, che dovrebbero risultare sicuri in quanto realizzati a regola d’arte.

In una fase iniziale, pertanto, il compito del datore di lavoro sarà quello di garantirsi che le sorgenti di rischio elettrico rese disponibili ai propri lavoratori siano progettate, costruite ed installate a regola d’arte, in conformità alle norme applicabili, tenendo conto proprio delle caratteristiche del lavoro, della classificazione degli ambienti e delle condizioni di rischio specifiche, nonché delle possibili condizioni di esercizio.

Per far ciò dovrà avvalersi della documentazione, delle dichiarazioni di conformità e delle altre attestazioni espressamente previste dalla legge. Dovrà altresì verificare che, pur in presenza di tali documenti e attestazioni, gli impianti, gli apparecchi e gli organi di collegamento mobile non presentino vizi palesi all’atto della messa in servizio e siano idonei alle effettive condizioni di installazione e di impiego.
Il livello di sicurezza così conseguito dovrà poi essere mantenuto mediante la formazione generale dei lavoratori e l’adozione di opportune procedure di uso e manutenzione, nonché mediante l’effettuazione di verifiche e controlli periodici.

Nel caso in cui i lavoratori effettuino “lavori in prossimità di parti attive” o “lavori elettrici”, per gestire adeguatamente il rischio elettrico sono indispensabili la formazione specialistica dei lavoratori, l’adozione di specifiche procedure di lavoro e di idonei dispositivi di protezione collettivi ed individuali, secondo quanto prescritto da leggi e norme tecniche.

La IV edizione della Norma CEI 11- 27 è strutturata in analogia alla Norma CEI EN 50110 - 1:2014

LLa Norma CEI 11-27 disciplina le operazioni e le attività di lavoro sugli impianti elettrici eserciti a qualunque livello di tensione. In particolare “fornisce le prescrizioni di sicurezza per attività̀ sugli impianti elettrici, ad essi connesse e vicino ad essi”, prescrizioni che “si applicano alle procedure di esercizio, di lavoro e di manutenzione” (Art. 1 “Campo di applicazione”).
La quarta edizione della Norma CEI 11-27, entrata in vigore in via definitiva a Febbraio 2015, dedica ampio spazio ai cosiddetti “controlli funzionali”, che vengono trattati nell’articolo 5.3 nell’ambito della sezione 5 “Procedure per l’esercizio”.
La IV edizione della Norma CEI 11- 27 è strutturata in analogia alla Norma CEI EN 50110 - 1:2014 Forti correlazioni con CEI 11-48 Esercizio degli impianti elettrici

NOVITA’
• nuove definizioni riguardanti le figure responsabili dell’esercizio in sicurezza degli impianti elettrici e dell’esecuzione in sicurezza dei lavori eseguiti su di essi
• modifiche alle definizioni di lavoro elettrico e di lavoro non elettrico
• specifiche prescrizioni di sicurezza per le persone comuni (PEC) che eseguono lavori di natura non elettrica
• introduzione della distanza DA9 riguardante i lavori non elettrici per tener conto delle definizioni contenute nel Dlgs 81/08
• modifiche alla distanza di lavoro elettrico sotto tensione (DL) relativa alla bassa tensione
• revisione e aggiunta della modulistica correlata ai lavori elettrici e lavori non elettrici
• L’allineamento della struttura editoriale della norma CEI 11 - 27 a quello della norma europea CEI EN 50110 da cui la norma italiana deriva
• L’adeguamento delle distanze DL e DV alla norma CEI EN 50110
• Le definizioni riguardanti i Responsabili dell’impianto elettrico e dei lavori eseguiti su di esso
• Chiarimenti sull’esecuzione delle misure

FIGURE GIA’ PRESENTI
• Responsabile Impianto (RI)
• Preposto ai Lavori (PL)
• PES
• PAV
• PEC
• PEI

NEO INTRODOTTE
• Persona o Unità Responsabile dell’impianto elettrico (URI)
• Persona o Unità Responsabile della realizzazione del Lavoro (URL)
Pubblichiamo un documento del Ing. Luigi Carlo Chiarenza realizzato nell'ambito del progetto formativo, rivolto specificatamente alle professioni deputate alla sicurezza nelle strutture sanitarie, nasce dalla collaborazione tra l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e l’Università degli Studi Roma Tre.

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