FAV - Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni
FAV - Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della salute
FAV - Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della saluteNella seduta del 25 marzo 2015, la Conferenza Stato/Regioni, su proposta del Ministero della Salute, ha approvato il documento “Le Fibre Artificiali Vetrose (FAV) - Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della salute”.
Il documento di per sé non introduce alcuna novità, ma contiene ogni riferimento necessario a comprendere quali siano i possibili rischi per la salute nell’utilizzo delle FAV.
Sono infatti richiamati i provvedimenti comunitari (in modo particolare il regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP), che dal 1° giugno 2015 diventerà l’unico riferimento comunitario in materia) dai quali discende tutta la normativa nazionale in tema di classificazione del pericolo, etichettatura del prodotto, gestione dei rifiuti contenenti FAV, indicazioni operative per la messa in opera e lo smaltimento.
In particolare le Linee Guida ricordano che esistono diverse tipologie di FAV, le quali sono differenti in termini di proprietà fisiche e chimiche, utilizzo e sicurezza della salute.
Le FAV sono infatti completamente sicure se rispettano una delle seguenti:
Nota Q (ovvero è appurato che, in virtù della loro bio-solubilità, vengono smaltite dall’organismo prima che possano dare luogo a qualunque effetto);
Nota R (ovvero hanno un diametro tale da non poter penetrare nelle vie respiratorie profonde).Le lane minerali (lana di vetro, lana di roccia, lana di scoria, utilizzate soprattutto per isolamento termico in edilizia) prodotte dai soci FIVRA si collocano al massimo livello in termini di sicurezza per la salute perché conformi alla Nota Q, come certificato dall’ente indipendente EUCEB.
Le Linee Guida confermano anche che i rifiuti costituiti da lane minerali bio-solubili non sono rifiuti pericolosi e che per la messa in opera e lo smaltimento di lane minerali conformi alla Nota Q sono sufficienti elementari dispositivi di protezione individuale (indumenti da lavoro, maschera protettiva usa e getta, guanti, eventuali occhiali protettivi).
I manufatti in lana minerale sono stati approfonditamente studiati e vi sono più di 2.500 pubblicazioni scientifiche dei massimi esperti che stabiliscono che sono sicure durante la produzione, l’installazione e il normale esercizio degli edifici.
La valenza di questi studi scientifici è stata riconosciuta dalle autorità sanitarie internazionali, europee e nazionali. Ad esempio, il REACH (Regolamento Europeo concernente la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche) classifica le lane minerali come non pericolose.
A livello internazionale, la IARC (Internation Agency for Research on Cancer) ha stabilito che le lane minerali “non sono classificabili come cancerogeni per gli esseri umani”.
In aggiunta a ciò, l’industria delle lane minerali, si affida a EUCEB, una certificazione indipendente che assicura la bio-solubilità di tutti i prodotti immessi sul mercato alle prescrizioni europee,
Gli isolanti in lana di vetro e lana di roccia da diverse decine di anni sono i più utilizzati in molti Paesi, grazie al loro unico mix di proprietà termiche, acustiche e di incombustibilità. Sono oggetto di continua innovazione e miglioramenti per soddisfare i più severi requisiti tecnici e di sicurezza.
"Le lane minerali non sono classificabili come cancerogeni per gli esseri umani".
Questa è la conclusione a cui è arrivata la IARC (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro - http://www.iarc.fr), organismo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con sede a Lione, che dal 1969 si occupa della classificazione di agenti chimici e fisici in base alla loro cancerogenicità.
Tale Agenzia prevede l’esistenza dei seguenti gruppi di sostanze:
gruppo 1 “cancerogeno per gli esseri umani”;
gruppo 2A “probabile cancerogeno per gli esseri umani”;
gruppo 2B “possibile cancerogeno per gli esseri umani”;
gruppo 3 “non classificabile come cancerogeno per gli esseri umani”;
gruppo 4 “probabile non cancerogeno per gli esseri umani”.Nella sua ultima monografia del 2002, a seguito di molteplici studi epidemiologici pluri-decennali e dell’analisi delle specifiche caratteristiche chimico-fisiche (composizione chimica, morfologia, dimensioni e reattività) delle FAV (Fibre Artificiali Vetrose), la IARC ha inserito le lane minerali nel gruppo 3 (non classificabile come cancerogeno per gli esseri umani).
Inoltre, la lana di vetro e la lana di roccia non sono considerate cancerogene neppure per gli animali, al contrario delle FCR (Fibre Ceramiche Refrattarie), che sono state classificate “possibile cancerogeno” proprio perché vi sono adeguate evidenze della cancerogenicità di queste ultime negli animali.
Le lane minerali (lana di vetro e lana di roccia) sono ritenute sicure anche in merito agli effetti di natura non maligna sull’apparato respiratorio (sintomi di irritazione delle alte vie respiratorie, ostruzione bronchiale, diminuzione della funzionalità polmonare, comparsa di placche pleuriche), per i quali gli studi hanno trovato una correlazione con l’esposizione a fibre solo per lavoratori addetti alla produzione di FCR.
Le lane di vetro e le lane di roccia prodotte e commercializzate dai soci FIVRA sono sicure perché conformi alla nota Q e/o alla nota R e possono dunque essere utilizzate con tranquillità, perché rispecchiano i più severi requisiti sanitari.
Il rispetto della “nota Q”, per i soci FIVRA, è attestato da autorevoli istituti di fama internazionale (come ad esempio l’istituto Fraunhofer).
I soci FIVRA, per offrire la garanzia che ogni lotto della propria lana minerale commercializzata in UE sia conforme alla “nota Q”, hanno tutti aderito volontariamente al marchio europeo EUCEB.
EUCEB (European Certification Board for Mineral Wool Products - http://www.euceb.org) è un ente di certificazione indipendente che verifica, attraverso un controllo continuo della produzione, il rispetto della composizione della lana minerale alla formula originaria, la cui conformità alla “nota Q” è stata certificata dagli istituti di ricerca sopracitati.
Grazie all’etichetta EUCEB, è possibile riconoscere facilmente quali lane minerali sono bio-solubili e sono quindi escluse dalla classificazione comunitaria delle sostanze cancerogene.
A conferma della non pericolosità della lana di vetro e della lana di roccia, è intervenuta anche la Direttiva n. 2009/2/CE, che ha eliminato la classificazione di rischio “R38 – irritante per la pelle”, confermando i soli consigli di prudenza S2 (tenere lontano dalla portata dei bambini, se il prodotto è venduto al dettaglio) e S36/37 (usare indumenti protettivi e guanti adatti).
Cosa sono le Fibre Artificiali Vetrose?
Le Fibre Artificiali Vetrose (FAV), conosciute anche come Man-Made Vitreous Fiber (MMVF) costituiscono il gruppo di fibre commercialmente più importante di tutte le fibre artificiali inorganiche poiché sono altamente resistenti e inestensibili, ma molto flessibili, sono ininfiammabili e scarsamente attaccabili dall’umidità e dagli agenti chimici corrosivi e non sono degradabili da microrganismi.
Quanti tipi di FAV esistono?
La famiglia delle FAV contempla differenti tipi di fibre:
· le fibre a filamento continuo sono utilizzate in campo tessile, per usi elettrici e di materiali di rinforzo per plastica e cemento;
· le lane di vetro per scopi speciali sono utilizzate in filtri ad alta efficienza ed isolamento aerospaziale;
· le fibre ceramiche refrattarie (FCR) sono utilizzate in applicazioni industriali per l’isolamento di forni, di altoforno, di stampi di fonderia, di condutture, di cavi, per la fabbricazione di giunti ma anche nell’industria automobilistica, aeronautica e nella protezione incendio;
· le restanti FAV (lana di vetro per isolamento, lana di roccia, lana di scoria, AES, HT wool) sono denominate “lane minerali” e sono utilizzate come isolanti nell’edilizia ed in altre applicazioni: colture fuori suolo, camere sorde, rafforzamento di prodotti bituminosi, di cementi, di materiali compositi, ecc.
Che differenze vi sono tra i diversi tipi di FAV?
Le FAV hanno differenti proprietà fisiche (in primis il diametro) e differente composizione chimica, con particolare riguardo alla presenza di ossidi alcalini ad alcalino terrosi (Na2O, K2O, CaO, MgO, BaO e loro combinazioni), la cui elevata concentrazione indica la bio-solubilità delle fibre stesse (ovvero la capacità di essere smaltite dall’organismo prima che possano dare luogo a qualunque effetto).
Esistono FAV pericolose per la salute?
La pericolosità delle FAV è oggetto di dettagliati studi pluri-decennali.
La normativa di riferimento (regolamento CLP relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele) indica che le FAV rispondenti alla Nota Q o alla Nota R sono assolutamente sicure per la salute: non sono cancerogene, né irritanti.
Nello specifico, la Nota Q stabilisce che la classificazione "cancerogeno" non si applica se è possibile dimostrare, con un test, che le fibre hanno alta bio-solubilità (caratteristica comune alle fibre con elevata concentrazione di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi).
La Nota R, invece, stabilisce che la classificazione “cancerogeno” non si applica alle fibre con diametro medio ponderale superiore a 6 micron.
Il rispetto della Nota Q o Nota R è una caratteristica comune alle lane minerali; vi sono invece maggiori rischi per le FCR, dal momento che, rispetto alle lane minerali, hanno un basso contenuto di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi (dunque una minore bio-solubilità), tanto che è ormai assodata la correlazione fra esposizione a FRC e la comparsa di placche pleuriche, disturbi e segni quali dispnea, affanno, tosse, irritazione pleurica.
Esistono valori di riferimento per l'esposizione alle FAV nei luoghi di lavoro e negli ambienti residenziali?
Nella legislazione italiana non esistono valori limite di esposizione per le FAV nei luoghi di lavoro, né valori guida per concentrazioni medie giornaliere di fibre per gli ambienti residenziali, né per l’aria ambiente.
E’ ipotizzabile utilizzare valori contenuti in pubblicazioni straniere, ma questi valori non costituiscono limiti di legge ma sono usati convenzionalmente come riferimento ai fini della gestione di problematiche sanitario-ambientali.
I rifiuti costituiti da FAV sono pericolosi?
Un rifiuto è classificato come pericoloso in base alla concentrazione delle eventuali sostanze pericolose in esso contenute.
Per rifiuti costituiti da FAV, significa analizzare la concentrazione di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi ed il diametro delle fibre.
A seguito di queste analisi, il rifiuto costituito da FAV verrà dichiarato pericoloso solo se avrà bassa bio-solubilità e piccolo diametro. In tal caso, al rifiuto verrà assegnato codice CER 17.06.03*; in tutti gli altri casi, verrà assegnato codice CER 17.06.04 (tipico dei materiali isolanti non contenenti sostanze pericolose).
Che indicazioni operative devono essere seguite nell’utilizzazione delle FAV?
Per la posa in opera e lo smaltimento di FAV conformi alla Nota Q o alla Nota R sono sufficienti elementari dispositivi di protezione individuale (indumenti da lavoro, maschera protettiva usa e getta, guanti, eventuali occhiali protettivi).
Per i restanti tipi di FAV, le precauzione necessarie aumentano fino all’utilizzo di maschere facciali filtranti (FF) e occhiali a tenuta, tute monouso integrali (preferibilmente in tyvek), avendo inoltre l’accortezza di delimitare l’area di lavoro per consentirne l’accesso ai soli addetti ai lavori e tenerla costantemente pulita tramite aspirapolvere.
fonte: FIVRA
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