Esposizione lavorativa a polveri di legno
PUBBLICAZIONE INAIL
Per polvere di legno si deve intendere la sospensione di particelle di legno disperse nell'aria, prodotte durante la lavorazione del legno in quantità e qualità variabile, in funzione della tipologia di lavorazione e delle specie legnose impiegate.
Il legno è un materiale complesso e relativamente eterogeneo, con una quota di componenti comuni a tutte le essenze ed una quota di componenti particolari specifici per ciascuna classe di esse; in assenza di importante riscaldamento, il legno mantiene
durante le lavorazioni, la composizione del materiale originario.
I componenti organici presenti sono, essenzialmente, la cellulosa, l’emicellulosa e la lignina. La percentuale complessiva di questi tre componenti risulta superiore al 95% del materiale. Il restante 5% è costituito da miscele variabili dei seguenti costituenti particolari:
componenti organici polari e non polari come acidi grassi, resine acide, cere, alcoli, terpeni, steroli, sterileteri, gliceroli, tannini, flavonoidi, chinoni; componenti organici idrosolubili; componenti inorganici tra cui i sali (eventualmente anche di natura quarzosa
presenti in alcuni legni africani).
I legni vengono divisi in duri e teneri sulla base della distinzione botanica: il termine “duro” non fa riferimento all’effettivo grado di durezza del legno, ma è la traduzione letterale del termine inglese “hardwood”, utilizzato per indicare il legno ricavato da alberi della famiglia delle Angiosperme. In linea generale i “legni duri” sono rappresentati dalle latifoglie ed i “legni dolci” o teneri, dalle conifere (Gymnosperme). Tale distinzione non tiene necessariamente conto delle caratteristiche fisiche di resistenza del legno, per cui legni
relativamente “teneri” per la lavorabilità sono compresi nel gruppo dei legni duri.