CORSI DI FORMAZIONE DEGLI ADDETTI ANTINCENDIO
Ogni azienda italiana secondo la normativa di legge deve annoverare in organico un addetto antincendio. Una persona adeguatamente formata da adeguato corso antincendio che avrà il compito di prevenire gli incendi, monitorare le misure di emergenza, e reagire nella nascita improvvisa di un focolaio. In ogni azienda la formazione antincendio è obbligatoria , prevista e voluta dalla normativa italiana, come lemento fondamentale per la sicurezza sul lavoro e la tutela della salute dei lavoratori.
Parte I - L'incendio e i suoi effetti
Nella prima parte vengono affrontati gli aspetti teorici riconducibili al concetto di combustione, ai tipi di fuoco e di sorgenti di innesco, ai parametri fisici e chimici della combustione, alle sostanze estinguenti, alla dinamica dell'incendio e agli effetti che l'incendio ha sulle cose e sulle persone.
La combustione
Tipi di fuoco e sorgenti di innesco
I parametri fisici e chimici della combustione
Le sostanze estinguenti
La dinamica dell'incendio
Effetti dell'incendio sull'uomo
Parte II - La Prevenzione e la Protezione incendi
Nella seconda parte vengono affrontati gli aspetti teorici riconducibili al concetto di rischio, di prevenzione, in senso lato, ai sistemi precauzionali da adottare per evitare gli incendi, e alle differenti tipologie e strumenti di protezione incendi.
La prevenzione incendi
Le misure precauzionali
La protezione incendi
Le misure di protezione attiva
Le misure di protezione passiva
Parte III - I Piani e le procedure di emergenza
Nella terza parte vengono illustrati i concetti di Piano di emergenza e Piano di evacuazione e le relative azioni da intraprendere in particolari circostanze critiche.
Il Piano di emergenza
Il Piano di evaquazione
Parte IV - Aspetti pratici di intervento
L'ultima parte della trattazione teorica riguarda alcuni aspetti pratici da mettere in campo durante la prova pratica dell'Esame.
Uso degli estintori portatili
Uso degli impianti idrici
Attrezzature di protezione individuale
RISCHIO DI INCENDIO ELEVATO 16 ORE (ATTENZIONE!! CLASSIFICAZIONE VALIDA FINO AL 4 OTTOBRE 2022)
industrie e depositi di cui all'art. 4 e 6 del D.Lgsl. 334/99
fabbriche e depositi di esplosivi
centrali termoelettriche
aziende estrattive di oli minerali e gas combustibili
impianti e laboratori nucleari
depositi al chiuso di materiali combustibili con superficie superiore a 20.000 mq
attività commerciali ed espositive con superficie coperta superiore a 10.000 mq
scali aeroportuali, infrastrutture ferroviarie e metropolitane
alberghi con oltre 200 posti letto
ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani
scuole di ogni ordine e grado con oltre 1000 persone presenti
uffici con oltre 1000 dipendenti
cantieri temporanei o mobili in sotterraneo
per la costruzione, manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi ed opere simili di lunghezza superiore a 50 m
cantieri temporanei o mobili ove si impiegano esplosivi
RISCHIO DI INCENDIO MEDIO 8 ORE (ATTENZIONE!! CLASSIFICAZIONE VALIDA FINO AL 4 OTTOBRE 2022)
attività rientranti nell'elenco allegato al D.M. 16 febbraio 1982 e nel D.P.R. n. 689/1959 escluse quelle indicate come rischio elevato
cantieri temporanei e mobili ove si detengono ed impiegano sostanze infiammabili e si fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente all'aperto
RISCHIO DI INCENDIO BASSO 4 ORE (ATTENZIONE!! CLASSIFICAZIONE VALIDA FINO AL 4 OTTOBRE 2022)
attività non rientranti fra le precedenti con fattori di rischio d'incendio limitati
Il numero massimo di discenti non potrà essere superiore a 25 unità per ciascun docente, per le lezioni teoriche, e a 10 unità per ciascun docente, per le lezioni pratiche.
Manuali per i corsi di formazione per addetti antincendio
Scarica il materiale didattico a supporto dei corsi di formazione e di addestramento degli addetti antincendio aziendali, effettuati dal personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ai sensi del del D.M. 10 marzo 1998.
Dispense in formato Pdf:
Capitolo 1 - L'incendio e la prevenzione incendi
Capitolo 2 - La protezione dagli incendi
Capitolo 3 - Procedure da adottare in caso d'incendio
Capitolo 4 - Esercitazioni pratiche
Scarica i files:
Presentazioni del corso di formazione per addetti antincendio in formato pdf:
Slide corso antincendio.parte1
Slide corso antincendio.parte2
Slide corso antincendio.parte3
Fonte: Vigili del fuoco
Test Vero Falso in Excel (Piu' di 500 domande) in Excel,Gratuito.
I principi della combustione
La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. Può alimentarsi con o senza sviluppo di fiamme superficiali. Avviene per ossidazione degli atomi di carbonio (C) e di idrogeno (H) presenti nelle sostanze combustibili.
Affinché avvenga la combustione è necessario la presenza simultanea di combustibile, comburente e sorgente di calore; questi tre elementi sono maggiormente noti come il "triangolo del fuoco".
Combustibile
Qualsiasi sostanza in grado di bruciare; i materiali combustibili possono essere allo stato solido, liquido o gassoso.
Comburente
Sostanza che consente e favorisce la combustione; il più importante è l'ossigeno dell'aria ed è quello maggiormente reperibile in natura.
Calore (sorgente o innesco)
Forma di energia che si manifesta con l'innalzamento della temperatura.
I prodotti della combustione
I prodotti della combustione
Possono essere suddivisi in quattro categorie.
Gas di combustione
Rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono raffreddandosi la temperatura ambiente di riferimento 15°C.
La produzione di tali gas dipende:
•dal tipo di combustibile
•dalla percentuale di ossigeno presente
•dalla temperatura raggiunta nell’incendio.
Nella stragrande maggioranza dei casi, la mortalità per incendio è da attribuire all’inalazione di questi gas che producono danni biologici per anossia o per tossicità.
Fiamme
Sono costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas.
Nell’incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma; infatti quest'ultimo varia da un colore rosso nascente a bianco abbagliante all'aumentare della temperatura (scala cromatica delle temperature nella combustione dei gas).
Fumo
È l'elemento più caratteristico dell'incendio, perché ne identifica la presenza anche da grandi distanze.
Esso è formato da piccolissime particelle solide (aerosol) e liquide (nebbie o vapori condensati).
Le particelle solide sono sostanze incombuste e ceneri che si formano quando la combustione avviene in carenza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi; rendono il fumo di colore scuro.
Le particelle liquide (nebbie o vapori condensati) sono costituite da vapor d’acqua che al di sotto dei 100°C condensa dando luogo a fumo di color bianco.
Calore
È la causa principale della propagazione degli incendi; provoca l’aumento della temperatura di tutti i materiali e i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione.
Il calore è dannoso per l'uomo in quanto può causare disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione, scottature.
Lo spegnimento dell'incendio
Lo spegnimento dell'incendio
L'incendio può essere definito come la "rapida ossidazione di materiali con notevole sviluppo di calore, fiamme, fumo e gas caldi”. Per spegnere un incendio si può ricorrere a vari sistemi.
Esaurimento del combustibile
Allontanamento o separazione della sostanza combustibile dal focolaio dell’incendio.
Soffocamento
Separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione di comburente nell’aria.
Raffreddamento
Sottrazione di calore fino ad ottenere una temperatura inferiore a quella necessaria al mantenimento della combustione.
Azione chimica
Oltre ai tre sistemi citati, deve essere considerata anche l’azione chimica di estinzione dell’incendio (azione anticatalitica o catalisi negativa); essa si realizza attraverso l’uso di sostanze che inibiscono il processo della combustione (ad esempio, halon o polveri); gli estinguenti chimici si combinano con i prodotti volatili che si sprigionano dal combustibile e rendono questi ultimi inadatti alla combustione bloccando la reazione chimica della combustione.
Azione congiunta
Normalmente per lo spegnimento di un incendio si utilizza una combinazione delle operazione di esaurimento del combustibile, di soffocamento, di raffreddamento e di azione chimica.
I principali parametri fisici e chimici della combustione
I principali parametri fisici e chimici della combustione
La combustione è caratterizzata da numerosi parametri fisici e chimici. Analizziamo i principali.
Temperatura di accensione (o di autoaccensione)
La minima temperatura alla quale la miscela combustibile - comburente inizia a bruciare spontaneamente in modo continuo senza ulteriore apporto di calore o di energia dall’esterno.
Aria teorica di combustione
La quantità di aria necessaria per raggiungere la combustione completa del materiale combustibile.
Temperatura di infiammabilità
La temperatura minima alla quale i liquidi infiammabili o combustibili emettono vapori in quantità tali da incendiarsi in caso di innesco.
I liquidi sono in equilibrio con i propri vapori che si sviluppano sulla superficie di separazione tra pelo libero del liquido e aria.
La combustione avviene quando, in corrispondenza della suddetta superficie i vapori dei liquidi infiammabili o combustibili, miscelandosi con l’ossigeno dell’aria sono opportunamente innescati.
Limiti di infiammabilità
Tali limiti individuano il campo di infiammabilità all’interno del quale si ha, in caso d’innesco, l’accensione e la propagazione della fiamma nella miscela. Si dividono in:
•Limite inferiore di infiammabilità - La più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha accensione in presenza di innesco per carenza di combustibile
•Limite superiore di infiammabilità - la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha accensione in presenza di innesco per eccesso di combustibile limite superiore di infiammabilità
Limiti di esplodibilità
I limiti di esplodibilità sono posizionati all’interno del campo di infiammabilità.
•Limite inferiore di esplobilità - La più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha esplosione in presenza di innesco
•Limite superiore di esplodibilità - La più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha esplosione in presenza di innesco
Temperatura teorica di combustione
Il più elevato valore di temperatura che è possibile raggiungere nei prodotti di combustione di una sostanza.
TEMPERATURA DELLE FIAMME
I valori indicativi della temperatura delle fiamme varia a seconda del tipo di combustibile:
•Combustibili solidi: da 500 a 800 °C
•Combustibili liquidi: da 1300 a 1600 °C
•Combustibili gassosi: da 1600 a 3000 °C
Potere calorifico
Quantità di calore prodotta dalla combustione completa dell’unità di massa o di volume; si definisce:
•Potere calorifico superiore (P.C.S.) - Si considera anche il calore di condensazione del vapore d’acqua prodotto (calore latente di vaporizzazione)
•Potere calorifico inferiore (P.C.I.) - Non si considera il calore di evaporazione del vapore acqueo.
In genere nella prevenzione incendi viene considerato sempre il potere calorifico inferiore.
CARICO DI INCENDIO
Potenziale termico netto della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio, corretto in base ai parametri indicativi della partecipazione alla combustione dei singoli materiali.
Le sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio
Le sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio
L’estinzione dell’incendio si ottiene per raffreddamento, sottrazione del combustibile, soffocamento e azione chimica. Tali azioni possono essere ottenute singolarmente o contemporaneamente mediante l’uso delle sostanze estinguenti, scelte in funzione della natura del combustibile e delle dimensioni del fuoco; particolarmente importante è la conoscenza della possibilità o meno di utilizzo dell'estinguente su attrezzature elettriche sotto tensione.
Le sostanze estinguenti normalmente utilizzate sono:
•acqua
•schiuma
•polveri
•gas inerti
•idrocarburi alogenati (HALON)
•agenti estinguenti alternativi all’halon
È fondamentale conoscere le proprietà e le modalità d’uso delle principali sostanze estinguenti, in modo da valutarne anche l’efficacia in relazione alla specifica classe di fuoco.
Acqua
È la sostanza estinguente per antonomasia per la facilità con cui può essere reperita a basso costo.
Azione estinguente:
•Raffreddamento (abbassamento della temperatura) del combustibile per assorbimento del calore
•Soffocamento per sostituzione dell’ossigeno con il vapore acqueo
•Diluizione di sostanze infiammabili solubili in acqua fino a renderle non più tali
•Imbevimento dei combustibili solidi
Utilizzo dell'acqua
L’acqua è consigliata per incendi di combustibili solidi (classe A), con esclusione delle sostanze incompatibili quali sodio e potassio che a contatto con l’acqua liberano idrogeno, e carburi che invece liberano acetilene.
In alcuni paesi europei questi estintori sono sottoposti alla prova dielettrica, con esito positivo, ottenendo pertanto l'approvazione di tipo.
Per stabilire se un estintore a base d'acqua può essere utilizzato su apparecchiature sotto tensione, deve essere effettuata la prova dielettrica prevista dal p. 9 della norma UNI EN 3-7:2008
In Italia non viene consentito l'uso su apparecchiature elettriche, in questo caso è obbligatorio riportare l'avvertenza nella parte terza dell’etichetta.
Schiuma
Agente estinguente costituito da una soluzione in acqua di un liquido schiumogeno, che per effetto della pressione di un gas fuoriesce dall’estintore e passa all’interno di una lancia dove si mescola con aria e forma la schiuma.
L’azione estinguente delle schiume avviene per soffocamento (separazione del combustibile dal comburente) e per raffreddamento in minima parte.
Utilizzo della schiuma
Le schiume sono impiegate normalmente per incendi di liquidi infiammabili (classe B); non è utilizzabile sulle apparecchiature elettriche (pertanto, è obbligatorio riportare l'avvertenza nella parte terza dell’etichetta dell'estintore "non utilizzare su apparecchiature elettriche sotto tensione") e sui fuochi di classe D.
In base al rapporto tra il volume della schiuma prodotta e la soluzione acqua-schiumogeno d’origine, le schiume si distinguono in:
•alta espansione 1:500 - 1:1000
•media espansione 1:30 - 1:200
•bassa espansione 1:6 - 1:12
Tipi di liquidi schiumogeni
LIQUIDI SCHIUMOGENI FLUORO-PROTEINICI: sono adatti alla formazione di schiume a bassa espansione, hanno un effetto rapido e molto efficace su incendi di prodotti petroliferi.
LIQUIDI SCHIUMOGENI SINTETICI: sono adatti alla formazione di tutti i tipi di schiume e garantiscono una lunga conservabilità nel tempo, sono molto efficaci per azione di soffocamento su grandi superfici e volumi.
LIQUIDI SCHIUMOGENI FLUORO-SINTETICI (AFFF - Acqueous Film Forming Foam): sono adatti alla formazione di schiume a bassa e media espansione che hanno la caratteristica di scorrere rapidamente sulla superficie del liquido incendiato.
LIQUIDI SCHIUMOGENI PER ALCOLI: sono adatti alla formazione di schiume a bassa espansione e sono molto efficaci su incendi di alcoli, esteri, chetoni, eteri, aldeidi, acidi, fenoli, etc.
Polvere
Le polveri sono costituite da particelle solide finissime a base di bicarbonato di sodio, potassio, fosfati e sali organici. L’azione estinguente delle polveri è prodotta dalla decomposizione delle stesse per effetto delle alte temperature raggiunte nell’incendio, che dà luogo ad effetti chimici sulla fiamma con azione anticatalitica ed alla produzione di anidride carbonica e vapore d’acqua.
I prodotti della decomposizione delle polveri separano il combustibile dal comburente, raffreddano il combustibile incendiato e inibiscono il processo della combustione.
L'azione esercitata dalle polveri nello spegnimento dell'incendio è pertanto di tipo chimico (inibizione del materiale incombusto tramite catalisi negativa), di soffocamento della fiamma e di raffreddamento.
Utilizzo delle polveri
L’estintore a polvere può essere utilizzato su:
•fuochi di classe A, B, C
•fuochi di classe D (solo con polveri speciali)
•quadri e apparecchiature elettriche fino a 1000 V (se indicato sull'etichetta dell'estintore nella sezione avvertenze)
L'utilizzo di estintori a polvere contro fuochi di classe F è considerato pericoloso; pertanto non devono essere marcati con il pittogramma di classe "F".
Le polveri essendo costituite da particelle solide finissime, possono danneggiare le apparecchiature e macchinari.
Una volta spento l’incendio è opportuno arieggiare il locale, in quanto, oltre ai prodotti della combustione (CO, CO2, vari acidi e gas, presenza di polveri incombuste nell’aria) la stessa polvere estinguente, molto fine, può essere inspirata insieme ad altre sostanze pericolose dall’operatore
Gas inerti
Utilizzati principalmente in ambienti chiusi; è utilizzata principalmente l‘anidride carbonica (CO2) e in minor misura l'azoto. La loro presenza nell’aria riduce la concentrazione del comburente fino ad impedire la combustione.
L’anidride carbonica:
•non risulta tossica per l’uomo
•è un gas più pesante dell’aria
•è perfettamente dielettrico (non conduce elettricità)
•è normalmente conservato come gas liquefatto sotto pressione
•produce, differentemente dall’azoto, anche un’azione estinguente per raffreddamento dovuta all’assorbimento di calore generato dal passaggio dalla fase liquida alla fase gassosa.
I gas inerti possono essere utilizzate su apparecchiature elettriche in tensione.
Idrocarburi alogenati e sostanze alternative all'HALON
Gli HALON sono efficaci su incendi che si verificano in ambienti chiusi scarsamente ventilati e producono un’azione estinguente che non danneggia i materiali con cui vengono a contatto.
Tuttavia, alcuni HALON per effetto delle alte temperature dell’incendio si decompongono producendo gas tossici per l’uomo a basse concentrazioni, facilmente raggiungibili in ambienti chiusi e poco ventilati.
Il loro utilizzo è stato abolito da disposizioni legislative emanate per la protezione della fascia di ozono stratosferico (Decreto Ministeriale dell’Ambiente e della tutela del territorio del 3.10.2001 - Recupero, riciclo, rigenerazione e distribuzione degli halon).
Gli agenti sostitutivi degli HALON impiegati attualmente sono "ecocompatibili“ (clean agent), e generalmente combinano al vantaggio della salvaguardia ambientale lo svantaggio di una minore capacità estinguente rispetto agli HALON.
Esistono sul mercato prodotti inertizzanti e prodotti che agiscono per azione anticatalitica.
Le fasi di un incendio
Le fasi di un incendio
Nell’evoluzione dell’incendio si possono individuare quattro fasi caratteristiche: Fase di ignizione, Fase di propagazione, Incendio generalizzato (flash over), Estinzione e raffreddamento.
Le quattro fasi possono essere evidenziate in un diagramma che descrive l'andamento delle temperature di un incendio nel tempo (curva Temperatura – tempo).
La probabilità di intervenire con successo su un principio di incendio è molto alta nella fase di ignizione primaria, nella quale le temperature sono ancora basse; per tale motivo è importante che i mezzi di estinzione siano a portata di mano e chiaramente visibili e che gli addetti antincendio siano ben addestrati all'intervento tempestivo, attraverso un buon piano di emergenza collaudato e provato 2 volte l'anno.
Fase di ignizione
La fase iniziale dell'incendio ha le seguenti caratteristiche:
•infiammabilità del combustibile
•possibilità di propagazione della fiamma
•grado di partecipazione al fuoco del combustibile
•geometria e volume degli ambienti
•possibilità di dissipazione del calore nel combustibile
•ventilazione dell’ambiente
•caratteristiche superficiali del combustibile
•distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto
Fase di propagazione
La fase di propagazione dell'incendio ha le seguenti caratteristiche:
•produzione dei gas tossici e corrosivi
•riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione
•aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi
•aumento rapido delle temperature
•aumento dell’energia di irraggiamento
Fase di incendio generalizzato
La fase di incendio generalizzato (flash-over) ha le seguenti caratteristiche:
•brusco incremento della temperatura
•crescita esponenziale della velocità di combustione
•forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale; si formano zone di turbolenze visibili
•i combustibili vicini al focolaio si autoaccendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili
Fase di estinzione e raffreddamento
La fase di estinzione dell'incendio e raffreddamento ha le seguenti caratteristiche:
•quando l’incendio ha terminato di interessare tutto il materiale combustibile ha inizio la fase di decremento delle temperature all’interno del locale a causa del progressivo diminuzione dell’apporto termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi e di fenomeni di conduzione termica.
Principali effetti dell'incendio sull'uomo
principali effetti dell’incendio sull’uomo, causati dai prodotti della combustione (gas di combustione, fiamma, calore e fumo) sono:
•Anossia (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell’aria)
•Azione tossica dei fumi
•Riduzione della visibilità
•Azione termica
Effetti causati dal gas di combustione
I gas di combustione causano effetti sull'uomo di non poca importanza.
OSSIDO DI CARBONIO CO
L’ossido (o monossido) di carbonio si sviluppa in incendi covanti in ambienti chiusi ed in carenza di ossigeno. È il più pericoloso tra i tossici del sangue sia per l'elevato livello di tossicità, sia per i notevoli quantitativi generalmente sviluppati.
CARATTERISTICHE: incolore, inodore, non irritante
MECCANISMO D’AZIONE: il CO viene assorbito per via polmonare; attraverso la parete alveolare passa nel sangue per combinazione con l’emoglobina dei globuli rossi formando la carbossi-emoglobina. Con tale azione si bloccano i legami che la stessa ha con l’ossigeno che in condizioni normali forma l’ossiemoglobina.
SINTOMATOLOGIA: cefalea, nausea, vomito, palpitazioni, astenia, tremori muscolari.
ANIDRIDE CARBONICA CO2
L’anidride carbonica non è un gas tossico. È un gas asfissiante in quanto, pur non producendo effetti tossici sull’organismo umano, si sostituisce all’ossigeno dell’aria.
Quando ne determina una diminuzione a valori inferiori al 17% in volume, produce asfissia.
Quando la concentrazione dell'ossigeno scende intorno al 15% (la concentrazione normale dell'ossigeno alla quale siamo abituati a svolgere la nostra attività è intorno al 20%) l'attività muscolare diminuisce, si ha difficoltà nei movimenti.
Quando la concentrazione dell'ossigeno è tra il 10 e il 15% l'uomo è ancora cosciente, anche se, e non necessariamente se ne rende conto, commette valutazioni errate.
A concentrazioni di ossigeno tra il 6 e il 10% si ha collasso.
Sotto il 6% cessa la respirazione e la morte per asfissia ha luogo nel giro di circa 6 minuti.
ACIDO CIANIDRICO HCN
L’acido cianidrico si sviluppa in modesta quantità in incendi ordinari attraverso combustioni incomplete (carenza di ossigeno) di lana, seta, resine acriliche, uretaniche e poliammidiche.
CARATTERISTICHE: possiede un odore caratteristico di mandorle amare.
MECCANISMO D’AZIONE: l’acido cianidrico è un aggressivo chimico che interrompe la catena respiratoria a livello cellulare generando grave sofferenza funzionale nei tessuti ad alto fabbisogno di ossigeno, quali il cuore e il sistema nervoso centrale.
VIE DI PENETRAZIONE: inalatoria, cutanea, digerente.
I cianuri dell’acido cianidrico a contatto con l’acidità gastrica presente nello stomaco vengono idrolizzati bloccando la respirazione cellulare con la conseguente morte della cellula per anossia.
SINTOMATOLOGIA: iperpnea (fame d’aria), aumento degli atti respiratori, colore della cute rosso, cefalea, ipersalivazione, bradicardia, ipertensione.
FOSGENE COCl2
Il fosgene è un gas tossico che si sviluppa durante le combustioni di materiali che contengono il cloro, come per esempio alcune materie plastiche.
Esso diventa particolarmente pericoloso in ambienti chiusi.
MECCANISMO D’AZIONE: il fosgene a contatto con l’acqua o con l’umidità si scinde in anidride carbonica e acido cloridrico che è estremamente pericoloso in quanto intensamente caustico e capace di raggiungere le vie respiratorie.
SINTOMATOLOGIA: irritazione (occhi, naso, e gola), lacrimazione, secchezza della bocca, costrizione toracica, vomito, mal di testa.
Effetti causati dal calore
Il calore è dannoso per l’uomo potendo causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature.
Una temperatura di circa 60°C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo.
L’irraggiamento genera ustioni sull’organismo umano che possono essere classificate a seconda della loro profondità in ustioni di I, II e III grado.
Oltre alle lesioni alla superficie cutanea, l'ustione può comportare altre gravi patologie che interessano organi vitali, con relativa complicanza del quadro clinico; in particolare:
•intossicazioni, dovute all'inalazione di ossido di carbonio, vapori o gas bollenti che possono provocare una compromissione delle vie aeree fino al tessuto polmonare
•infezioni, provocate dall'assenza di protezione esercitata dalla pelle contro l'ingresso di microrganismi
•insufficienza renale, per l'eccessivo sforzo a cui è sottoposto il rene per riassorbire i detriti metabolici provenienti dai tessuti distrutti.
Il primo soccorso ad un individuo ustionato consiste innanzitutto nell'allontanarlo dalla sorgente dell'ustione e nello spegnere o eliminare immediatamente indumenti ancora infiammati o eventualmente imbrattati da sostanze chimiche causa di causticazione.
Il trasporto dell'ustionato va effettuato rapidamente e, possibilmente, direttamente presso un centro specializzato nella assistenza a questi malati o presso un centro di rianimazione quando le ustioni sono estese.
Se questi presidi distano più di un'ora dal luogo dell'incidente sarebbe preferibile comunque rivolgersi al più vicino Pronto Soccorso. Infatti il rischio più grave in un soggetto ustionato è la disidratazione ed il conseguente stato di shock da diminuzione dei liquidi corporei che la superficie cutanea ustionata disperde in grande quantità.