PRIMO SOCCORSO

PRIMO SOCCORSO


Le disposizioni sul pronto soccorso sono contenute nel DM 388/03. In sintesi, tale decreto prevede:
1) classificazione delle aziende o unità produttive in base alla tipologia d’attività svolta, al numero dei lavoratori occupati ed ai fattori di rischio. In particolare, i cantieri edili possono appartenere ai seguenti gruppi:
Gruppo A I: comprende le aziende che eseguono lavori in sotterraneo per la costruzione, manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi e opere simili, a qualsiasi scopo destinate.
Gruppo A II: comprende le aziende con oltre cinque lavoratori appartenenti o riconducibili ai gruppi tariffari INAIL con indice infortunistico d’inabilità permanente superiore a quattro, quali desumibili dalle statistiche nazionali INAIL pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.
Gruppo B: comprende le aziende con tre o più lavoratori che non rientrano nel gruppo A.
Gruppo C: comprende le aziende con meno di tre lavoratori che non rientrano nel gruppo A.

2) Attrezzature di pronto soccorso.
Nelle aziende o unità produttive di gruppo A e B, il datore di lavoro deve garantire le seguenti attrezzature:
a) La cassetta di pronto soccorso: va tenuta presso ciascun cantiere, in un punto facilmente accessibile, individuabile con segnaletica appropriata, non chiusa a chiave e possibilmente in prossimità di un lavandino. Essa deve contenere la seguente dotazione minima: 5 paia di guanti sterili monouso, visiera paraschizzi, 1 flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro, 3 flaconi di soluzione fisiologica ( sodio cloruro-
0,9% ) da 500 ml, 10 compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole,
2 compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole, 2 teli sterili monouso,
2 pinzette da medicazione sterili monouso, 1 confezione di rete elastica di misura media, 1 confezione di cotone idrofilo, 2 confezioni di cerotti di varie misure pronti all’uso, 2 rotoli di cerotto alto 2,5 cm, 1 paio di forbici,
3 lacci emostatici, 2 confezioni di ghiaccio pronto uso, 2 sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari, termometro, apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa. Questa dotazione minima va integrata sulla base dei rischi presenti e su indicazione del medico competente e del sistema d’emergenza sanitaria del Servizio Sanitario Nazionale1. Deve essere costantemente assicurata la completezza ed il corretto stato d’uso dei presidi contenuti nella cassetta.
b) Un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema d’emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.

1 Ad esempio, il Sistema d’Emergenza Territoriale (118) della Provincia di Reggio Emilia ha proposto le seguenti integrazioni: confezione di sapone liquido, guanti monouso in vinile o lattice, confezione d’acqua ossigenata F.U. 10 volumi, confezione di amuchina al 5%, rotolo di benda orlata alta cm. 10, paio di forbici con punta arrotondata (per prevenire eventuali lesioni all’infortunato durante il taglio degli abiti), coperta isotermica monouso.

Nelle aziende o unità produttive di gruppo C, il datore di lavoro deve garantire le seguenti attrezzature:
a) Il pacchetto di medicazione: va tenuto presso ciascun luogo di lavoro,
adeguatamente custodito e facilmente individuabile. Esso deve contenere la seguente dotazione minima: 2 paia di guanti sterili monouso, 1 flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro, 1 flacone di soluzione fisiologica (sodio cloruro0,9%) da 500 ml, 3 compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole, 1 compressa di garza sterile 18 x 40 in busta singola, 1 pinzetta da medicazione sterile monouso, 1 confezione di cotone idrofilo, 1 confezione di cerotti di varie misure pronti all’uso, rotolo di cerotto alto 2,5 cm, 1 rotolo di benda orlata alta 10 cm, 1 paio di forbici, 1 un laccio emostatico, 1 confezione di ghiaccio pronto uso, 1 sacchetto monouso per la raccolta di rifiuti sanitari, le istruzioni sul modo di usare i presidi suddetti e di prestare i primi soccorsi in attesa del servizio di emergenza. Questa dotazione minima va integrata sulla base dei rischi presenti e deve essere costantemente assicurata, in collaborazione con il medico competente, la completezza ed il corretto stato d’uso dei presidi contenuti nel pacchetto di medicazione.
b) Un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema d’emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.

Ai lavoratori che prestano la loro attività nei luoghi isolati, devono essere forniti il pacchetto di medicazione ed un mezzo di comunicazione idoneo per raccordarsi con l’azienda al fine di attivare rapidamente il sistema d’emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.

3) Designazione degli addetti incaricati dell’attuazione dei provvedimenti di pronto soccorso.
Il datore di lavoro è esonerato da quest’obbligo quando nei contratti d’affidamento dei lavori è previsto che il committente o il responsabile dei lavori organizzi un apposito servizio di pronto soccorso.

4) Formazione degli addetti incaricati dell’attuazione dei provvedimenti di pronto soccorso.
I contenuti minimi e la durata dei corsi di formazione sono indicati negli Allegati
3 e 4 del DM 388/03. La formazione dei lavoratori designati deve essere ripetuta, con cadenza triennale, almeno per quanto attiene alla capacità d’intervento pratico.

Tratto dalla guida pratica all’antinfortunistica nei cantieri edili


NOZIONI BASE DI PRIMO SOCCORSO

A chiunque può capitare di dover prestare soccorso a persone infortunate, ferite o soggette ad attacchi acuti come ad esempio le crisi cardiache.

Il primo soccorso è l'assistenza prestata alla vittima d’incidente o di malore nell'attesa dell’arrivo del personale qualificato (medico, ambulanza, pronto soccorso ospedaliero).

Si effettuano alcuni atti semplici e precisi, che si richiamano a principi si soccorso generalmente accettati e riconosciuti, usando materiale e mezzi disponibile al momento dell’incidente.

E’ proprio perché ognuno possa far fronte a queste situazioni d’emergenza che sono state redatte queste pagine.

In ogni caso questo testo non deve essere considerato una sostituzione ai corsi di Pronto Soccorso, ma un utile approccio su cosa fare, e soprattutto cosa non fare. Medici, ospedali e ambulanze sono sempre disponibili sul territorio, basta una telefonata al numero 118 per allertare la catena del soccorso.

Si presta il primo soccorso ad un infortunato:
•Per salvargli la vita
•Per evitare il peggioramento delle sue condizioni
•Per aiutare la sua ripresa e/o favorire il ricovero ospedaliero.

Responsabilità del primo soccorritore

Il ruolo di chi presta il primo soccorso è molto importante perché gli incidenti sono molto frequenti e spesso gravi.

Nell’occuparsi di un infortunato, la sua responsabilità comprende:
•Valutare la situazione
•Identificare il danno subito dall’infortunato e le sue lesioni
•Prestare un immediato, appropriato e adeguato soccorso, ricordando bene che un infortunato può avere numerose lesioni e che alcune devono essere trattate con più urgenza di altre
•Avvertire il soccorso qualificato e in ogni caso assicurare il trasporto dell’infortunato presso un ospedale, presso un medico o anche a casa sua, secondo la gravità delle sue condizioni.

La vostra responsabilità termina solo quando l’infortunato è affidato alle cure di un medico, di un paramedico o d’altre persone del soccorso qualificato. Non dovete lasciare il luogo dell’incidente senza aver fatto una relazione a chi prenderà in carico l’infortunato, e senza prima accertarvi di non essere più d’aiuto.

Provvedimenti organizzativi

In presenza di un incidente o di un malore improvviso, la prima e fondamentale cosa da fare è valutare attentamente la situazione.

Questo permetterà d’allertare i soccorsi fornendo dati esatti, ed utilizzando quindi le risorse più idonee al tipo d’intervento richiesto. Al primo soccorritore sarà quindi richiesto di seguire questi punti:

valutare rapidamente la situazione:
•numero delle persone coinvolte (ricordare che alcune potrebbero essere incoscienti e quindi incapaci di attirare l’attenzione su di sé.
•presenza d’eventuali / ulteriori pericoli e quindi necessità o meno di attivare altri soccorsi.

Protezione e salvataggio del ferito:
•Provvedere alla sicurezza sul luogo dell’incidente.
•Allontanare i curiosi o chi crea solo confusione.
•Disporre in modo opportuno i veicoli, sistemare il triangolo e regolare il traffico.
•Se il paziente è ancora in pericolo imminente e reale porlo in salvo, altrimenti attendere il soccorso professionale

una manovra errata può portare a gravi conseguenze !!!

· Autoproteggersi: non entrare in contatto con liquidi biologici (sangue) d’estranei se non si sa perfettamente cosa si rischia

non esporsi a pericoli inutili per fare gli eroi, un soccorritore è più utile se non diventa a sua volta un

paziente!

Richiedere l’intervento del soccorso specializzato:

Per allertare subito ad i mezzi di soccorso specializzato bisogna comporre i seguenti numeri.

Ø Ambulanza 118

Ø Polizia 113

Ø Carabinieri 112

Ø Vigili del Fuoco 115

Preparasi quindi a rispondere a queste domande:
•Chi chiama?
•Dove ci si trova?
•Che cosa è successo?
•Il paziente respira e risponde?
•Quanti sono i feriti?

Lasciare in ogni caso un recapito telefonico.

Rimozione degli indumenti

Rimozione di giacca e cappotto:

Sollevate leggermente l’infortunato e fate scivolare l’indumento sulle spalle. Piegate il braccio sano e togliete la giacca da quel lato. Quindi sfilate la manica dalla parte del braccio leso, se necessario tagliando la manica.

Rimozione di camicia o golf:

Toglieteli come la giacca o tagliateli sul davanti o di lato, se necessario.

Rimozione di pantaloni:

Calateli a partire dalla vita per scoprire la coscia, o arrotolateli dal fondo per osservare la gamba e il ginocchio. Se è necessario tagliate lungo la cucitura laterale.

Rimozione di stivali o scarpe:

Afferrate la caviglia, sciogliete o tagliate eventuali lacci e sfilate con precauzione la scarpa. Se l’infortunato porta degli stivali che non si possono togliere, con una lama tagliate lungo la cucitura posteriore.

Rimozione di calze:

Se è difficile sfilare le calze, inserite due dita tra la gamba e la calza. Sollevate la calza e tagliatela con una forbice tra le vostre dita.

Valutazione dello stato del ferito

Lo stato di gravità del ferito può essere valutato ponendosi le seguenti domande:
•Risponde? (valutazione stato di coscienza)
•Respira? (valutazione arresto respiratorio)
•Ha polso? (valutazione arresto cardiaco)
•Sanguina o ha traumi evidenti?


• Se non risponde alla voce e/o agli stimoli dolorosi potrebbe essere in stato d’incoscienza, pertanto si deve porlo nella posizione laterale di sicurezza (da non fare assolutamente se esiste il sospetto di trauma alla colonna vertebrale !!)
•Se non respira, o il respiro è velocissimo e superficiale o molto rallentato (per gli adulti sono normali 14/16 respiri al minuto) potrebbe trattarsi d’arresto respiratorio o grave insufficienza respiratoria acuta, pertanto si deve praticare la respirazione artificiale.
•Se non ha polso (battiti assenti per almeno 10 secondi) potrebbe trattarsi d’arresto cardiaco, si deve quindi praticare il massaggio cardiaco.
•Se sanguina in maniera abbondante la probabile causa è un’emorragia, si deve pertanto comprimere la ferita con materiale assolutamente pulito.

Valutazione dello stato di coscienza e posizione laterale di sicurezza

Per valutare lo stato di coscienza del paziente avvicinarsi e porre semplici domande.

Se non risponde scuoterlo leggermente (attenzione nel caso di vittime d’incidente, si potrebbero aggravare le lesioni!!).

Se non ha effetto provare con lo stimolo doloroso (pizzicotti sui capezzoli). Se la persona non reagisce, o reagisce in maniera disordinata e non mirata ad allontanare il dolore, è da supporre che sia in coma e quindi in grave pericolo di vita.

La persona incosciente è a rischio di soffocamento e va sempre posta in posizione laterale di sicurezza, tranne in caso di sospetta lesione della colonna vertebrale (e tale lesione è sempre da sospettare in caso di trauma).

In questa posizione l’infortunato manterrà le vie aeree libere e la lingua non ricadrà indietro. Il capo sarà iperesteso (cioè piegato all’indietro), con la bocca aperta, così vomito e altri liquidi potranno defluire liberamente da essa.

La posizione degli arti permette di mantenere il corpo in posizione stabile e comoda.

Come procedere:

Se l’infortunato ha gli occhiali dovete levarglieli prima di muovere la testa per evitare lesioni agli occhi.

Slacciare tutto ciò che stringe (colletti, cravatte, cinture).

Spingere indietro prudentemente la testa dell’infortunato, mettendo una mano sotto la nuca e l’altra sulla fronte, per liberare le vie aeree.

Aprirgli la bocca e ripulirla da ogni corpo estraneo eventualmente presente (denti rotti, vomito, etc), con due dita messe ad uncino, possibilmente protette da un fazzoletto.

Preparare un cuscino (giacca ripiegata, maglione,…) d’uno spessore pari alla metà della larghezza delle spalle.

Inginocchiarsi all’altezza del torace dell’infortunato e sistemare bene il cuscino contro la testa evitando di muovergli lateralmente il capo.

Stendere perpendicolarmente al corpo il braccio che si trova dalla parte del soccorritore.

Ripiegare sul torace l’altro braccio e ruotare l’infortunato in blocco fino a farlo appoggiare sul fianco.

Iperestendergli subito il capo portando all’indietro, con precauzione, cuscino e testa.

Agganciare il piede dell’arto flesso al polpaccio della gamba sottostante, in modo che il ginocchio tocchi terra.

Controllare ancora una volta che il capo sia in iperestensione e che la posizione sia stabile (se necessario puntellarlo).

Sorvegliare attentamente evitando ogni parola imprudente, certi infortunati incoscienti sentono e capiscono quanto si dice intorno a loro.



Difficoltà respiratorie

Una persona con gravi difficoltà respiratorie, o in arresto respiratorio, si riconosce facilmente:

A vista:

dalla colorazione cianotica delle labbra, dei lobi, o del volto in

generale e dall’assenza ,o irregolarità, del movimento toracico e addominale

(troppo frequente e superficiale o profondo ma troppo rallentato). Inoltre la

scarsa o assente ossigenazione cerebrale prolungata causa lo svenimento della

persona che sarà quindi incosciente.

.. A tatto / udito:

accostando l’orecchio alla sua bocca, guardando verso il

torace e l’addome si può sentire sulla pelle l’aria che fuoriesce e

contemporaneamente vedere il movimento dell’addome. Questo è in assoluto il

metodo di valutazione migliore. L’osservazione va fatta per almeno 5 secondi.

Prima però occorre accertarsi che le vie aeree dell’infortunato siano libere e sgombre da solidi (cibo od oggetti accidentalmente introdotti) o liquidi (sangue, vomito, ecc) procedendo eventualmente alla loro liberazione con le dita o, nel caso di liquidi, adottando la posizione laterale di sicurezza.

Non perdere tempo a cercare cause di ostruzione non visibili.



Dopo aver verificato lo stato di arresto respiratorio è essenziale iniziare immediatamente la respirazione artificiale. Il paziente va posto supino, possibilmente su un piano rigido; nello spostamento del paziente traumatizzato (da evitare per il personale non qualificato se non è strettamente necessario) preservare l’allineamento testa-collo-schiena per evitare danni permanenti alla colonna vertebrale.

Mettere una mano sotto la nuca dell’infortunato, l’altra sulla sua fronte, e iperestendergli il capo arrovesciandolo dolcemente indietro: ciò permetterà il passaggio dell’aria. Con la mano che era sotto il collo sollevare il mento verso l’alto: questa posizione riporterà la lingua in avanti, liberando meglio le vie aeree (tale manovra non va effettuata se si sospetta un trauma alla colonna vertebrale).

Il modo più efficace per far respirare un infortunato è trasferire aria dai vostri polmoni ai suoi, insufflandola attraverso la sua bocca (respirazione bocca a bocca).

Nella respirazione bocca a bocca insufflate aria nella bocca o nel naso dell’infortunato (naso e bocca insieme in un bambino o neonato) per riempirgli i polmoni.

Quando vi staccate l’infortunato espira grazie alla gabbia toracica elastica che riprende la sua posizione di riposo. La respirazione bocca a bocca permette di controllare i movimenti toracici (indicano se i polmoni si riempiono di aria o se l’infortunato riprende a respirare spontaneamente).

Può essere usata da soccorritori di ogni età e nella maggior parte dei casi.

Non si deve praticare il bocca a bocca in certi casi di avvelenamento, se c’è del veleno intorno alla bocca dell’infortunato, perché il soccorritore rischia di essere intossicato. E’ anche impraticabile se ci sono gravi lesioni al volto, se c’è vomito ripetuto o se il volto è inaccessibile.

Il ciclo va ripetuto ogni 3 secondi, quindi circa 20 cicli al minuto.



Arresto cardiaco

Se oltre all’arresto respiratorio c’è anche l’arresto cardiaco è necessario praticare il massaggio cardiaco esterno associato al bocca a bocca. Senza il cuore per far circolare il sangue, l’ossigeno non può raggiungere il cervello dell’infortunato.

Stendete il ferito sul dorso, su un piano duro. Inginocchiatevi vicino al torace, all’altezza del cuore. Localizzate la metà inferiore dello sterno, prendendo la misura con le due mani con in pollici uniti, a metà strada tra la parte alta dello sterno e l’appendice xifoide (la sua parte più bassa).

Appoggiate la base del palmo della mano sulla metà inferiore dello sterno tenendo le dita sollevate dalle coste. Coprite questa mano con la base del palmo dell’altra mano (intrecciando eventualmente le dita).

Tenete le braccia tese e chinatevi in avanti in modo che le vostre braccia siano verticali. Premete sulla metà inferiore dello sterno (da 3 a 4 cm d’affossamento per l’adulto medio).

Sollevatevi e rilasciate la pressione. Praticate 15 compressioni alla frequenza di 60 al minuto (per trovare la frequenza corretta contare 1 e 2 e 3, così di seguito fino a 15). Praticate due insufflazioni col bocca a bocca.

Continuate con 10 compressioni seguite da 2 insufflazioni, prendendo il polso carotideo dopo il primo minuto. In seguito controllate se il cuore batte ogni 12 cicli circa.

Non appena il cuore ricomincia a battere cessate immediatamente il massaggio continuando con la respirazione artificiale fino alla ripresa della respirazione spontanea.

Controllo dell’efficacia:

Se il massaggio cardiaco è efficace il polso carotideo riprenderà. Guardate il volto e le labbra dell’infortunato.

Il colore migliorerà quando il sangue ossigenato riprenderà a circolare. Se non respira il colorito diventa cianotico.


Emorragie
Provvedimenti in caso di forte emorragia esterna:
·        Adagiare il paziente in posizione supina (la perdita massiva di sangue causa
      una diminuzione di pressione con conseguente possibilità di svenimento.
·        Comprimere la ferita con garza, fazzoletti, materiale pulito (se non vi sono
    fratture nella stessa zona).
·        Se la ferita è all’estremità di un arto lo si può sollevare verso l’alto.
Per arrestare un’emorragia senza interferire col resto della circolazione, dovete premere direttamente sulla ferita.
Questo tamponamento comprime i vasi sanguigni sul posto e rallenta il flusso del sangue, favorendo la formazione di un coagulo.  Il tamponamento deve essere mantenuto da 5 a 10 minuti, per evitare la ripresa spontanea dell’emorragia. 
Se c’è un corpo estraneo conficcato nella ferita, si applica la compressione lateralmente.  Se possibile, sollevate la parte colpita e mantenetela sollevata: ciò diminuirà l’apporto di sangue.  
Se l’emorragia non può essere arrestata col tamponamento, o se è impossibile effettuare un’efficace compressione in loco (per esempio se ci sono gravi lacerazioni), potete arrestarla con la compressione a distanza fatta sul punto di compressione giusto, sempre tra la ferita e il cuore. 
Questo metodo viene usato per controllare l’emorragia arteriosa.  Il punto di compressione è il luogo dove potete comprimere un’arteria contro l’osso sottostante per impedire il flusso del sangue oltre questo punto. 
Tuttavia, poiché questa compressione impedisce la circolazione del sangue nei tessuti di tutto l’arto,
questo metodo deve essere usato solo quando la compressione locale è impossibile o inefficace.
Non applicare mai lacci emostatici, soprattutto con materiale improvvisato, poi difficile da rimuovere, se non in caso di estremo bisogno e come ultimo rimedio dopo che tutti gli altri non hanno avuto successo.  In tal caso segnare l’ora di applicazione, l’uso del laccio emostatico può causare gravi lesioni all’arto ed anche la morte.  Le emorragie interne non sono visibili e quindi localizzabili. 
La loro presenza può provocare il cosiddetto stato di shock, ossia una diminuzione della pressione sanguigna con diminuito apporto di sangue agli organi vitali. 
L’infortunato è in grave pericolo di vita e va subito ospedalizzato.  
Tale stato è riconoscibile dal pallore, sudorazione fredda, a volte alterato stato di coscienza, polso rapido e debole, respirazione veloce.  In questo caso adagiare il paziente in posizione orizzontale e sollevargli le gambe per favorire la presenza di sangue al tronco e al capo. 
Copritelo con una coperta di lana o un indumento.  Tenete un campione di ciò che è stato espulso o vomitato dal ferito.
·        Emorragia dal naso:
E’ una situazione abbastanza comune dovuta ad una emorragia dei vasi sanguigni presenti nelle fosse nasali.  Tuttavia del liquido tinto di sangue che esce dal naso può essere indicativo di una frattura cranica.
Fate sedere l’infortunato con la testa leggermente china in avanti, slacciategli gli abiti intorno al collo e al torace.  Consigliategli di respirare con al bocca e di pinzare il naso con due dita.  Se ha del sangue in bocca fateglielo sputare, perché il sangue deglutito provoca nausea e vomito. 
Dopo 10 minuti smettete la pressione alle narici. 
Se il sangue non è cessato continuate il trattamento per altri 10 minuti. 
Non fategli mai sollevare il capo. 
Sempre tenendo la testa china, consigliategli di pulire delicatamente attorno al naso e alla bocca con un telo pulito imbevuto di acqua tiepida.  Non toccate il naso.  A emorragia cessata, consigliategli di non fare sforzi e di non soffiare il naso per almeno 4 ore, per non impedire la formazione del coagulo. 
Se l’emorragia continua per più di 30 minuti, o riprende, chiamate il medico.
                                                                  Ferite
Le piccole ferite vanno lasciate sanguinare per qualche secondo in quanto si contribuisce a pulire le stesse dalla sporcizia e dai microrganismi. 
Se la ferita è di poco conto, dopo esservi lavati bene le mani, lavatela bene con acqua corrente, pulite accuratamente la pelle circostante con acqua e sapone e asciugate la pelle dal centro della ferita verso l’esterno rinnovando via via la compressa e tamponando dolcemente per non eliminare il coagulo in formazione.  Se continua a sanguinare effettuate la compressione locale quindi ricoprite le piccola ferita con un cerotto e tenete sollevata la parte lesa. 
Per la disinfezione non ricorrete a pomate o polveri, ma solo a disinfettanti quali l’Acqua Ossigenata.   Per ferite di maggiore entità, fermare l’emorragia con materiale pulito,  Evitare di usare disinfettanti direttamente sulla stessa, ma eventualmente pulire i bordi con movimenti che vanno dal bordo della ferita verso l’esterno.
 
Recarsi al Pronto Soccorso più vicino per valutare la possibilità di sutura.
·        Ferite al cuoio capelluto:
Le lesioni al cuoio capelluto avvengono spesso in seguito a cadute accidentali.  In genere sanguinano molto perché la zona è molto vascolarizzata. 
Quando è ferita, la pelle si apre molto e lascia una ferita beante.  L’emorragia può apparire più grave di quanto non sia, ma può essere associata anche alla frattura del cranio. 
Arrestate l’emorragia effettuando la compressione locale.  Mettete una garza, o un tampone sterile, più grande della ferita, sul cuoio capelluto e fasciatelo abbastanza stretto (il bendaggio del capo non ha lo scopo di arrestare l’emorragia, tiene solo fermo il tampone). 
Se c’è una frattura o un corpo estraneo non praticate la compressione locale
 
 Se l’infortunato è cosciente, fatelo sdraiare col capo e le spalle leggermente sollevate.  Controllate respiro, polso, e grado di risposta agli stimoli ogni 10 minuti.  Se è incosciente sistematelo nella posizione laterale di sicurezza.
Predisponete per il ricovero ospedaliero.
·        Corpi estranei:
·         
Rimuovete con cura tutti i piccolo corpi estranei dalla ferita con un pezzo di stoffa o facendo scorrere dell’acqua fredda. 
Se un grosso corpo estraneo è conficcato nella pelle non tentate mai di toglierlo. 
Può chiudere la ferita e limitare quindi l’emorragia.  Inoltre i tessuti circostanti  possono ledersi ancor più gravemente se lo si estrae. 
Se non lo si può estrarre senza rischio, coprite delicatamente con una garza, possibilmente sterile, o con un fazzoletto pulito.  Mettete intorno alla ferita un cuscinetto di tessuto arrotolato a forma di ciambella in modo da evitare pressione sul corpo estraneo. 
Assicuratelo con un bendaggio diagonale prestando attenzione di non passare sul corpo estraneo.  Sollevate e immobilizzate la parte lesa il più possibile lontano dalla ferita. 
Chiamate immediatamente l’ambulanza. 
Se l’infortunato è impalato su un oggetto a punta non tentate di spostarlo, ma cercate di sostenere il peso del corpo e degli arti nel modo più confortevole possibile. 
Chiamate immediatamente i pompieri e l’ambulanza precisando la natura dell’incidente. 
·        Ferite alla bocca:
I tagli della lingua, delle labbra, della mucosa interna della bocca, vanno dalla piccola ferita a quella grave.  Le s’individua dal sanguinamento dentro o intorno alla bocca e dal dolore della parte lesa. 
E’ importante impedire l’inalazione di sangue ed arrestare l’emorragia.  Fate sedere l’infortunato col capo in avanti, sistemate un tampone sulla ferita e fate pressione. 
Dite all’infortunato di sputare il sangue, se l’emorragia continua per oltre 10-20 minuti è necessario il ricovero.  Non fategli sciacquare la bocca per non compromettere la coagulazione.
·        Ferite all’occhio:
Tutte le lesioni all’occhio sono potenzialmente gravi, anche le escoriazioni superficiali possono scalfire la cornea o provocare infezioni.  In caso di lesione oculare si può avere la perdita parziale o totale della vista dall’occhio colpito, anche senza lesioni visibili. 
Altri sintomi sono dolore e occhio iniettato di sangue, perdita di sangue o di liquido chiaro dalla ferita oculare, con perdita della sfericità del globo.  Fate sdraiare il paziente sul dorso e tenetegli la testa immobile,
non tentate di rimuovere eventuali corpi estranei conficcati nell’occhio.
 
 Fate chiudere l’occhio e ricopritelo con una compressa sterile non medicata e assicuratela con un bendaggio poco teso.  Per evitare movimenti dell’occhio infortunato può essere consigliabile bendare anche l’occhio sano.  Provvedete al ricovero mantenendo l’infortunato disteso.
·        Ferite al palmo della mano:
Queste ferite sanguinano abbondantemente e possono essere accompagnate da fratture.  Se la ferita è profonda anche i nervi e i tendini possono essere lesi.  P
er arrestare l’emorragia mettete un tampone di garza sterile sulla ferita e comprimete, se non è disponibile usate un fazzoletto o un panno pulito. 
Chiedete all’infortunato di mantenere la compressione e sollevate l’arto.  Bendate il pugno  ben stretto e legate sulle dita piegate per mantenere la compressione.  Sostenete il braccio con una sciarpa. 
Se è presente un corpo estraneo seguite le indicazioni date in precedenza.
·        Ecchimosi:
E’ un’emorragia interna, dovuta a vasi sanguigni danneggiati, che filtra attraverso i tessuti e appare come una macchia colorata sotto la pelle. 
I sintomi sono dolore e edema dell’area lesa, colorazione blu - violetto della pelle a livello della lesione. 
Un’ecchimosi con segni visibili delle cuciture ricalcate dagli abiti indossati dal ferito, è segno grave di possibili lesioni agli organi interni.
 
Sollevate e sostenete la parte lesa nella posizione che l’infortunato trova più confortevole, applicate una compressa fredda sulla parte lesa per ridurre gonfiore ed emorragia. 
Eventualmente avvisare il medico.
·        Morsicature di animali:
Nella bocca di tutti gli animali sono presenti dei germi e i denti aguzzi degli animali lasciano spesso segni profondi e i germi infettanti raggiungono i tessuti in profondità. 
Lavate la ferita con acqua e sapone risciacquando abbondantemente.  Asciugate e coprite con una medicazione sterile ed asciutta. 
Predisporre per mandare l’infortunato in ospedale. 
Se c’è emorragia grave arrestarla con compressione diretta.
·        MORSICATURA DI VIPERA:
Il morso della vipera si avverte come  una puntura improvvisa e lascia due fori. 
La paura può condurre a un grave stato di shock. 
Gli effetti del veleno non sono istantanei, si deve quindi agire con calma.  La zona morsicata si presenta con colore vivo e edema duro locale con una o due piccole punture. 
Dopo circa 30 minuti / un’ora si presentano cefalea, malessere, vertigini, turbe della vista, tachicardia, respirazione difficile o paralisi respiratoria. 
Sintomi di stato di shock, vomito e diarrea talvolta sanguinolenti.  Nello stato avanzato possono presentarsi salivazione e sudorazione fredda.  I sintomi cominciano ad essere preoccupanti dopo 2 ore.
Sdraiate l’infortunato e raccomandategli di non muoversi e di restare calmo per rallentare la diffusione del veleno.  Immobilizzate la parte lesa.. 
Non incidere.  Non succhiare. 
Lavate bene la ferita con acqua, se disponibile.  Mettete un legaccio non troppo stretto a monte del morso (deve rallentare solo la circolazione venosa).
 
Non si usi alcool perché fissa il veleno.
FATELO RICOVERARE URGENTEMENTE.  
E’ sconsigliabile l’iniezione del siero antivipera che potrebbe scatenare reazioni di intolleranza.  In farmacia sono disponibili dei kit succhiaveleno da usarsi seguendo le istruzioni allegate.
 
In ogni caso il ricovero deve avvenire entro e non oltre le due ore, trascorso questo tempo i rischi diventano seri. 
Se la morsicatura avviene ad un arto n’è sempre consigliabile l’immobilizzazione.                                    
·        Lesioni al torace:
Le fratture della gabbia toracica provocano in quel punto una perdita della sua rigidità e le impediscono di seguire i movimenti normali della respirazione. 
Si presentano con sintomi generali di asfissia, difficoltà e dolore alla respirazione, movimenti insoliti delle coste, possibile salivazione od espettorato sanguinolento. 
Sostenete con le mani la parte colpita della gabbia toracica. 
Aiutate l’infortunato a mettersi in posizione semiseduta, col corpo inclinato verso la parte lesa.  Sostenetegli il capo e le spalle.  Immobilizzate la gabbia toracica.  Mettete sulla ferita una compressa spessa fatta di tessuto liscio e sistemateci sopra il braccio dell’infortunato e fissatelo con una sciarpa. 
Slacciate gli abiti a livello del collo e della cintola.  Se l’infortunato perde conoscenza mettetelo in posizione di sicurezza girandolo sul lato leso. 
Fatelo ricoverare rapidamente in ospedale.
                                                              Ustioni termiche e chimiche
Le ustioni sono classificate in vari gradi a seconda della gravità del danno presente ai tessuti:
·        Primo grado: arrossamento della cute a volte molto doloroso ma generalmente non grave (es. scottatura solare).
Sono interessati solo gli strati più superficiali della pelle.
·        Secondo grado: oltre ad un arrossamento si formano sacche di liquido sieroso (vescicole).  Sono interessati strati più profondi della pelle senza però danni permanenti (a patto di cure appropriate).
·        Terzo grado: il tessuto appare secco e nerastro a causa della sua distruzione. Solo un intervento di chirurgia plastica può riparare il danno causato.
·        Vi sono altri gradi, di competenza però prettamente medica.
La gravità di un ustione non è data solo dal grado, ma anche dalla sua estensione.  E’ comunque da sottolineare che può essere senz’altro più grave (fino al pericolo di morte) un’ustione di primo grado generalizzata (grave scottatura solare) di un ustione di terzo grado localizzata. 
Per questo è sempre bene non sottovalutare mai un’ustione e sentire comunque il parere del medico.
Tutte le ustioni vanno immediatamente raffreddate con abbondante acqua corrente e in seguito ricoperte con materiale pulito. 
Per ustioni alle dita, separare le stesse con garze bagnate.  Per ustioni agli occhi, coprite entrambi (anche se uno solo è coinvolto) con garze bagnate. 
Non cercate mai di staccare oggetti o 00vestiti bruciati adesi alla pelle del paziente, ma lavare il tutto abbondantemente con acqua corrente e coprire con materiale pulito.  La prassi da seguire per le ustioni chimiche è la stessa delle ustioni termiche, tranne i casi in cui le sostanze chimiche possono reagire con l’acqua (es. calce viva). 
In questi casi bisogna prima rimuovere le sostanze con le dovute cautele.
 
Ustioni e scottature minori:
Mettete la parte ustionata sotto acqua corrente fredda (ma con getto moderato) o immergetela in acqua fredda per 10 minuti, più a lungo se il dolore persiste. 
Se non è disponibile acqua, usate qualsiasi liquido freddo innocuo come latte o birra. 
Togliete delicatamente anelli, braccialetti, orologi, cinture, scarpe o abiti intorno alla parte ustionata prima che incominci a gonfiare.
Ricoprite la zona con tessuto pulito, possibilmente sterile, che non perda peli.
 
Non applicate cerotti, non applicate mai alcool, pomate, oli o grassi sull’ustione, non forate le vescicole, non asportate i lembi di pelle  e non intervenite in alcun modo sull’ustione
.
 Chiamate il soccorso qualificato se avete dubbi sulla sua gravità.
Ustioni da raggi solari:
La pelle si presenta arrossata, ipersensibile, gonfia.  Possono esserci vescicole.  La zona colpita scotta. 
Mettere l’infortunato all’ombra e raffreddare la pelle con spugnature e acqua fredda.  Dategli frequentemente da bere piccoli sorsi d’acqua non gelata.
 In caso di comparsa di grosse bolle chiamare subito il medico.  Non bucate mai le bolle.
                                                                          Congelamento
Si produce quando le estremità del corpo (orecchi, naso, mani e piedi per lo più) restano esposte ad un freddo intenso e prolungato. 
Il congelamento può essere superficiale, se interessa solo la pelle, o profondo, se interessa la pelle e i tessuti sottostanti. 
L’infortunato si lamenta di dolori e formicolii alle parti colpite e poi d’intorpidimento.  Può avere difficoltà a muovere le estremità, le dita sono dure e rigide, la pelle è di un bianco cereo o di un blu marmorizzato. 
Contro il congelamento locale, ancora oggi possibile nell’alpinismo, porre la parte a contatto del corpo caldo, frizionare e tenerla il più possibile in movimento.  Se il congelamento è profondo occorre portare il paziente in un luogo caldo prima possibile. 
Non frizionare per non danneggiare i tessuti congelati, riscaldare al più
Presto le zone colpite immergendole in acqua tiepida (circa 37°C).  E’ normale che il tessuto scaldato provochi anche forti dolori.  In entrambi i casi togliere ciò che potrebbe impedire la circolazione come orologi e anelli. 
Non far mai camminare l’infortunato coi piedi congelati. 
Non bucate le vescicole e non applicate pomate, oli o grassi.
Consultate il medico quanto prima.
In caso di assideramento generale del corpo con perdita di coscienza (alpinismo, valanga) chiamare subito il 118.  Nel frattempo proteggere contro l’ulteriore raffreddamento con coperte ed indumenti caldi.
                                                                        Avvelenamento
L’ingestione o l’inalazione di sostanze come farmaci, prodotti chimici, gas di vario tipo, cibi avariati o velenosi (funghi) può avere conseguenze gravi se non letali. 
Non esistono rimedi immediati, sicuri e sempre validi da adottare in caso di avvelenamento, poiché manovre benefiche con alcune sostanze possono essere altamente lesive con altre.
 
 Mai quindi far ingerire acqua, latte, carbone attivo, provocare vomito o qualsiasi altra cosa ritenuta a torto adeguata.  Chiamare immediatamente il soccorso sanitario. 
Informatevi dall’infortunato, o da un testimone, circa l’eventuale contatto con un veleno.  Cercate di sapere esattamente che cosa ha preso, quando e quanto.
La presenza accanto all’infortunato di un flacone sospetto, o di una pianta velenosa può darvi indicazioni. 
¨       Se il paziente è cosciente chiedetegli subito cos’è successo, potrebbe perdere coscienza da un minuto all’altro. 
¨       Se si notano ustioni alle labbra o alla bocca alleviatele umettandole. 
¨       Se è incosciente, ma respira, mettetelo nella posizione di sicurezza; se cuore e respiro si arrestano, iniziate immediatamente la rianimazione.
                                                                       Punture d’insetti
Insetti come  api, vespe, calabroni provocano punture che sono più dolorose e allarmanti che pericolose. 
Alcune persone sono però allergiche al veleno introdotto.  Inoltre punture multiple prodotte da uno sciame di insetti possono avere un effetto cumulativo grave. 
Controllate subito se il pungiglione è rimasto nella ferita e, nel caso cercate di toglierlo, con la massima cautela senza spremere l’eventuale sacchetto del veleno (nel caso di punture d’api). 
Raffreddare la zona con ghiaccio od acqua fredda e, possibilmente, tenerla in alto. 
Per alleviare il dolore e diminuire il gonfiore applicare una compressa imbevuta di acqua e ammoniaca, o una pomata antistaminica. 
Se l’edema e il dolore persistono o aumentano il giorno successivo, consultare il medico.
Punture d’insetti nella bocca o nella gola:
Per ridurre l’edema dare del ghiaccio da succhiare all’infortunato, altrimenti fategli sciacquare ripetutamente la bocca con acqua fredda.  Se la respirazione diventa difficile, mettete l’infortunato in posizione di sicurezza.
 Chiamate con la massima urgenza il soccorso sanitario e preparatevi a praticare la respirazione artificiale.
Shock anafilattico:
E’ una reazione allergica grave che può insorgere nei pochi secondi o minuti che seguono la puntura dell’insetto al quale il soggetto è sensibile. 
Oltre agli altri sintomi dello shock possono comparire nausea e vomito, senso di oppressione, difficoltà di respirazione, starnuti, edema del volto soprattutto intorno agli occhi, polso rapido, possibile stato di incoscienza.  Dovete mantenere pervie le vie aeree, se il respiro diventa difficile mettere il soggetto in posizione di sicurezza; se  respiro e cuore si arrestano iniziare subito le pratiche di rianimazione. 
E’ determinante l’immediato ricovero in ospedale.
ZECCHE :
Termine generico per indicare gli acari appartenenti alle famiglie Ixodiadae e Argasidae. 
L’estremità craniale di questi insetti è dotata di un rostro con apertura ventrale dotato di dentelli. 
La zecca è un ectoparassita ematofago che infesta soprattutto i mammiferi, il suo ciclo biologico avviene principalmente durante la fissazione dell’ectoparassita alla cute dell’ospite. 
La puntura di una zecca causa una semplice lesione cutanea di modesta entità.  L’importanza patogena dell’evento in sé può derivare dal fatto che, quando viene punta la cute del capo o del collo, possono insorgere fenomeni paralitici di tipo ascendente, che interessano dapprima gli arti inferiori, indi quelli superiori nonché i centri nervosi encefalici con possibile esito letale soprattutto nei bambini.  Possono poi trasmettere agenti patogeni responsabili anche della febbre bottonosa, febbre ricorrente, tifo di San Paolo. 
Il loro habitat si localizza soprattutto nelle zone umide, ai margini dei boschi e nelle zone ricche di sottobosco e vicine ai corsi d’acqua.  Abbondano ad altitudini inferiori ai 1000 metri soprattutto dalla primavera all’autunno.
Quando si frequentano queste zone è consigliabile camminare sempre al centro dei sentieri, non sedersi per terra e vestirsi con indumenti a manica lunga. 
Se si viene punti da una zecca ricordarsi che ciò non significa automaticamente contrarre una malattia, tuttavia è necessario adottare alcuni accorgimenti. 
Bisogna estrarla con una pinzetta afferrandola il più possibile vicino alla cute, quindi estrarla esercitando una leggera torsione.  Estrarre poi il rostro con un ago sterilizzato disinfettando poi adeguatamente la zona. 
E’ consigliabile non assumere antibiotici per non mascherare gli eventuali sintomi di malattie.  E’ sempre consigliabile contattare il medico di famiglia.
Colpo di caloreConsiste in un pericoloso accumulo di calore nel corpo dovuto a particolari condizioni ambientali o fisiche per cui la persona coinvolta non riesce più ad eliminare il calore accumulato in eccesso, con conseguente aumento eccessivo della temperatura corporea. 
Esso è frequente in montagna, in seguito ad alta temperatura, ad abbigliamento inadatto, ad insufficiente apporto d’acqua. 
L’infortunato si sente spossato ma teso, ha mal di testa, vertigini e nausea.  Lamenta crampi agli arti inferiori, si presenta pallido o anche con colorito rosso acceso e poi cianotico.  Pelle inizialmente umida, in seguito secca; il respiro è superficiale e affannoso.  Il polso è piccolo e frequente, il soggetto può andare incontro a shock. 
Mettere l’infortunato in un luogo fresco in posizione semiseduta, se è cosciente dategli da bere acqua fresca con aggiunta di sale da cucina (mezzo cucchiaino in mezzo litro d’acqua o bicarbonato). 
Chiamate il soccorso qualificato.
Colpo di sole
E’ la conseguenza di un aumento della temperatura corporea provocato dall’azione del sole, dal riscaldamento eccessivo della superficie cutanea, imponente sudorazione che può uccidere la persona per disidratazione.  L’azione dei raggi del sole sulla testa eleva la temperatura del cranio oltre i livelli di sopravvivenza delle cellule cerebrali per cui il paziente perde conoscenza. 
L’infortunato può accusare mal di testa, vertigini, può manifestare confusione mentale, allucinazioni, talora cecità.  La temperatura è elevata e si aggira sui 40°C ed oltre.  Colorito rosso acceso e successivamente pallore, sudorazione profusa.  Il polso è piccolo e frequente, può esserci vomito.  Il soggetto può perdere coscienza e può esserci coma e morte. 
Portare il soggetto all’ombra e al fresco, spogliarlo. 
Se è cosciente e rosso in viso metterlo in posizione semiseduta, se è pallido sistemarlo in posizione di sicurezza. 
Avolgetelo in un lenzuolo bagnato e fategli spugnature su tutto il corpo con acqua fredda.  Eventualmente fategli aria (la temperatura deve tornare a 37 38 °C). 
Chiamate il soccorso qualificato. 
¨       Se la temperatura si è abbassata coprite il paziente con un telo asciutto e sistematelo in un ambiente aerato. 
¨       Se la temperatura si alza di nuovo ricominciate come visto in precedenza.
                                                             Lesioni dovute a pratiche sportive
Le più comuni lesioni negli sport sono quelle relative agli apparati del movimento (scheletrico e muscolare) con contusioni, distorsioni, lesioni a tendini, muscoli ed articolazioni fino alle fratture e alle lussazioni.
Strappo muscolare:
Si verifica quando uno o più muscoli sono stati superestesi  o strappati in seguito ad un movimenti improvviso o imprevisto.  E’ caratterizzato da dolore violento e improvviso a livello della lesione con rigidità del muscolo e/o crampi.  Edema nel punto della lesione.  Fate assumere all’infortunato la posizione più comoda, applicate una borsa di ghiaccio o una compressa imbevuta d’acqua fredda se lo strappo si è appena prodotto.  Immobilizzate e sostenete la zona lesa con un bendaggio e sollevate l’arto colpito. 
Predisponete per il ricovero ospedaliero
Distorsione:
Si verifica a livello di un’articolazione quando si ha stiramento o lesione della capsula articolare e dei legamenti.  Provoca dolore e ipersensibilità intorno all’articolazione, acuiti dal movimento.  Edema e successiva comparsa di ecchimosi. 
Sistemate e sostenete la zona lesa in maniera confortevole.  Mettete a nudo l’articolazione e, se la distorsione è recente, applicatevi una borsa di ghiaccio o una compressa imbevuta di acqua fredda.  Effettuiate un bendaggio ad otto della caviglia,
 se non è presente una persona qualificata non togliete la scarpa ma effettuate la bendatura intorno alla scarpa.
 Eventualmente trattatela come una frattura e chiamate il soccorso.
Lussazione:
E’ la perdita permanente, per distacco violento, dei rapporti fra capi articolari.  L’infortunato accusa dolore molto intenso nella zona dell’articolazione.  Il movimento è impossibile, l’articolazione lesa sembra deformata, edema e più tardi, ecchimosi nel punto di lesione. 
Immobilizzare la parte lesa nella posizione più confortevole usando cuscinetti, bendaggi ed eventualmente stecche.  Provvedere al ricovero del paziente. 
Non tentare di risistemare le ossa nella loro posizione normale perché potreste ledere i tessuti circostanti.   Eventualmente trattatela come una frattura.
Frattura:
E’ l’interruzione completa o incompleta della continuità di un osso. 
Le fratture si classificano in due gruppi, chiuse ed esposte, entrambe possono complicarsi. 
La frattura chiusa non lede la superficie cutanea.  Si ha frattura esposta quando l’estremità di un osso rotto è uscita all’estero oppure una ferita raggiunge la frattura.  
Lo scopo fondamentale del soccorritore è d’impedire qualsiasi movimento a livello della lesione.
 
In tutti i casi chiamare il soccorso qualificato.
 
Il paziente non dovrebbe essere spostato se ciò non è assolutamente necessario.  Mettetelo nella posizione più confortevole possibile, immobilizzate la parte lesa ed aspettate l’arrivo del soccorso. 
Se dovete muoverlo fatelo con la maggior cura e delicatezza possibili per evitare ulteriori lesioni e non aumentare il dolore. 
Difficoltà respiratoria, emorragia grave e stato di incoscienza devono essere soccorse prima della frattura. 
Se il trasporto verso l’ambulanza richiede un breve tragitto e in terreno piano, immobilizzate la parte lesa con una sciarpa se si tratta dell’arto superiore o fissandolo all’arto sano se si tratta della gamba. 
Se il trasporto deve avvenire su terreno accidentato utilizzare una stecca di fortuna fissandola con bendaggio supplementare. 
L’immobilizzazione deve impedire ogni movimento senza turbare la circolazione sanguigna e senza provocare dolore.
Se la frattura è esposta apporvi delicatamente una compressa di garza e bendare delicatamente.  Se c’è un’emorragia importante esercitare una compressione a distanza.
Frattura al cranio:
Il paziente presenta segni evidenti di trauma cranico.
 Sangue e/o liquido cefalo – rachidiano acquoso e chiaro che fuoriesce dall’orecchio o dal naso.  L’occhio può essere iniettato di sangue e, in seguito, le palpebre diventare nere, le pupille sono inegualmente dilatate.  Breve o parziale perdita di coscienza. 
Se l’infortunato è cosciente mettetelo in posizione semiseduta con la testa e spalle appoggiate e sorvegliatelo attentamente. 
Notate ogni cambiamento, soprattutto se si addormenta.  Se esce liquido dall’orecchio inclinatelo verso la parte lesa e bendatelo con una leggera medicazione sterile.
Non tappate l’orecchio.
 
Se è incosciente ma respira mettetelo in posizione di sicurezza. 
Controllate la frequenza del respiro, prendete il polso e valutate la facoltà di risposta agli stimoli ogni 10 minuti.  Chiamate con la massima urgenza il soccorso qualificato.
Frattura della colonna vertebrale:
E’ sempre considerata grave e richiede la massima cura nel muovere il ferito perché il midollo spinale può essere leso. 
La frattura può essere causata da un trauma diretto o indiretto.  L’infortunato lamenta un intenso dolore alla schiena e ha la sensazione di essere tagliato in due. 
Non controlla gli arti; chiedetegli di muovere i polsi, le caviglie, le dita delle mani e dei piedi.  Possibile perdita di sensibilità.  Accertatevene toccando dolcemente gli arti e chiedendo se sente qualcosa.  Si possono notare delle irregolarità alla palpazione. 
Impedire all’infortunato di muoversi.
Non muovete assolutamente l’infortunato, ma tenetegli ferma la testa con le mani; fategli tenere i piedi da qualcuno. 
Mettete una coperta o degli indumenti arrotolasti intorno al tronco per sostenerlo.  Copritelo e aspettate l’arrivo del soccorso qualificato. 
La frattura della colonna vertebrale è sempre una situazione gravissima, ma NON urgente per quanto riguarda il sollevamento e il trasporto dell’infortunato.  Meglio aspettare che soccorrere male. 
Ricordate che in questo caso non è il ferito che va all’ospedale, ma è il soccorso qualificato con l’attrezzatura idonea, che viene a prendere il paziente. 
L’infortunato deve essere trasportato in ospedale su una barella a cucchiaio.
Frattura delle vertebre cervicali:
Impedire all’infortunato di muoversi; mantenergli fermo il capo fino all’arrivo del soccorso qualificato.  Se il ricovero non è imminente, allentate gli indumenti al livello del collo e applicate un collare come illustrato in figura. 
Copritelo ed attendete l’ambulanza. 
Se il ferito deve essere spostato comportatevi come se si trattasse di una frattura della colonna vertebrale.  
PREPARAZIONE DEL COLLARE:
ripiegate più volte un giornale per un’altezza di circa 10 cm.  Avvolgetelo in una benda triangolare o inseritelo in una calza.  Mantenendo ferma la testa, mettete il centro del collare sul davanti del collo dell’infortunato, sotto il mento. 
Sistemate il collare intorno al collo e annodatelo sul davanti.  Verificate che non ostacoli la respirazione.
Immobilizzazione del ginocchio:
La lesione del menisco manifesta dolore intenso intorno al ginocchio, in genere sulla faccia interna. 
Il ginocchio leso è spesso piegato e non può essere esteso.  Si forma un edema dovuto alla rapida raccolta di liquido sinoviale nell’articolazione.  
Sostenete la gamba lesa nella posizione più confortevole. 
Non tentate di cambiare la posizione flessa del ginocchio né di estenderlo.
 Proteggete il ginocchio con un’imbottitura assicurandovi che si estenda ben oltre il ginocchio.  Bendate strettamente tanto da sostenere il ginocchio ma da non impedire la circolazione. 
Fate ricoverare in ospedale mantenendo la posizione di attesa.
 
Crampi:

E’ una contrazione improvvisa, involontaria e dolorosa di un muscolo o di un gruppo di muscoli.  Si verifica in caso di scarsa coordinazione muscolare, se il corpo perde molti sali minerali ed acqua a seguito di un’abbondante sudorazione, di vomito persistente e diarrea o ancora durante il sonno.   Si manifesta con dolore nella zona colpita, sensazione di contrazione o di spasmo del muscolo colpito.
Crampo della coscia: distendete il ginocchio e sollevate la gamba dell’infortunato con una mano sotto il suo tallone; con l’altra mano premete sul ginocchio. 

Massaggiate i muscoli colpiti.  Per i muscoli anteriori della coscia piegate il ginocchio.
·        Crampo del polpaccio: distendete il ginocchio dell’infortunato e tirate dolcemente in su, in direzione del suo mento, la punta del piede. 
Massaggiate il polpaccio delicatamente.
·        Crampo dei muscoli del piede: distendete le dita del piede dell’infortunato e aiutatelo a stare sulla punta dei piedi. 
Massaggiate con delicatezza il piede.
Crampo della mano: delicatamente, ma con fermezza, effettuate una trazione verso l’alto delle dita e massaggiate dolcemente la zona colpita.

 Incidenti stradali

Su strade normali:
Fermarsi, giudicare la situazione come indicato nel capitolo sui Provvedimenti Organizzativi.
In caso di grave intralcio della circolazione provvedere a spostare le vetture.
Sulle Autostrade:
Liberare subito le corsie e spostare le vetture ancora mobili sulla corsia d’emergenza, o nel caso contrario in cui le corsie siano tutte impercorribili, provvedere a liberare almeno quella di emergenza.
Valutare la situazione come indicato nel capitolo sui provvedimenti Organizzativi.
Allarmare i soccorsi dalle colonnine SOS
.
Allontanarsi dalla zona dell’incidente appena i soccorsi sono entrati in azione

MANUALE PRIMO SOCCORSO SANITARIO



Manuale per gli incaricati di primo soccorso

Il Manuale fornisce in modo chiaro e sintetico le indicazioni per fronteggiare le emergenze di natura sanitaria.
Indirizzato agli incaricati di Primo Soccorso, il volume costituisce un utile sussidio per il Medico Competente che curi l'organizzazione di corsi di formazione/informazione in materia.



L'edizione 2010 del Manuale è stata aggiornata tenendo conto delle indicazioni dettate dal D. Lgs. 81/08 e dal D. Lgs. 106/09. Il riferimento normativo relativo alle caratteristiche minime delle attrezzature di pronto soccorso, ai requisiti del personale addetto e alla loro formazione è rimasto invariato, essendo tuttora vigente il D.M. 388/2003.

Prodotto: Volume
Edizioni Inail - Febbraio 2010


Disponibilità: sì - Consultabile anche in rete (pdf 3.236 kb)

Datore di lavoro impresa più di 5 dipendenti, compiti diretti servizio primo soccorso

Il DLgs n. 151 del 14 settembre 2015, uno dei quattro decreti attuativi del Jobs Act, in vigore dal 24 settembre, titola Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità.

Nel Titolo I Razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti e revisione del regime delle sanzioni, il Capo I riguarda Inserimento mirato delle persone con disabilità. Nel Capo II, invece, sono indicate le novità introdotte a proposito della “costituzione e gestione del rapporto di lavoro”.

Della razionalizzazione e semplificazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro si occupano gli Artt. 20 e 21 del Capo III. (Leggi: Testo unico coordinato settembre 2015, che riporta anche le modifiche introdotte dai decreti attuativi Jobs Act)

L’art. 20 ha per oggetto la modifica dell’art. 34 del TU 81/08, sullo svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti di primo soccorso nonché di prevenzione incendi.

In conseguenza della modifica (mediante abrogazione del comma 1-bis*) dell’art. 34, per il datore di lavoro non vi sono più i limiti disposti in relazione alle dimensione delle imprese, ovvero fino a cinque lavoratori, in ordine alla possibilità di svolgere direttamente i compiti di primo soccorso, nonché di prevenzione degli incendi e di evacuazione.

Con le modifiche del DLgs 151/2015, quindi, il datore di lavoro ha la possibilità di svolgere direttamente i compiti di primo soccorso, di prevenzione degli incendi e di evacuazione, anche nelle imprese o unità produttive che superano i cinque lavoratori.

Da qui anche la modifica al seguente comma 2-bis, nel quale sostituendo l’abrogato riferimento “comma 1-bis”, con le parole di “primo soccorso nonché di prevenzione incendi ed evacuazione” assume tale aspetto: “il datore di lavoro che svolge direttamente i compiti di primo soccorso nonché di prevenzione incendi e di evacuazione deve frequentare gli specifici corsi formazione previsti agli articoli 45 e 46.”


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